Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova, è intervenuta in queste ore attraverso un post su Facebook per dire la sua sulla ricerca dell’Istituto tumori di Milano, dell’università Statale e dell’Università di Siena, secondo la quale il Covid sarebbe stato riscontrato già a settembre dello scorso anno nei campioni di diversi asintomatici. A detta dell’esperta però, non vi sarebbe “alcuna prova che il virus fosse presente in Italia già a settembre 2019”. Una visione del tutto opposta, dunque, a quella emersa dalla ricerca di cui si sta parlando con insistenza in questi ultimi giorni, tra scetticismo e stupore. “Lo studio di cui hanno tanto (e a torto) scritto e parlato i giornalisti non dimostra che il Sars-Cov-2 fosse in Italia prima del 2020. Non lo fa per diverse ragioni (di metodo scientifico)”, ha chiarito l’immunologa. Quindi Antonella Viola ha elencato i diversi motivi per i quali non è possibile dire con certezza che il virus fosse presente già a settembre nel nostro Paese.



VIRUS IN ITALIA A SETTEMBRE 2019? VIOLA SCETTICA

In primo luogo, ha chiarito l’immunologa dell’Università di Padova, “Il test usato per individuare gli anticorpi nei pazienti è fatto in casa e non validato. Più test validati si dovrebbero usare”. La seconda ragione con la percentuale di persone con anticorpi in grado di riconoscere SARS-COV-2, “compatibile con la cross-reattività verso altri coronavirus già ampiamente riportata in letteratura”. In terzo luogo, “Il test di neutralizzazione per verificare che gli anticorpi sono davvero in grado di legare e bloccare SARS-COV-2 non ha funzionato”. Infine, ha aggiunto l’esperta nel suo post Facebook, “Manca il controllo negativo: cioè pazienti del 2017-2018 che certamente non possono essere stati infettati”. Per tutta una serie di ragioni, dunque, non si può dire con certezza che il Covid fosse già in Italia da oltre un anno. “Molto rumore per nulla”, ha chiosato l’immunologa Viola, mostrando scetticismo rispetto allo studio.

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