«Nella storia scritta dai vincitori, e nelle convenienze che segnarono la guerra fredda, e che comportavano un atteggiamento di particolare condiscendenza per Tito, le foibe dovevano scomparire dalla memoria nazionale»: parlava così nel 1996 l’allora Presidente della Camera Luciano Violante. Oggi, nel pieno del dibattito riemerso sulle foibe proprio in questi giorni, l’ex leader di centrosinistra torna su quei drammatici fatti e lancia una nuova “lezione” alla politica della sua stessa parte politica.
Il “caso” Montanari ha portato nuovamente alla luce – qualora ce ne fosse bisogno – il livello di scontro ma risolto tra destra e sinistra sui fatti e la memoria storica dei bui anni a metà Novecento: l’attacco del rettore dell’Università per gli Stranieri di Siena contro “il Giorno del Ricordo” ha visto una dialettica tutt’altro che a registri minimi tra politica, mondo della cultura e opinione pubblica. Nell’intervista a “Libero” Violante ricorda semplicemente di essere stato uno tra i primi a sinistra, ben 23 anni fa, a ricucire lo strappo della memoria perduta sul dramma delle foibe: «Montanari? Non intendo replicare, sarebbe utile che tutti studiassero l’intera vicenda del confine orientale nella quale si colloca la tragedia delle foibe per evitare equivoci e superare pregiudizi».
LA STOCCATA DI VIOLANTE: “SINISTRA SENZA UNA RIFLESSIONE ONESTA”
Seppure Violante riconosca l’impossibilità di “comparare” la tragedia della Shoah con quella delle foibe, parlare di “falsificazione storica” per il “Giorno del Ricordo” è alquanto indisponente. «In democrazia ognuno è libero di avere le proprie memorie ma tutti sono tenuti a rispettare le memorie degli altri. È una questione di civiltà. E pertanto non mi sembra civile rifiutarsi di ricordare quella strage», sottolinea l’ex Presidente della Camera riferendosi alla polemica sollevata da Tomaso Montanari. Discutendo sui motivi che portano riflessioni come quella del rettore, Violante rivendica la necessità di recuperare l’autentica storia dell’Italia nella sua interessa e senza pregiudizi di parte: «la storia è stata fortemente condizionata dalla divisione tra comunismo e anticomunismo. E questo ha impedito di leggere in modo onesto il Novecento». In maniera ancora più provocatoria, l’ex Ds ricorda come sulla tragedia delle foibe si è interessata a lungo solo la destra «perché a sinistra nessuno ha fatto una riflessione onesta» in merito.