Il Coronavirus è “nato” dai pipistrelli, secondo la ricostruzione genetica fatta da alcuni ricercatori italiani. Ma il pericolo di una pandemia per un virus strettamente correlato ai pipistrelli era noto già negli anni scorsi. In questi giorni viene riproposto un articolo di Science Now del 2013 che parte dalla diffusione della SARS, alla fine del 2002: in meno di un anno infettò oltre 8000 persone (uccidendone più di 700) prima di sparire. “Ora i ricercatori hanno isolato dai pipistrelli un virus fortemente correlato, che può infettare le cellule umane”, scrivevano sette anni fa. Quindi già allora esistevano dei pipistrelli portatori di un virus potenzialmente creatore di un’altra pandemia di SARS. Così diceva Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance con sede a New York. Dallo studio effettuato in Cina si capì dunque che il Coronavirus fosse responsabile della SARS e che i pipistrelli rappresentano la fonte di molti altri virus pericolosi, addirittura correlati all’Ebola. Daszak e altri avevano infatti scoperto altri DNA virali che somigliavano molto al virus SARS in tre specie di Rinolophus, vale a dire un tipo di pipistrello. Tuttavia, la differenza starebbe in alcune proteine: si riteneva che quel virus non sarebbe stato in grado di infettare direttamente le cellule umane, e non si trasmetterebbe tra le persone.
STUDIO DEL 2013 “VIRUS DA PIPISTRELLI CAUSERÀ PANDEMIA”
Non solo: i ricercatori scoprirono un virus quasi identico a quello della SARS “umana” in alcuni esemplari di zibetto, da cui la tesi secondo la quale il Coronavirus possa essere trasmesso dai pipistrelli ad altre specie animali (“probabilmente il passaggio è avvenuto in un mercato cinese, dove gli animali sono a stretto contatto”) e da qui agli uomini. Questa era la tesi: senonché, nuove ricerche effettuate in Cina, Australia e Stati Uniti sui pipistrelli hanno rivelato RNA da coronavirus in 27 esemplari sui 117 presi in esame. Questo virus, spiegarono gli scienziati, ha poi infettato le cellule del fegato di maiali e pipistrelli, e si scoprì che poteva essere in grado di trasmettersi ai polmoni umani. In sintesi, come afferma il virologo Ian Lipkin della Columbia University, spiegò che non si poteva dire con certezza se il Coronavirus si trasmetteva dai pipistrelli all’uomo senza un intermediario; tuttavia l’avvertimento per tutti – disse sette anni fa Daszak – è quello di “smettere di cacciare e mangiare pipistrelli”, come avviene in molte parti della Cina.
Lo studio dunque già sette anni fa affermava abbastanza chiaramente che questi animali potrebbero causare una nuova pandemia di SARS. “Nel cercare di prevedere le pandemie future, ciò può guidare i virologi verso agenti patogeni che più probabilmente causeranno una pandemia, quindi potrebbe un giorno aiutare a prevenire un’altra pandemia di SARS”, disse Christian Drosten, un esperto di coronavirus dell’Università di Bonn in Germania. Un avvertimento evidentemente non preso del tutto sul serio.