Il virus Oropouche preoccupa l’Italia dopo che sono stati registrati 5 casi, tutti importati, ma fa parlare di sé anche per una scoperta fatta a Verona, in particolare all’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella. I ricercatori del dipartimento di Malattie infettive, tropicali e microbiologia hanno scoperto che la trasmissione non si verifica solo quando si viene punti da zanzare e moscerini infettati dal patogeno, ma anche per via sessuale. Infatti, per la prima volta al mondo è stato isolato questo virus nel liquido seminale di un turista italiano che tornava da Cuba, a cui era stata diagnosticata l’infezione.



Federico Giovanni Gobbi, che dirige il dipartimento sopracitato ed è uno degli autori di questo studio, ha spiegato che finora era nota la trasmissione per via indiretta, tramite la puntura da insetto, ma questa ricerca apre nuovi scenari, nello specifico suona un campanello d’allarme che non va sottovalutato. Attualmente non sono emersi contagi diretti interurami e il livello di rischio per il nostro Paese è basso, visto che sono stati registrati 5 casi, appunto importanti, ma chiaramente l’attenzione resta alta. Peraltro, la crisi climatica e l’intensificarsi dei viaggi sono tutti aspetti che rendono necessari altri studi.



VIRUS OROPOUCHE, I SINTOMI E I CONSIGLI DI BASSETTI

Il virus Oropouche, al centro della scoperta italiana pubblicata sulla rivista Emerging Infectious Diseases, fu individuato per la prima volta nel 1955. Si parla anche di virus della pigrizia o febbre del bradipo, in quanto provoca dolori muscolari e articolari, oltre a febbre alta e mal di testa forte. Nel 4% dei casi può arrivare a infettare il sistema nervoso provocando infiammazioni a livello del midollo spinale e del cervello che causano sintomi anche neurologici, come meningite ed encefalite.

Il virus Oropouche è, dunque, una malattia virale tropicale i cui sintomi possono manifestarsi solitamente nel giro di 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto e sono simili a quelli di altre febbri virali tropicali (dengue, zika e chikungunya). In 6 casi su 10 i sintomi possono ripresentarsi in modo meno grave dopo la prima fase acuta. Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti bisogna fare attenzione, anche se i casi italiani sono pochi: il suggerimento dato tramite i microfoni dell’Adnkronos è di non avere rapporti sessuali non protetti nei Paesi dove ci sono i focolai per evitare la trasmissione.