Le dichiarazioni di ieri sul Mes rilasciate da Governatore della Banca d’Italia Visco, secondo cui lo stesso strumento porterebbe solo dei vantaggio economici per l’Italia, non sono affatto piaciute ad Alberto Bagnai, senatore della Lega nonché responsabile economico dello stesso carroccio. Questi parla di dichiarazioni “decisamente sorprendenti nel merito e nel metodo”, come si legge su Agenzia Nova in data 27 settembre. “Nel merito – prosegue Bagnai – lo stigma deriva dal fatto che il fondo MES è concepito per i paesi che non hanno accesso al mercato. Rivolgersi ad esso quindi è una pericolosa ammissione di debolezza, ingiustificata nel caso dell’Italia che continua a collocare titoli a tassi decrescenti e a godere della fiducia dei mercati”. Il leghista è convinto che continuare a parlare di Mes “allarma inutilmente i mercati”, ed inoltre, non dimentica la questione BCE e titolo di stato: “Il governatore Visco dimentichi sempre che la BCE retrocede ai ministeri del Tesoro nazionali gli interessi percepiti sui titoli di Stato. I titoli che finiscono in pancia alla BCE hanno cioè interessi virtualmente nulli: un elemento che non viene mai menzionato ma è quantitativamente rilevante, data l’estensione del programma di acquisti di titoli della stessa BCE”. Infine, replicando a Visco e ai benefici del Mes, Bagnai ricorda come nessun paese abbia deciso di utilizzare lo strumento nel Vecchio Continente: “In tutta Europa – conclude il senatore leghista – un qualche vantaggio economico del MES è visto solo dalla Banca d’Italia, che se vuole essere credibile nelle sue rivendicazioni di indipendenza dovrebbe astenersi, come fa la Banca d’Olanda, dal fare propaganda spicciola per indirizzare la politica nazionale su una strada palesemente sbagliata”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VISCO “MES? SOLO VANTAGGI PER ECONOMIA”. GOVERNATORE BANKITALIA “TROIKA? NON ESISTE”

L’Italia non deve rinunciare ai 37 miliardi del Mes. Per il nostro Paese ci sono solo vantaggi da questo prestito a interessi più bassi di quelli di mercato, rimborsabile in 10 anni e da usare per rafforzare il nostro sistema sanitario. Ne è certo Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. Ne ha parlato nel corso del suo intervento al Festival dell’Economia 2020 di Trento. “Non vedo problemi di stigma per il Paese che ricorre a questi fondi. Può esserci solo se si fa un cattivo uso di queste risorse e se si comunica male come vengono utilizzate”, ha spiegato Visco. Il Mes è uno strumento diverso dopo la pandemia di coronavirus. “Vedo solo vantaggi dal punto di vista economico”, ha aggiunto Visco evidenziando che la governance è affidata ai ministri delle Finanze dell’Ue e che anche il Consiglio Ue può mettere in luce che questi finanziamenti non determinano conseguenze per gli Stati. “È un programma di scopo per le spese sanitarie e non ci sono condizionalità come nei programmi tradizionali. In questo caso non c’è la Troika, non esiste”, ha chiarato il governatore di Bankitalia.



BANKITALIA, IGNAZIO VISCO DAL MES AL RECOVERY FUND

Ignazio Visco ha parlato anche del Recovery Fund evidenziando l’importanza delle prossime emissioni di bond europei per finanziarlo. Il governatore di Bankitalia ha paragonato questa fase al celebre “whatever it takes” di Mario Draghi. “Per l’Italia è anche un’occasione da non sprecare per finanziare il disegno e l’attuazione di riforme che mirino a scardinare le difficoltà della nostra economia, che si manifestano nel ristagno della produttività che dura da tre decenni”, ha spiegato Visco. L’Ue, dunque, ha avuto una reazione forte in un momento cruciale. Questo passaggio cruciale darà un impulso al percorso di costruzione dell’Unione europea nell’orizzonte definito dal Rapporto dei cinque presidenti del 2014: il completamento dell’Unione bancaria, dell’unione del mercato dei capitali, e la costruzione di una unione di bilancio. Per quanto riguarda la situazione di incertezza congiunturale, Visco ha spiegato che c’è un rischio deflazione per l’Eurozona: “In marzo il mercato delle opzioni lo prezzata al 40%, oggi siamo al 15%. È il risultato degli interventi di politica monetaria attivati con il Pepp e altri strumenti, ma il rischio ancora c’è”.

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