Zheng-Li Shi, la virologa cinese di fama mondiale e indiscussa leader degli esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli, era a conoscenza dell’alta letalità del Sars-CoV-2 e della presenza all’interno del virus di una manipolazione di laboratorio. Lo scrive il giornalista Paolo Barnard, che in collaborazione con gli scienziati Steven Quay (Usa, Stanford University e Harvard Massachusetts General Hospital) e Angus Dalgleish (Uk, St George’s University of London) ha scritto il libro-inchiesta “L’origine del virus”. Secondo lo scrittore a fine 2019 la scienziata “individuò un dettaglio ben distinto nelle proteine di Sars-CoV2: fra la selva di aminoacidi si nascondeva un’arma letale che nessun altro coronavirus nella famiglia del Sars-CoV-2 possedeva in natura“.



La virologa, si legge nello scritto di Barnard, fu “la prima al mondo a puntare i moderni sistemi di mappatura genetica sul nuovo coronavirus che stava già mietendo vittime a un ritmo preoccupante a Wuhan, la sua città”. Dai primi studi però si rese conto che quello che sembrava essere un’altra forma di Sars non sarebbe stata solamente una malattia respiratoria e che ben presto sarebbe scoppiata una pandemia. Alla base delle certezze di Zheng-Li Shi c’era proprio quel meccanismo “diverso” dagli altri coronavirus che sarebbe stato “capace di ammalare gli uomini come in pochi altri contagi della storia”.



Scienziata Wuhan sapeva, ma non poté parlare

Nel libro-inchiesta “L’origine del virus” Paolo Barnard e gli scienziati che hanno collaborato allo scritto hanno svelato poi che Zheng-Li Shi si trovo con le mani legate e poté parlare in quanto l’intero Wuhan Institute of Virology, dove la scienziata prende servizio, ai tempi lavorava sotto l’occhio vigile dell’Esercito popolare di liberazione del Partito comunista cinese. “Anche se ne avesse avuto tutte le intenzioni, la virologa non fu libera di parlare” si legge nel libro-inchiesta edito da Chiarelettere. “non un allarme, un avviso, nulla, nonostante abbia avuto una clamorosa opportunità di farlo quando nel febbraio del 2020 pubblicò il genoma del nuovo coronavirus sulla rivista scientifica Nature” spiegano.



Barnard poi ha denunciato: “Zheng-Li Shi non poté dire una singola parola alle autorità sanitarie internazionali sulla presenza di quella terribile arma incastrata fra le proteine del Sars-CoV-2. Questo stato di cose è forse senza precedenti nella scienza moderna e ha condannato a una morte prevenibile schiere di vittime del Covid-19, poiché una ‘diagnosi precoce’ dell’arma biologica insita nel nuovo coronavirus e comunicata dalla scienziata cinese agli organi sanitari sovranazionali ben prima del dilagare dei contagi nel resto del globo avrebbe permesso loro di comprendere subito le vere dimensioni del pericolo e di attivare misure di contenimento assai più drastiche e mirate”.