Caro direttore,
invece del mio usuale contributo, questa volta le propongo una lettera. Si tratta nientemeno che di una missiva inviata al capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, dal «Caro Leader» nord coreano Kim Jong-Il.
Avrà qualche difficoltà a prenderla seriamente; lo stesso vale per me. Il documento ha cominciato a circolare nelle redazioni di alcuni quotidiani asiatici, e sulla sua autenticità tutti o quasi hanno dubbi. D’altra parte a Pyongyang tutto tace. Il fatto è che la lettera offre una singolare, ma affascinante prospettiva sull’Italia, sul mondo e sulla crisi globale, e per questo mi è sembrata meritevole di essere subito proposta al pubblico italiano. Grazie.
Signor Presidente Silvio Berlusconi,
davvero La invidio e La ammiro per la posizione ideale nella quale ha abilmente collocato il Suo paese. Per decenni ho tentato di essere nella medesima situazione politica, ma ho fallito mentre Lei ci è riuscito. Le rendo omaggio. L’Italia è ora molto debole ed è il «fusibile» che può dare il via ad un incendio economico globale capace di bruciare tutta l’economia mondiale per come la conosciamo. Il default dell’Italia potrebbe portare al crollo dell’euro, il quale a sua volta potrebbe accendere una recessione ancor più profonda nel vecchio continente. Ciò potrebbe dare il colpo di grazia al traballante Pil americano e, come conseguenza, causare un meltdown globale. Questa reazione a catena non è automatica, ma le dimensioni dell’Italia e dei suoi problemi possono renderla possibile, se non probabile. I Paesi sviluppati e in via di sviluppo hanno troppo da perdere per rischiare di innescare questa catastrofe, è meglio per loro cercare di prevenirla. Sanno perciò che una crisi in Italia deve essere evitata.
L’«inversione a U» di giovedì della Grecia, il cui premier ha deciso di stracciare la proposta di referendum sull’accoglimento delle riforme imposte dall’Ue, lascia l’Italia da sola nella prima linea della crisi. Roma, da sola, potrebbe allora dare il via alla reazione a catena. Questa è una enorme responsabilità – ma anche un immenso potere di ricatto, Presidente.
Per decenni ho cercato di prosperare ricattando Giappone, Sud Corea, Stati Uniti o Cina. Dicevo: datemi i soldi o lancerò un missile su Tokyo, o farò un test nucleare vicino a Seoul, o bombarderò una guarnigione o una nave degli Stati Uniti, o lascerò morire di fame il mio popolo. Ma sfortunatamente sono riuscito a fare molto poco. Le mie sfide sono state al massimo di dimensione locale, e così hanno potuto recare solo qualche piccolo, limitato disturbo alle economie regionali, che sono cresciute più forti e anche più fiduciose della loro forza. Il crac di un solo giorno nella Borsa di Tokyo per un missile lanciato sul Giappone, mi darebbe molto poco in cambio. Se decidessi di spingermi oltre, verrei invaso e fatto cadere. Quindi cosa potrei fare? Dimettermi, accantonare la mia politica dell’azzardo calcolato e accontentarmi di poco.
Ma Lei è in una posizione molto differente: se gioca bene il Suo azzardo, può ricattare il mondo intero e ottenere da esso ciò che vuole.
I poteri europei e americani chiedono tagli e riforme per il Suo sistema? Ma perché non si sono svegliati prima e hanno tergiversato per mesi sul limitato problema della Grecia? Vogliono che Lei si dimetta e dia più garanzie ai mercati? Ma perché L’hanno lasciata governare per così tanti anni e ignorato per così lungo tempo i segni del cancro politico che divorava l’Italia dall’interno? Pensano di poterLa separare dal popolo italiano? Suvvia! O forse pensano che gli italiani accetterebbero di essere di fatto invasi dai loro vicini nordici e diventare così un partner minore, di secondo piano, sotto tutela franco-tedesca? Non se ne parla neppure. Non ci credono? Indìca le elezioni, un referendum in cui venga chiesto democraticamente se gli italiani vogliono continuare a soffrire mentre altri Paesi salvano la loro pelle. Credono di poterLa espellere dalla Ue? Ci provino. Anche se l’uscita dall’ euro dovesse portare a un collasso temporaneo dell’economia italiana e a un’inflazione galoppante, Lei potrebbe far presente che gli italiani hanno alle loro spalle decenni di esperienza nel trovare vie d’uscita dalle crisi attraverso l’inflazione. E potrebbe promettere agli italiani che una maggiore inflazione oggi significa più posti di lavoro domani. Cosa ha da perdere?
Gli altri Paesi, loro sì che hanno da perdere, perché non hanno alcuna difesa di fronte all’inizio di una crisi in Italia. Devono scendere a patti con Lei e Lei li può ricattare. Di più, può assicurarsi un robusto accordo sull’uscita dalla crisi e sul futuro dell’Italia in Europa e nel mondo. Cosa può succederLe di negativo?
Ai due europei più potenti, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente Nicolas Sarkozy, non serve una forte controparte italiana e Lei, Berlusconi, assillato da scandali e da errori marchiani, è abbastanza debole da fargli pensare che Lei finisca per cedere alle loro pressioni. Tuttavia, potrebbero avere interesse a tenerLa in sella. E l’eterogenea e confusa congrega dei partiti italiani e una maldestra legge elettorale rendono possibile che le elezioni non diano un risultato chiaro.
L’unica via d’uscita reale per l’Europa o l’Italia sarebbe l’elezione diretta di un Primo Ministro che potesse scegliere il suo governo senza i ricatti dei partiti. Il Parlamento controllerebbe l’operato del premier, ma non lo terrebbe in ostaggio. Gli italiani e le loro controparti europee sono disposte a percorrere questa strada? È disposto il Presidente Giorgio Napolitano a farsi promotore di una riforma in tal senso? È in grado di farlo? È molto improbabile.
Tutti costoro sono impantanati in migliaia di problemi che impediscono di avere un quadro chiaro. Questa è la situazione migliore per una Sua politica del rischio calcolato e di ricatto. È immorale? Sciocchezze. I soli politici morali sono quelli morti e Lei deve giocare le carte che Le sono state servite dalla vita. Ricostituisca una nuova squadra e combatta.
Con i miei auguri e la mia ammirazione,
Jong-il Kim