I virus a Rna di cui fanno parte anche i coronavirus come Sars-CoV-2, oltre ai virus dell’influenza o quelli che causano raffreddore, sono 9 volte più del previsto. Uno studio coordinato dall’Università di Tel Aviv, in Israele, a cui hanno partecipato ricercatori e scienziati di tutto il mondo, ha identificato oltre 100mila nuovi virus sconosciuti in campioni di acque lacustri e oceaniche, di suolo e di svariati altri ecosistemi. Ma questa quantità enorme di virus a Rna non deve spaventare, perché la scoperta, ad esempio, di alcuni che infettano batteri pericolosi può essere utile per individuare metodi per controllarli meglio proprio grazie ai virus. Inoltre, la maggior parte dei virus sono innocui e peraltro indispensabili per la nostra sopravvivenza e quella degli altri animali. Basti pensare che sulla Terra non sarebbe mai nata la vita senza i virus.



Sono parte di noi, come spiega il virologo e immunologo Luca Guidotti, vicedirettore scientifico dell’Irccs San Raffaele di Milano, al Corriere della Sera: «Tutti gli animali, uomo compreso, sono contenitori di microrganismi, vere chimere viventi. Abbiamo imparato che nel nostro corpo ospitiamo circa trenta trilioni di batteri (il microbiota, ndr); ebbene i virus che convivono con noi sono 10 volte più numerosi». Ma ricorda anche che l’insieme dei geni virali presenti nel nostro corpo, il cosiddetto viroma umano, comprende «300 trilioni di virus, che colonizzano i batteri e le cellule di tutti i nostri organi, dal cervello ai polmoni, dal cuore all’intestino». Ci sono poi virus che transitano, perché vengono introdotti con l’alimentazione.



VIRUS PER ARRIVARE A TERAPIE E CURE MIRATE

I virus sono temibili in primis per l’etimologia della persona (“veleno”), ma anche perché si conosce solo l’1% dei 300mila tipi diversi di virus, peraltro sono pure specie che causano malattie. Ma tutti gli altri sono utili o fondamentali per la nostra vita, solo che l’identificazione è difficile e quindi si sa poco di essi. La complessità nella ricerca è dettata anche da diversi fattori, tra cui anche la mancanza degli strumenti giusti, ma con la metagenomica si riesce a conoscere alcuni virus “buoni” e a capire come convivono con l’uomo. Luca Guidotti fa un esempio al Corriere: «Ora sappiamo che i fagi, virus che infettano i batteri, sono indispensabili perché la flora intestinale sia in equilibrio. Senza i fagi a regolare la replicazione dei batteri intestinali, il microbiota sarebbe “selvaggio” e fuori controllo». Gli studi sul viroma intestinale sono tra i più avanzati, non solo perché recuperare i virus dalle feci è più semplice. Si è scoperto che due genomi virali si associano ad uno stato di buona salute, un fago della tipologia CrAss-like e uno chiamato LoVEphage. Il primo scarseggia nell’intestino di chi soffre di malattie come artrite reumatoide e sclerosi multipla. Quindi, la caratterizzazione del viroma delle malattie autoimmuni potrebbe aiutarle a tenere sotto controllo. Lo stesso potrebbe accadere per le malattie infiammatorie croniche intestinali. Una ricerca del Massachusetts General Hospital di Boston ha dimostrato che il viroma dei pazienti con colite ulcerosa o malattia di Crohn è anomalo. La ricaduta di questi studi è importante: si potrebbero sviluppare terapie mirate, con vaccini o farmaci, per eliminare i virus “cattivi”, in alternativa interventi che rimpiazzano il viroma anomalo con virus “buoni”. La gastroenterologa Kate Jeffrey, della Harvard Medical School, fa l’esempio del trapianto fecale di viroma di persone sane. In futuro, potremmo favorire la proliferazione di una flora intestinale buona e arricchire l’organismo di virus buoni, ma ora è impossibile, visto che conosciamo ancor meno il microbiota.



“L’IMPORTANZA DELLA SIMBIOSI PER I VIRUS”

La cattiva reputazione dei virus è legata anche all’esistenza di quelli dell’epatite, Hiv o Sars, il virus dell’Herpes, della varicella e del vaiolo. Ma anche loro non sarebbero “cattivi” di per sé. «Come qualsiasi forma di vita, lo scopo dei virus è sopravvivere e riprodursi. Per farlo hanno bisogno di un ospite a cui dare meno fastidio possibile, l’obiettivo è arrivare a una simbiosi: all’apice dell’evoluzione virale c’è quel 99% con cui coabitiamo, non quelli che ci danneggiano», ha spiegato l’immunologo e virologo Luca Guidotti al Corriere. Pertanto, i virus patogeni causano focolai epidemici, ma non si diffondono più di tanto e causano pochi morti, mentre quelli che uccidono di più sono poco patogeni, però causano infezioni croniche e reazioni del sistema immunitario che portano alla morte, come epatite e Hiv. Non sarebbero cattivi, ma lo diventano a causa della risposta dell’organismo umano. Come accaduto col Covid, il cui virus Sars-CoV-2 «non è molto patogeno, spesso infetta senza dare sintomi: è per questo che ha potuto provocare una pandemia. Ora stiamo assistendo al processo con cui diventa endemico, cercando un equilibrio con la nostra specie», precisa Guidotti. Neppure l’aviaria lo preoccupa ora, ma comunque è motivo di riflessione per arrivare a cambiare i comportamenti umani. Il riferimento da un lato è agli allevamenti intensivi, dall’altro alla “colonizzazione” del mondo. «Ci sono decine di migliaia di virus che non conosciamo e potrebbero essere patogeni, ma per lo più vivono in nicchie ecologiche in cui resterebbero se non disboscassimo e colonizzassimo il mondo». L’esperto fa l’esempio dell’Hiv, che per migliaia di anni stava negli scimpanzé, «finché non siamo andati a “disturbarlo”». Salvare gli ecosistemi, dunque, è importante anche per evitare di far saltare nuovi virus.