Una ragazza di 19 anni di etnia rom, che vive stabilmente a Roma, ha denunciato di aver subito violenza sessuale da parte del padre, iniziati quando aveva appena 10 anni e viveva in un campo rom della Capitale. Nessun sostegno, però, dalla famiglia: in Aula, la madre, la nonna e un’amica hanno dichiarato di non crederle. La madre ha raccontato davanti al giudice come è venuta a sapere della denuncia: “Era dicembre 2020 ed eravamo a casa, ero tornata dal lavoro, non mi ricordo se l’avessi presa da scuola e lei mi ha detto che mi doveva dire una cosa, in sostanza che il padre l’aveva palpeggiata. Ma quando lo raccontava era tranquilla”, ha spiegato.



La donna ha sostenuto che il marito avesse negato tutto al momento delle accuse. Dopo una contestazione del pm, la madre della 19enne ha ricordato che l’uomo aveva ammesso di “averle tastato qualche volta il seno per gioco”. Come spiega il Messaggero, la donna ritiene che la versione della figlia non fosse credibile perché la ragazza non era mai rimasta sola con l’uomo nel giorno in cui ha rivelato di aver subito violenza. Stessa versione è arrivata dalla nonna: “Non è mai rimasta sola con lui perché in casa c’ero sempre io, lavoravo solo quattro ore la mattina”. Stesse parole dell’amica: “Mi ha raccontato di questa vicenda. Una sera che ho dormito a casa sua avevo sentito il ragazzo dire “se vedo tuo padre lo ammazzo”. Così avevo chiesto spiegazioni e la mattina dopo mi ha detto che il padre aveva abusato di lei dagli 8 ai 12 anni. Io all’inizio le ho creduto ma poi, poiché conoscevo bene il padre, ci ho ripensato”.



Violenze nel campo rom: figlia costretta e vedere video porno e poi abusata

La denuncia della 19enne di etnia rom è arrivata nel 2021 al Nucleo operativo della Squadra mobile. Prima dell’interrogatorio della vittima, i familiari avevano provato a convincere la figlia a ritrattare: “Devi dire che papà ti faceva solo il solletico, o lo manderanno in galera e sarà solo colpa tua”. Le violenze sarebbero cominciate nel 2012, quando la famiglia viveva nel campo rom della Monachina, sull’Aurelia. Quando il nucleo, composto da genitori, nonna e due figlie, si è trasferito in un appartamento in zona Casalotti, le violenze sarebbero continuate.



L’uomo è accusato di violenza sessuale aggravata perché commessa nei confronti della figlia minore di 10 anni ma anche di corruzione di minore poiché l’avrebbe costretta anche a vedere video porno “ove comparivano personaggi dei cartoni animati nudi, obbligandola a guardare, tenendole la testa girata quando la bambina provava a distogliere lo sguardo, al fine di indurla a subire nuovi atti sessuali“. Il padre, all’epoca, avrebbe detto alla figlia: “È un segreto, non dirlo a nessuno, perché è una cosa nostra”. La stessa scena si sarebbe ripetuta più volte al mese, nel corso di cinque anni, ogni qual volta il padre e la figlia restavano soli in casa. Le violenze sarebbero andate avanti fino al 2018, spiega il Messaggero.