Violenza a Santa Maria Capua Vetere: 105 imputati rinviati a giudizio

I 105 imputati per la violenza e le torture ai danni dei detenuti nel carcere Santa Maria Capua Vetere sono stati rinviati a giudizio. In totale sono 108, con un prosciolto e 2 che hanno scelto il rito abbreviato. Tra loro figurano poliziotti penitenziari, funzionari del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria a funzionari dell’ASL locale, tutti accusati a vario titolo per le violenze subite ad aprile 2020 dai detenuti nel carcere. La decisione è stata presa dal Giudice per l’udienza preliminare, Pasquale D’Angelo, e il dibattimento che porterà all’accusa o al proscioglimento degli imputati si terrà il 7 novembre al cospetto della Corte d’Assise.



Solamente uno degli imputati è stato prosciolto in seguito alla dimostrazione della sua assenza nel carcere il giorno in cui si sono svolte le violenze nel carcere Santa Maria Capua Vetere. Altre due imputati, invece, hanno chiesto il rito abbreviato e la loro udienza si terrà, anticipatamente, il 25 ottobre. I reati per i quali i 107 imputati verranno giudicati vanno dalla tortura, alle lesioni, passando anche per la violenza privata e per l’abuso di autorità. 12 di questi verranno anche giudicati per l’omicidio colposo di un detenuto.



Violenza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: cosa è successo

I fatti che hanno portato al processo si sono svolti tra aprile e maggio 2020, nel carcere Santa Maria Capua Vetere, nell’omonimo Comune in provincia di Caserta. Erano giorni difficili, nei quali la tensione era alle stelle nella maggior parte delle carceri italiane a causa dell’esplosione della pandemia che ha portato il governo ad applicare le restrizioni anche all’interno delle strutture detentive.

Il carcere Santa Maria Capua Vetere era già da tempo soggetto a problemi strutturali e logistici che creavano un generale malcontento nei detenuti. Sarebbe, dunque, scoppiata una rivolta dei carcerati, sedata con durissime repressioni da parte degli agenti penitenziari. Furono chiesti rinforzi e da lì la situazione sarebbe presto degenerata, portando anche alla morte dell’algerino Lakimi Hamine, morto in seguito alle violenze subite. Attraverso la visione dei video di sicurezza si sono ricostruite le violenze, portando gli inquirenti ad eseguire materialmente 52 misure cautelari il 28 giugno 2021. Secondo il fascicolo dell’inchiesta, la giornata in cui si è concertata la maggior parte delle violenze è stata il 6 aprile 2020, mentre ancora 100 agenti implicati nelle violenze non sarebbero stati identificati.