L’ABBANDONO, LA MADRE E IL TRAUMA CHE LO HA “SALVATO”: LUCIANO VIOLANTE SI CONFESSA

Un inedito Luciano Violante si racconta nell’ultima fatica letteraria a breve presentato al Salone di Torino: “Ma io ti ho sempre salvato” il titolo del volume oggi anticipato ai giornali, con in particolare una lunga intervista a “La Stampa” per spiegare meglio il perché di un trauma così profondo eppure così fondamentale per la sua lunga vita da magistrato e politico. Parlando della madre, «Mi ha dato la vita, mi ha salvato e, anche se il suo abbandono è stato un trauma, dopo è tornata a cercarmi e siamo riusciti a riannodarci», così l’ex Presidente della Camera spiega il suo particolare rapporto con la donna andata via di casa quando Luciano aveva ancora 11 anni (a causa di forti dissidi e litigi con il padre, ndr).



Un trauma durato anni finché il ritorno avvenne dopo l’elezione alla Camera per una lenta ma importante pacificazione: «Ho più di ottant’anni: è arrivato il momento di dirle che le sono grato, che ho capito, e di restituirle qualcosa». La storia di Violante è particolarissima già agli albori, con il parto in Etiopia a Dire Daua il 25 settembre 1941, in un campo di lavoro senza praticamente acqua: ad aiutarlo a crescere oltre la madre anche le altre donne del lager: famiglie disgregate all’epoca ma sole anche oggi, come ricorda Violante «sono isolate perché sono sole. È venuta meno la comunità e le istituzioni che prima avevano una vocazione comunitaria, la chiesa e i partiti, l’hanno persa». Nel suo libro racconta anche la solitudine provata oggi dopo la morte della moglie: «per tutta la vita ho creduto di amare la solitudine, quando è morta mia moglie mi sono resto conto che non ero mai stato solo perché c’era lei».



I TEST (GIUSTI) DEI MAGISTRATI E IL FALLIMENTO DELLE TROPPE LEGGI: COSA HA DETTO VIOLANTE A “LA STAMPA”

Ricordando il grande insegnamento di Machiavelli, che spiegava come nella società moderna non bastano le sole leggi ma servono anche i buoni costumi, Luciano Violante si concentra nel suo dialogo a “La Stampa” sulle urgenze della politica e della giustizia nel 2024. «Ogni legge segna il fallimento dell’etica», attacca l’ex Presidente della Camera dei Deputati, aggiungendo come l’uomo non riesca a tenere un comportamento positivo e allora si ritiene che la legge debba imporlo con la coercizione.



«Ci sono leggi che servono a creare un ordine e leggi che si basano su divieti e sanzioni che sono il fallimento di etica e pedagogia», rileva un Violante molto improntato ad esaltare l’educazione piuttosto che l’abuso di leggi. Per il politico ed ex magistrato, serve puntare decisamente sulla pedagogia piuttosto che sulla legge: «la legge è sbrigativa, assolve, mentre la pedagogia è una fatica molto diversa». Non solo, la pedagogia appartiene ad un tipo preciso di intellettuale che è centrale anche nella società di oggi, l’insegnante: «avremo rispetto per la vita quando impareremo a rispettare gli insegnanti». Occorre secondo Violante costruire il capitale umano e per farlo serve però costruire una scuola buona: «la trasmissione da una generazione all’altra non è più la famiglia ma la scuola».

Capitolo finale dedicato alla sua “antica” professione, ovvero la magistratura, nelle settimane dove la riforma della Giustizia del Ministro Nordio ha fatto saltare sul piede di guerra l’Anm e parte dei giudici: secondo Violante uno strumento come il test psicologico-attitudinale prima di entrare in magistratura, così come la separazione delle carriere «mira a ristabilire un equilibrio di potere con la politica, perché la magistratura ha preso troppo potere, cosa vera, e anche anomala». La proposta dell’ex magistrato è semplice: fare un concorso più semplificato e poi «valutiamo il candidato dopo due anni di esercizio della professione, perché le complessità davanti alle quali si può trovare un magistrato sono imprevedibili e la valutazione giudiziaria è complicatissima».