Il Parlamento europeo si uniforma alla Cedaw, la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu il 18 dicembre 1979, tra i principali strumenti normativi per la promozione dei diritti delle donne. In Europa la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica fu approvata dal Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 a Istanbul. La nuova legislazione Ue includerà un elenco più lungo di circostanze aggravanti per i reati che comportano pene più severe, come i crimini contro difensori dei diritti umani. Le nuove aggravanti riguardano anche l’intenzione di punire le vittime per il loro genere, l’orientamento sessuale, il colore della pelle, la religione, l’origine sociale o le convinzioni politiche.
Per fare dell’Europa il primo continente al mondo a porre fine alla violenza contro le donne, è un atto legislativo di ampia portata che preverrà la violenza contro le donne, proteggerà le vittime e perseguirà i responsabili, garantendo un approccio olistico per affrontare questi crimini efferati. Non ci può essere uguaglianza senza l’eliminazione della violenza contro le donne.
Dopo un percorso faticoso, dal 1992 la violenza di genere è stata definita come “una forma di discriminazione che inibisce gravemente la capacità delle donne di godere dei diritti e delle libertà su una base di parità con gli uomini”. La violenza di genere si concretizza in “azioni che procurano sofferenze o danni fisici, mentali o sessuali, la minaccia di tali azioni, la coercizione e la privazione della libertà”. La responsabilità dello Stato sussiste non solo rispetto ad atti di violenza perpetrati da parte o in nome dei Governi, ma anche qualora lo Stato “non agisca con la dovuta diligenza per impedire violazioni dei diritti o indagare su atti di violenza e punirli” da parte di qualsivoglia persona, organizzazione o impresa, anche nella sfera privata.
La Cedaw ha preso in considerazione le forme che la violenza di genere può assumere in diversi ambiti e le misure concrete che gli Stati sono incoraggiati a intraprendere per contrastare questo fenomeno. Indicazioni molto specifiche rispetto la conduzione di indagini, la raccolta di dati statistici, la promozione di programmi di formazione adeguati per i membri dell’apparato giudiziario e di polizia, campagne di sensibilizzazione, l’istituzione di procedure di reclamo adeguate ed efficienti, programmi di riabilitazione per gli autori di violenza, informazione ed educazione, la rimozione dei delitti d’onore dai codici nazionali e servizi di supporto alle famiglie delle vittime di violenza.
Le nuove norme Ue, che rappresentano una forte innovazione, entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Gli Stati membri hanno tre anni per recepire le nuove norme. Hanno votato a favore i partiti al Governo in Italia e contro il Pd e i 5 stelle motivando che nella Direttiva manca il riferimento al reato di stupro e molestie sessuali nel mondo del lavoro. Questa direttiva è un passo importante che consente alle donne di uscire dalla paura e prescrive norme severe contro le violenze, un’adeguata assistenza sanitaria e psicologica alle vittime. Ricordo che il percorso antidiscriminatorio è sicuramente faticoso sia in Ue che in Italia, infatti il nostro Paese è stato più volte redarguito e addirittura sanzionato dalComitato Cedaw in occasione di varie sentenze di stupro operate in danno delle vittime da parte di alcuni magistrati.
Cedaw sull’ottavo rapporto periodico dell’Italia, pubblicato il 19 febbraio 2024, raccomanda all’Italia di rafforzare in modo sistemico, in prospettiva di lungo termine la dimensione di genere nell’attuazione della Convenzione per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne – ratificata dall’Italia nel 1985 – e adottare misure per affrontare efficacemente le disparità. “Aumentare strutture e servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili in modo significativo, adottare programmi per sostenere le donne per rientrare nella forza lavoro dopo lunghe interruzioni di carriera… persistenti discriminazioni e mancata affermazione dei diritti delle donne in Italia, radice della violenza ed esacerba tutte le forme di violenza (fisica, psicologica, sessuale, economica e domestica) che infatti il Comitato chiede di definire in linea con la Raccomandazione generale n. 35 sulla violenza di genere contro le donne e rispetto all’ esistente sistema di contrasto alla violenza il Comitato osserva gravi deficit strutturali”. Dunque ognuno faccia la sua parte.
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