“Saremo i primi in Europa a dotarci di uno standard pubblico sostenibile per il settore vitivinicolo, un motivo di orgoglio che condividiamo con il MIPAAF e tutto il settore. Ora serve accelerare con il disciplinare di produzione, per completare un quadro giuridico che consentirà alle imprese di applicare il nuovo modello già a partire dalla prossima vendemmia”.
Il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona, non nasconde il suo apprezzamento per l’approvazione da parte del Ministero delle Politiche agricole del decreto Sostenibilità. Un passaggio fondamentale per il settore, come confermato anche dal segretario generale Uiv, Paolo Castelletti, secondo cui la decisione del Dicastero guidato da Stefano Patuanelli rappresenta “la chiusura del cerchio di uno strumento normativo e di mercato che sarà in grado di rispondere positivamente a sfide e obiettivi della nuova Politica agricola comune e della strategia Farm to fork”.
Quando il provvedimento sarà a regime – si legge in una nota di Uiv -, il vino italiano disporrà dunque di uno standard pubblico unico nel suo genere, attraverso un disciplinare basato sul sistema nazionale di produzione integrata declinato in tutte le Regioni italiane. Per tutti i produttori, poi, ci saranno regole univoche in materia di impiego di agrofarmaci e di buone prassi in vigna e in cantina. Senza contare che a questo nuovo standard potranno accedere senza costi e per un periodo transitorio di 2 anni tutte le imprese che già oggi vantano certificazioni ambientali. Infine, una volta raggiunta la certificazione, sarà messo a disposizione delle aziende un logo unico e pubblico, ben riconoscibile dai consumatori.
Le potenzialità del mercato
Il provvedimento intende rappresentare un contributo all’espansione di un settore che costituisce una voce molto interessante del mercato vitivinicolo: stando infatti a una recente indagine su un campione di 17 mila intervistati in 17 Paesi realizzata da Wine Intelligence – il cui aggiornamento sarà presentato in occasione dell’Assemblea generale Uiv in agenda il 6 luglio prossimo -, i vini prodotti in modo sostenibile si collocano al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita. E ancora, si posizionano dietro ai soli biologici e dimostrano di essersi guadagnati nella mente dei consumatori molta più considerazione rispetto, per esempio, ai vini senza conservanti, a quelli senza solfiti, solo agli orange, ai prodotti a basso tenore alcolico, ai biodinamici o ai vegani.
Indicazioni incoraggianti quindi per pensare a ulteriori crescite, che potrebbero interessare in particolare un pregiato trio di Paesi, caratterizzati da una spiccata sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili: parliamo di Stati Uniti, Germania e Regno Unito, mercati che rappresentano anche la top 3 della domanda di vino italiano. Ma anche i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia – osserva sempre la ricerca – mostrano interesse verso le etichette green.
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