Il video di una donna picchiata da un uomo – con ogni probabilità il marito – mentre è intenta a suonare il flauto sul balcone, durante un flash mob legato al coronavirus, ha ottenuto milioni di visualizzazioni in tutta Italia. Proprio quel video, però, rappresenta la condizione che tantissime donne hanno dovuto sopportare sulla propria pelle durante il lockdown. Alla pandemia sanitaria, infatti, si è aggiunta in questi mesi una pandemia più silenziosa ma non meno grave: quella della violenza sulle donne. Con la quarantena forzata, secondo i dati dell’ONU, i casi di violenza sulle donne in tutto il mondo si sono triplicati, ad ulteriore conferma del fatto che non sempre le quattro mura domestiche rappresentano un luogo sicuro: per molte persone, infatti, sono la prigione dove i peggiori incubi si traducono in realtà. Del fenomeno ha parlato Veronica Ruggeri, inviata de Le Iene Show, in un servizio che sarà trasmesso questa sera su Italia Uno a partire dalle ore 21:10.
VIOLENZA SULLE DONNE DURANTE QUARANTENA: ONU, “CASI TRIPLICATI”
Il programma Mediaset ha sentito sulla questione la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, che ha dichiarato: “Ci sono state quasi duemila richieste in più di aiuto rispetto al mese di aprile, era un dato prevedibile, sapevamo che per tante, troppe, donne la casa è il luogo della violenza subita, taciuta, a volte anche non riconosciuta. Il governo ha erogato trenta milioni di euro da destinare ai centri antiviolenza, questi soldi vengono affidati alle Regioni che autonomamente decidono di ripartirli tra i vari centri, creando dei rallentamenti. Il nostro Paese deve essere semplificato nelle procedure”. La ministra Bonetti ha parlato anche del “caso Lombardia”, ovvero la richiesta della Regione dei codici fiscali delle donne che chiedono aiuto ai centri antiviolenza: “Credo che la situazione si potrebbe risolvere anche in conformità a questi principi internazionali, garantendo effettivamente un processo di anonimato, e su questo stiamo lavorando”. Bonetti ha chiosato: “Io credo che l’Italia stia facendo di tutto, se sta facendo abbastanza? No, nel senso che non si fa mai abbastanza contro la violenza perché anche ci fosse una sola vittima di violenza, a quella vittima noi dobbiamo ulteriore impegno”.