Il 66% delle ragazze in Italia ha paura di rientrare a casa da sola, la sera. A mettere in evidenza i numeri – che mostrano una drammatica realtà – è un’indagine realizzata da Eumetra, per conto di Telefono Donna Italia, sulla violenza di genere: la percentuale di donne che ha paura di rientrare nella propria abitazione sola, di notte, è la stessa che “mette in atto accorgimenti” per sentirsi meno in pericolo, come ad esempio chiamare un’amica o fingere una telefonata. Tra gli accorgimenti, il 62% evita “di prendere i mezzi pubblici oltre una certa ora” o sceglie “un abbigliamento discreto“, come accade nel 61%.
I dati sulla violenza di genere, particolarmente sconfortati, sono stati presentati presso il centro congressi Fondazione Cariplo a Milano e mostrano una realtà difficile con ancora tanto, troppo lavoro da fare, in termini di educazione e di sicurezza. Anche il quadro legato alla parità di genere non è affatto confortante: questa è molto lontana sia sul luogo di lavoro, sia nell’educazione dei figli che nella gestione della casa. Questa è considerata ancora lontana rispettivamente dal 69%, dal 55% e dal 52% delle donne intervistate nel campione posto da 800 giovani tra i 16 e i 25 anni.
Violenza di genere, i social amplificano
Quattro donne su dieci intervistate da Eumetra ritengono che i social network, in particolare Facebook, Instagram e TikTok, influenzino negativamente l’immagine della donna. I social, infatti, favorirebbero messaggi e commenti offensivi nei loro confronti e in effetti il 42% dei ragazzi coinvolti nelle indagini ha dichiarato di non sapere cosa sia “l’educazione all’affettività”. Renato Mannheimer, il sociologo membro dell’Advisory Board di Eumetra, commentando i risultati del sondaggio ha affermato: “Credo che la nostra ricerca offra un quadro per certi versi allarmante sui giovani e il tema della violenza” di genere.
Stefania Bartoccetti, fondatrice di Telefono Donna Italia, vede invece positivamente quanto emerso dalle indagini, come spiega il Corriere della Sera. “I dati confortano almeno per il fatto che mostrano che i giovani conoscono il problema delle forme del maltrattamento e hanno imparato anche le contromisure” ha dichiarato.