La filiera del vino italiano tira un sospiro di sollievo dopo il voto dello scorso 16 febbraio a Strasburgo, sugli emendamenti relativi al piano anticancro del Parlamento europeo depositati dagli eurodeputati della “maggioranza Ursula” Paolo De Castro (Pd, S&D), Herbert Dorfmann (Svp, Ppe), Pietro Fiocchi (Ecr-Fdl) e Iréne Tolleret (Renaissance, Renew). La posta in gioco era alta: l’Unione europea proponeva di etichettare il vino come alimento ad alto rischio cancerogeno. E questo per il nostro Paese avrebbe significato un danno stimabile in 5 miliardi di euro.
Le ultime decisioni del Parlamento Ue hanno però gettato acqua sul fuoco. Quattro i fronti su cui si è intervenuti: l’introduzione della distinzione tra consumo moderato e abuso di alcol, che attenua di molto l’affermazione secondo cui non esiste in livello sicuro associato alle bevande alcoliche; l’inserimento di un chiaro riferimento al “consumo dannoso” di alcol come obiettivo della strategia di contrasto al cancro; l’accoglimento dell’opportunità di pubblicare messaggi in etichetta legati al consumo responsabile, in alternativa a messaggi allarmistici sul rischio per la salute; la circoscrizione agli eventi sportivi destinati ai minori del divieto di sponsorizzazione di vino.
Il nostro Paese ha così incassato un risultato capace di aprire uno squarcio di sereno in un cielo che si era fatto parecchio cupo. E la misura dello scampato pericolo arriva dalle dichiarazioni di plauso arrivate dalle associazioni di categoria. “Gli emendamenti apportati dal Parlamento europeo – dice il Segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti – rendono più equilibrato un documento, quello sul Cancer plan, che il mondo del vino ritiene fondamentale per arginare la malattia del secolo. Ringraziamo i deputati italiani per l’attenzione prestata, per la capacità di ascolto e di sintesi, nonché per il lavoro di squadra a prescindere dagli schieramenti, dimostrati anche con emendamenti ‘chirurgici’ che di fatto rendono parziale giustizia al buon senso, al mondo del vino e ai suoi consumatori moderati”.
Un punto su cui concorda pienamente anche Micaela Pallini, Presidente di Federvini: “Una nota di plauso particolare va rivolta ai parlamentari italiani, la spina dorsale del gruppo che ha presentato e fatto approvare le modifiche volute fortemente dall’Italia. Voglio sottolineare che senza il ruolo dei parlamentari italiani che si sono spesi nei giorni scorsi affinché prevalesse l’equilibrio, promuovendo gli emendamenti, prima, e sostenendoli con un voto a maggioranza poi, non ci sarebbe stato questo risultato”. Ovvero non avrebbero vinto “la ragionevolezza e il buon senso” conclude Pallini, che sottolinea anche come le istanze accolte abbiano introdotto “miglioramenti tesi a costruire un testo più equilibrato, che faccia la dovuta distinzione fra consumo e abuso di bevande alcoliche”.
Ma il pericolo, purtroppo, non sembra essere completamente alle spalle. Nel testo approvato a Bruxelles – dice la Uiv – rimangono “indicazioni” importanti, che rappresentano un grave pericolo per la crescita commerciale del settore in chiave export. Due i fronti aperti. Il primo è rappresentato dalla revisione della politica di promozione che – osserva Federvini – che potrebbe portare a vedere vini, liquori e distillati di qualità esclusi, anche solo di fatto, dai fondi europei di sostegno alla competitività internazionale dei nostri comparti.
Il secondo riguarda invece la tassazione. Seguendo il programma di lavoro indicato dalla Commissione europea nella sua Comunicazione sul piano europeo di lotta al cancro presentato lo scorso anno, infatti – continua Federvini – l’esecutivo comunitario intende presentare una revisione della legislazione sulla fiscalità dell’alcol, con il rischio di vedere estesa a tutta l’Unione quanto già introdotto in Paesi quali l’Irlanda e prima ancora in Scozia, in materia di prezzo minimo che, da gennaio, ha fatto schizzare i prezzi delle bevande alcoliche, vini inclusi.
Ma non è tutto. “Con gli emendamenti De Castro/Dorfmann si è riusciti a scongiurare il più possibile un attacco al mondo del vino che purtroppo non si esaurisce qui – avverte il vicepresidente di Unione italiana vini e presidente dell’Associazione europea Wine in moderation, Sandro Sartor -. Servirà tenere ancora alta la guardia per affermare il concetto di moderazione che è proprio del vino, a partire dai piani dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – al voto a maggio – che prevedono anche avvisi in etichetta, fino al Nutriscore, che minaccia di essere proposto entro l’anno”.
E dello stesso avviso è anche Pallini: “Ora non va abbassata la guardia – afferma la Presidente di Federvini – e per questo ribadiamo la necessità di istituire celermente un tavolo permanente di confronto sulla situazione internazionale, che coinvolga i Ministeri delle Politiche agricole, degli Affari esteri e della Salute, pronti per seguire con attenzione le proposte legislative che già nei prossimi mesi arriveranno dalla Commissione europea”.
Alla quale lo stesso Ceev, il Comité Européen des Entreprises Vins, rivolge intanto un accorato appello: “Chiediamo alla Commissione – si legge in una nota ufficiale – di mantenere l’attenzione sulla lotta contro il consumo nocivo di alcol ed evitare politiche sproporzionate che danneggino le nostre comunità e i territori del vino, un patrimonio immateriale dell’umanità, l’art-de-vivre europea e una cultura gastronomica, di cui il vino è una componente inestricabile. Non dimentichiamo che un consumo moderato di vino può far parte di una dieta e di uno stile di vita vario, equilibrato e sano”.
Una sollecitazione condivisa e ripresa, a livello nazionale, anche da Federvini. “Non si tratta solo di proteggere un comparto che rappresenta il pilastro del Made in Italy agroalimentare – aggiunge Vittorio Cino, Direttore Generale della Federazione -, ma di contrastare una deriva culturale che rischia di danneggiare non singoli prodotti, bensì un modello culturale e uno stile di vita fatto di socialità, convivialità, tradizione, storia, e improntato a quel modello di dieta mediterranea che il mondo ci invidia e che la scienza richiama sempre come ideale da percorrere per una sana alimentazione. Puntiamo su educazione e responsabilità. Colpiamo duramente ogni forma di abuso, ma evitiamo penalizzazioni e discriminazioni che invece colpiscono tutti indistintamente”.
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