L’anno inizia senza promettere nulla di buono. Come se ci fossimo risvegliati in una puntata di “Homeland”, la serie Netflix dedicata alle trame interne alla Cia, Trump e i vertici militari americani non hanno avuto timori ad autorizzare l’attacco armato ai vertici dell’Iran, portando così al massimo la tensione in quell’area, e riaccendendo venti di guerra.



L’emorragia di consenso e di parlamentari che colpisce il Movimento 5 Stelle intanto non si arresta. Anzi, l’espulsione decretata il 31 dicembre per il senatore e giornalista Paragone ha generato la classica reazione a catena, che da Di Battista in giù ha aperto per la prima volta falle preoccupanti nel gruppo di comando del Movimento.



Il Pd non può che assistere agli eventi di questo inizio anno con acuta preoccupazione. Nella totale impotenza. Servirebbe una più forte iniziativa europea, e quindi una diplomazia italiana in piena azione. Ma la politica estera è nelle mani di Di Maio e di Conte, e di entrambi non si hanno al momento notizie, forse sono in vacanza, ma in ogni caso sono persone totalmente prive di esperienza per gestire situazioni di crisi. La stessa diaspora che colpisce il gruppo parlamentare grillino risponde a logiche interne difficili da interpretare. Il Pd la subisce in silenzio.

Eppure gli scenari prossimi futuri rischiamo di essere fortemente condizionati dagli eventi di questi giorni. Si erano lasciati – appena approvata la legge di bilancio – con l’impegno a riscrivere a più mani il programma di governo per il prossimo triennio, e diligentemente il gruppo dirigente del Pd è impegnato in queste ore in un esteso lavoro di gruppi e commissioni, che sfocerà in un seminario a porte chiuse, riservato ai membri della direzione nazionale, ai gruppi parlamentari e alla delegazione di governo, convocato per metà gennaio fuori Roma.



Ma servirà a qualcosa? Sarà difficile spostare l’attenzione sulle cose da fare, sui contenuti, come si dice in gergo. Eppure ci sono questioni spinose che sono state solo rinviate e che prima o poi andranno affrontate. Come il nodo della prescrizione o il lungo elenco di crisi aziendali irrisolte: Autostrade, Ilva, Alitalia, Whirlpool, le banche. Reggerà la maggioranza? E se la situazione internazionale precipita, che ruolo giocherà L’Italia? Cosa ci chiederanno gli alleati europei?

Come se non bastasse sono ormai prossimi gli appuntamenti elettorali attesi per gennaio e la primavera. Le cose sembrano mettersi meglio per le regionali, soprattutto in Emilia-Romagna. Ma per non farsi mancare nulla si sono aggiunte a fine febbraio anche le elezioni suppletive in due importanti collegi lasciati vuoti (da Gentiloni a Roma, e da Ortolani a Napoli), su cui già si discute di candidature importanti per l’attuale maggioranza.

Infine, i sospetti sulle prossime mosse di Renzi. Brunetta ha annunciato come quasi pronta una nuova coalizione alternativa all’attuale maggioranza, che avrebbe al centro la Lega, ma si reggerebbe con i voti determinanti di quel che resta di Forza Italia e Italia Viva. Renzi pronto ad un nuovo ribaltone? Da lui gli italiani – ma soprattutto quelli del Pd – si aspettano qualsiasi cosa e temono la trappola. Secondo questa teoria i gruppetti di transfughi in azione in questi giorni – diretti a destra come a sinistra, poco importa – avranno così assicurata l’unica cosa che a cui loro tengono: la sopravvivenza della legislatura.

Al netto di quello che deciderà il presidente Mattarella, che però sembra molto deciso a non consentire spettacoli indecorosi, è probabile che questo scenario convinca definitivamente il Pd e quel che resta dei 5 Stelle a mettere la parola fine a questa legislatura.

Ancora una volta si ripropone il tema se non sia più giusto prendere atto che questo Parlamento non è più rappresentativo del paese reale e che sia più corretto affrontare una fase di confronto democratico davanti agli elettori. Come hanno fatto in questi mesi in Gran Bretagna o in Spagna. Paesi che ora hanno un governo legittimo. In alternativa Pd e 5 Stelle devono resiste tre anni in queste condizioni. La domanda rimbalza in queste ora nelle stanze del Nazareno, ma è molto probabilmente che una risposta l’avremo solo a fine febbraio.