Una giovane donna ha denunciato di aver subito violenze sessuali durante riti satanici che sarebbero avvenuti quando era affidata a una coppia di coniugi in Lombardia, indicando quali responsabili il patrigno e alcuni soggetti che avrebbero partecipato agli stupri. Lei sarebbe rimasta incinta del padre affidatario, e il caso ha segnato le cronache con un carico di pesantissime ombre su cui interverrano gli accertamenti degli inquirenti. La presunta vittima ha affidato un racconto sconvolgente ai microfoni di Luca Fazzo, in una intervista rilasciata per Il Giornale in cui emerge una testimonianza choc di quanto avrebbe vissuto.



Le sue richieste d’aiuto sarebbero cadute nel vuoto e l’avrebbero fatta ripiombare nell’incubo anche quando, dopo aver trovato il coraggio di denunciare, avrebbe lasciato la Regione per trasferirsi altrove. I presunti aguzzini l’avrebbero trovata e la spirale di violenze sarebbe proseguita per diverso tempo. Fino a che il fascicolo d’indagine sarebbe tornato a Milano per riprendere vigore con nuovi elementi capaci di imprimere una potenziale svolta: i genitori affidatari ora sarebbero indagati e nelle maglie della vicenda si innesterebbero dettagli raccapriccianti. La giovane avrebbe provato più volte a farsi ascoltare con le sue denunce sui presunti stupri subiti da parte di “uomini incappucciati” durante riti satanici, ma sarebbe rimasta inascoltata. Oggi nella sua intervista spiega il sentimento di impotenza provato allora, quando nessuno avrebbe prestato attenzione alla sua situazione e quando, incredibilmente, sarebbe finita lei stessa dall’altra parte: accusata di essersi inventata tutto, sospettata di calunniare chi l’aveva accolta.



Denuncia stupri durante riti satanici da parte di patrigno e presunti complici: l’odissea di una giovane

Il caso della giovane è balzato in testa alle cronache qualche tempo fa, con la notizia dell’apertura di un fascicolo di indagine a carico dei genitori affidatari con cui era andata a vivere all’età di 17 anni. Una prima svolta dopo anni di violenze, seguita poi dalla disposizione dell’obbligo di dimora e del divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico per la coppia di coniugi che sarebbe stata accusata di averla ridotta in schiavitù. Il padre affidatario, secondo il suo racconto, avrebbe abusato di lei ripetutamente nel contesto di riti satanici condotti con presunti complici, e sarebbe rimasta incinta.



Fatti che risalirebbero a una decina di anni fa e che poi, con le misure cautelari firmate dal gip di Milano, sono finiti al vaglio degli inquirenti del capoluogo lombardo ma con una novità che ora la terrorizza: il Tribunale del Riesame avrebbe recentemente annullato il divieto di avvicinamento emesso a carico della coppia, e la paura della giovane è che altre vittime, oltre quelle che finora con lei sarebbero precipitate in quell’incubo, potrebbero vivere il suo dramma. Inizialmente il suo racconto non sarebbe stato ritenuto credibile, ma gli accertamenti più recenti avrebbero portato a un cambio di rotta sulla vicenda che ora rischierebbe nuovamente di arenarsi. La ragazza avrebbe avuto un figlio dopo essere stata violentata dal patrigno e, come ha spiegato ai microfoni del quotidiano Il Giornale nella sua recente intervista, il Tribunale per i minorenni avrebbe persino concesso all’uomo di riconoscerlo: “Avevo cercato in tutti i modi di oppormi. Rifiutavo il test del Dna. Lui mi diceva: lo prenderemo e faremo a lui quel che facciamo a te. Ero annichilita. Quando capii che non lo avrebbero mai fermato mi resi conto di essere persa, impotente“. Secondo la giovane, qualcuno avrebbe “protetto” i genitori affidatari e i presunti complici all’epoca e continurebbe a farlo adesso, così da consentire loro di avere altri figli in affidamento nel corso di ben 25 anni. La sua sensazione, riportata nell’intervista rilasciata al quotidiano, ricalcano una pesantissima ombra: dover lottare per la verità contro un muro di poteri forti e “intoccabili” difficile da abbattere.