Una disabile è stata violentata durante il lockdown ed è rimasta incinta. La procura di Enna, come riferisce l’Huffington Post nonché numerosi altri quotidiani, ha deciso di aprire un’inchiesta al momento contro ignoti, con l’accusa di violenza sessuale. La vittima, una giovane donna con gravi problemi mentali che si trovava ospite presso un centro specializzato della provincia, leggasi “L’Oasi Troina”. In base alle indiscrezioni emerse, pare che lo stupro sia avvenuto durante lo scorso mese di aprile, quando la stessa vittima della violenza era risultata essere positiva al coronavirus, e nel contempo la struttura era diventata zona-rossa a causa dei nuovi casi di covid scoppiati. Sulla vicenda sta indagando la squadra mobile della questura locale, che sta ascoltando ormai da giorni i medici dello stesso centro specializzato, nonché gli infermieri, il personale della struttura, e tutte le persone che sono entrate in contatto con la giovane donna in questi mesi.
VIOLENTATA DURANTE LOCKDOWN, ORA E’ INCINTA: BOOM DI VIOLENZE DURANTE LOCKDOWN
Non è da escludere che possa essere stata vittima di un “esterno”, magari di un parente venuto a trovare un’altra persona ricoverata (ipotesi comunque complessa visto che durante il lockdown erano vietate le visite), e a riguardo sarà importante visionare gli eventuali filmati delle telecamere di sicurezza presenti all’interno della struttura nonché all’esterno. In attesa di novità da questa vicenda raccapricciante, il caso della disabile rimasta incinta è purtroppo l’ultimo di una lunga serie di violenze nei confronti delle donne avvenute nel corso del lockdown. I numeri riportati dall’Istat parlano di un aumento del 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, a conferma di quanto le violenze fra le mura di casa siano ormai una prassi troppo in uso. Nel dettaglio, ben il 94.4% dei casi segnalati, sono infatti avvenuti nell’abitazione della donna vittima. Inoltre, sempre l’Istat ha fatto sapere di recente che il 74.6% di violenze sono perpetrate da anni e di queste nel 72.8% dei casi non vengono denunciate.