Chiusa anche la seconda inchiesta su Visibilia: ora la ministra del Turismo Daniela Santanchè è accusata di falso in bilancio. Dopo un anno e mezzo di indagini, la procura di Milano ne ha notificato la conclusione. L’ipotesi di reato di falso in bilancio riguarda le comunicazioni 2016-2022 della Visibilia Editore spa, società di cui è stata presidente dal 2016 al 2022, venendo sostituita dal compagno Dimitri Kunz, e in cui aveva diluito progressivamente le quote scendendo sotto il 5% prima di diventare ministra e di uscirne del tutto. La senatrice di Fratelli d’Italia, che di recente ha superato lo scoglio della mozione di sfiducia alla Camera, non è l’unica indagata.
Infatti, nell’avviso di deposito degli atti, dopo il quale la procura di Milano potrebbe chiedere il rinvio a giudizio quando scadranno i termini per le controdeduzioni difensive, risultano indagati anche il compagno attuale e il precedente Canio Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero. Tutti loro hanno avuto ruoli nel cda di Visibilia Editore tra il 2014 e il 2023. In tutto sono 17 le persone indagate. I reati contestati, a vario titolo, sono false comunicazioni sociali e false comunicazioni sociali di società quotate. «Vedremo le cose e chi avrà ragione, per adesso mi sembra di aver dimostrato di avere ragione in tutto in tribunale», si è limitata a dire Daniela Santanchè, come riportato dal Corriere della Sera.
I PM “PERDITE NASCOSTE E INCAPACITÀ DI PRODURRE REDDITO”
Secondo la procura di Milano, Daniela Santanchè e gli altri indagati avrebbero nascosto le perdite della società Visibilia Editore e ottenuto un ingiusto profitto. Secondo le indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e dei pm – la procuratrice aggiunta Laura Pedio e i sostituti Marina Gravina e Luigi Luzi – ci sarebbe stata una «sistematica incapacità del complesso aziendale di produrre reddito avvalendosi di piani industriali ottimistici – approvati dal cda della società – che contenevano previsioni di reddito operativo (differenza tra il valore della produzione e costo della produzione) mai rispettate, con significativi scostamenti negativi tra i risultati previsionali e i risultati consuntivati».
Come precisato dal Manifesto, è stata invece stralciata l’accusa di bancarotta, in quanto per nessuna delle società del gruppo Visibilia è intervenuta la dichiarazione di insolvenza. Questo vuol dire che non sono ancora tecnicamente fallite, quindi è probabile che tale reato venga archiviato. Le indagini sono partite su input di una denuncia di nove azionisti di minoranza che lamentavano «gravi irregolarità nella gestione della società» e «omissioni negli organi di vigilanza», con ingenti perdite.