Maria Malucelli, docente di psicologia alla clinica Fatebenfratelli di Roma, è stata ospite stamane del programma di Rai Uno, Uno Mattina. Si parla di dispositivi di autodifesa e di episodi di violenza, e a riguardo l’esperta ha spiegato: “Per contrastare violenza non dobbiamo diventare violenti, dobbiamo rispondere con gentilezza, prudenza, dialogo e comunicazione continua con gli altri. La paura è un istinto naturale che ci ha preservato dalle bestie feroci, non va leggere pericolosa qualsiasi situazione, dobbiamo stare sulla fiducia, proteggerci e i giovani fra 16 e 18 anni che si muovono in situazioni notturne dobbiamo essere molto ma molto prudenti”.
In studio una poliziotta esperta in materia precisa che: “Tutti gli strumenti atti ad offendere sono illegali. Lo spray al peperoncino può essere utilizzato solo a scopo difensivo ed entro la normativa. Possiamo neutralizzare l’aggressività, scappando e andando via”. E ancora: “Gli operatori di polizia, impiegati nel pronto intervento, hanno la disponibilità di strumenti molto utili per la gestione di interventi su soggetti non collaborativi violenti, sono strumenti che neutralizzano l’aggressività e si mette in sicurezza il soggetto che sta attuando comportamenti violenti”.
PROF MALUCELLI: “PRIMA C’E’ IL DIALOGO POI…”
Di nuovo la prof Malucelli: “Prima c’è il dialogo, si cerca di controllare una situazione, poi il comportamento della persona che deve intervenire, la polizia, che si allontana e manda un segnale di pace e non di guerra, un segnale di comunicazione: se ti allontani pure tu abbiamo risolto, non c’è più pericolo per nessuno. L’altra situazione importante è quella dei ragazzi dai 16 anni in poi. Io parlo per le ragazze di quella età: hanno già una personalità molto sviluppata, di solito si raggiunge nei 14-15 anni. Se una ragazza si sente più sicura per andare ad una festa con lo spray al peperoncino non è negativo, se vissuto come uno strumento prudenziale dove io non attacco nessuno, ma se io vengo un po’ perseguitata ti da la possibilità di scappare. Il taser – ha concluso – procura nel violento la voglia di scappare”.