Da Palamara ad Amara, da Ardita a Davigo: la crisi della giustizia negli ultimi 2 anni ha significato soprattutto caos nel Consiglio Superiore della Magistratura, ma non si può dimenticare come le problematiche siano già piuttosto ingenti sui processi civili, penali e sulle nomine delle Procure. Per tutto questo ingombrante “nodo”, negli scorsi giorni l’ex Presidente della Camera Luciano Violante ha lanciato la proposta di un’Alta Corte che possa normare i ricorsi sul Csm e in generali i rapporti tra Tar, Consiglio di Stato e l’organo direttivo della magistratura.
«Serve un organismo eletto dal Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Cassazione e Parlamento. Come per la Corte Costituzionale, con i requisiti richiesti per i giudici costituzionali. Che giudichi in grado di Appello sulle decisioni disciplinari e in primo grado e in grado di appello sulle decisioni amministrative. In primo grado in composizione semplice e in appello in composizione plenaria», così Violante al “Riformista” introduce il tema della crisi della giustizia in Italia. Per il giurista, il problema interno al Csm è di ingenti proporzioni: «Le difficoltà del Csm vanno affrontate con efficacia. Dagli anni Settanta la politica cede alla magistratura quote rilevanti della propria sovranità; il diritto è sempre meno legislativo e sempre più giurisprudenziale».
LA RIFORMA DELLA MAGISTRATURA (E NON SOLO)
Ma è sul “Sistema Palamara” e sulla presunta Loggia Ungheria che si consuma in queste settimane la lunga coda della crisi giudiziaria italiana: per Violante «Mentre nel passato gli attacchi alla magistratura venivano dall’esterno della magistratura, oggi vengono dall’interno. Sono gli stessi magistrati che pongono in discussione la tenuta morale della istituzione. Non saprei dire qui chi ha ragione e chi ha torto, ma la questione è diventata patologica. La Costituzione dice che chi esercita funzioni pubbliche deve farlo con disciplina e onore. In molte vicende non c’è stata né disciplina né onore». “Risolvere” il problema non sembra facile e Violante ammette «Siamo di fronte alla necessità di una seria presa di consapevolezza. Le questioni morali si risolvono con svolte morali».
Ma l’ex Presidente della Camera lancia idee non solo sul fronte giustizia, come si evince dalla proposta sostenuta sul progetto di monocameralismo in Parlamento: «un Parlamento costituito da una sola Camera. Poi c’è l’ipotesi di intensificare i lavori del Parlamento in seduta comune. Altri sostengono che l’indirizzo politico, fiducia e voto finale sulle leggi, sia attribuito alla sola Camera dei Deputati. Si scelga, ma senza riforme alla prossima legislatura saremo paralizzati, mentre si deve andare avanti sul Recovery. Senza riforme è prevedibile un profluvio di decreti legge e voti di fiducia, oppure avremo la paralisi». Stroncatura finale lanciata al sistema “giustizialista” intentato dal Movimento 5 Stelle nelle sue esperienze di Governo: «quel ciclo è finito perché era una deriva talmente assurda che non poteva durare. Ma anche perché gli stessi parlamentari e Ministri del M5S hanno cominciato a registrare su loro stessi gli effetti di questa forma di ossessione punitiva. E le ossessioni punitive – come tutte le ossessioni – devono prima o poi essere curate. In questo caso dalla realtà».