Carissimo Doninelli,
è molto interessante quello che scrive ma credo che lei stia affrontando la questione del Costa Concordia in un modo, mi perdoni, sbagliato.

C’è la questione umana, “siamo contro la pena di morte che invece sarebbe stata comminata in Cina”, e sono d’accordo. Anche io personalmente sono contro la condanna a morte. C’è poi la questione della responsabilità effettiva del comandante Schettino, e quella sarà la magistratura ad appurarla.

Ma vi anche un terzo elemento che è poi quello che conta davvero per il paese Italia in questo momento, sospeso come è sul bilico di un abisso di debiti da vendere al mondo, ed è quello del senso di responsabilità del paese.

Il mondo che dovrebbe finanziare l’Italia lo farà, come sempre in questi casi, facendo pagare più o meno i suoi crediti a seconda della fiducia che attribuisce al paese.
Il paese è responsabile? Tassi bassi, il paese è irresponsabile? Tassi alti, detto in nuce. La tragedia del Costa Concordia colpisce l’Italia a questo livello. L’Italia vuole pagare tassi alti o bassi? Vuole galleggiare o affondare?

Se vuole restare a galla deve dare un senso di responsabilità e quindi deve tirare una riga sul comportamento di Schettino che all’estero è diventato ormai una barzelletta sporca su cosa è o sarebbe l’Italia secondo i peggiori preconcetti.

Ci sono magliette, sketch televisivi, barzellette che circolano in ogni angolo del pianeta su Schettino e il messaggio che passa è: Schettino = Italia. Anche perché arriva a caldo dopo le mille polemiche sul bunga-bunga di Berlusconi mentre la nave Italia stava andando al disastro dei debiti.

La storia di Schettino può apparire una conferma: i bunga-bunga di Berlusconi erano l’ultima irresponsabile danza sul Titanic/Costa Concordia che andava sugli scogli e affondava. Monti e chiunque sia il suo successore non è altro che un nuovo Schettino?
Quindi ogni difesa più o meno di ufficio di Schettino conferma questa impressione, che fa precipitare l’immagine pubblica del paese e alzare i tassi di interesse concretamente. Cosa può fare l’Italia in questo frangente?

Tirare una riga contro Schettino, dire al mondo nel modo più chiaro possibile: lui non è l’Italia, l’Italia lo condanna.
Ogni dubbio in questo momento è polvere da sparo contro l’Italia, contro i suoi governi presenti, passati e futuri.

Che poi dentro di noi ci sia Schettino e De Falco insieme, l’irresponsabile e il responsabile, che Schettino sia un personaggio da romanzo, ben venga ma è un’altra cosa. Confondere i piani significa per l’Italia entrare in una spirale pericolosa che danneggia il paese in un momento estremamente delicato.

Poi, tirata la riga sullo Schettino particolare, certo il paese va ricostruito ritessendo tutte le fila con tutti i mille Schettino del paese, non si può andare allo sterminio della viltà, anche da un punto di vista pratico, oltre che morale.
Ma quindi bisogna anche stare attenti perché i mille Schettino se non vanno certo massacrati, non possono essere manco scelti come comandanti del vapore: una cosa è salvarli, altra, ben diversa, è promuoverli.

È una questione di immagine? Certo, anche, ma come diceva quel tale: solo i superficiali non badano alle apparenze, e per questo è una questione di sostanza di vita o di morte per i passeggeri del vapore Italia sugli scogli dello spread.