Sarà poi vero che il cancelliere tedesco Angela Merkel ha chiesto al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, le dimissioni del premier Silvio Berlusconi? Al di là delle tante smentite per noi cinici cinesi resta il fatto che quando Berlusconi se n’è andato i tedeschi e gli altri europei non si sono stracciati le vesti.
In fondo si tratta di polemiche inutili, già seppellite con l’arrivo del 2012, se non fosse che la questione della telefonata solleva problemi di principio politico e di spirito democratico, questioni evocate dallo stesso Napolitano nel suo discorso di fine anno quando ha parlato di “rigenerazione della politica e della fiducia nella politica”.

Certo, ha ragione Stefano Folli, che in questi giorni ha spiegato che accusare il capo dello Stato e questo governo di non essere democratico è ridicolo. Il governo Monti è stato votato e sostenuto dal Parlamento democraticamente eletto. Per non essere democratico qualcuno avrebbe dovuto svuotare il Parlamento e cancellare le elezioni passate e venture. Nulla di tutto questo è accaduto o potrà accadere.

Ciò detto, qualcosa di nuovo e di strano sta succedendo in Italia. Il governo, per la prima volta dalla fondazione della Repubblica, è fatto senza un solo politico di professione. Inoltre governanti stranieri si interessano ai destini italiani come non succedeva dai tempi della Guerra fredda quando l’Italia era terra di confine, e le sorti dell’economia, quindi della politica del mondo, paiono dipendere dalla capacità o meno dell’Italia di farcela.

Il problema infatti sembra proprio questo: l’Italia è il paese che tiene in bilico il mondo e che potrebbe farlo crollare, oggi molto di più di quando 40 anni fa avrebbe potuto far crollare il confine dell’Occidente schierato contro l’Oriente comunista.
Oggi c’è molto di più. Come l’Italia ieri avrebbe dovuto reggere in quanto parte dell’Alleanza atlantica, oggi l’Italia deve sostenere l’euro per non fare crollare l’accordo monetario di cui fa parte.

In questi ambiti, com’era ai tempi della Guerra fredda, ci sono procedure chiare e altre zone grigie che prendono o perdono colore a seconda delle necessità.

Infine, e qui sta la differenza con il passato, la crisi italiana non avviene in isolamento ma nell’ambito di una moneta unica pensata come motore e volano di un’unità politica. E questa crisi finanziaria è in realtà proprio l’opportunità politica per arrivare all’unità politica europea. In questo senso il compito della classe politica italiana è quello di accettare o rifiutare questo destino, seguire o opporsi di fatto alla nazione leader europea, la Germania.

La scelta quasi unanime è stata di avviarsi verso l’Europa e il punto profondo di Monti è Napolitano transitare l’Italia verso l’Europa. A tale progetto si oppone la Lega, ostile al Sud quanto alla Germania, anche perché conscia che con la sua agenda politica di particolarismo geografico andrebbe a perdere in un contesto più ampio. Berlusconi, alleato della Lega, al di là dei suoi tanti o pochi peccati pubblici o privati, al di là delle sue capacità e difficoltà con Francia o Germania, avrebbe avuto enormi difficoltà a operare questo traghettamento italiano.
A questo progetto, com’è chiaro dalla maggioranza parlamentare attuale, concorre oltre il 90% dell’Italia perché pensa che solo con l’Europa e in Europa l’Italia possa salvarsi.

In questo contesto, qualunque sia stato il contenuto della telefonata tra Merkel e Napolitano perde di importanza. Il progetto era chiaro: occorreva operare quel traghettamento che Berlusconi non sapeva o voleva compiere. Napolitano lo ha fatto e tutti gli italiani di fatto gliene sono grati.

Detto ciò, forse c’è anche un ultimo passaggio politico importante per il futuro. Nella strategia militare cinese, come certamente anche in quella occidentale, è fondamentale avere una “forza di riserva” da schierare all’ultimo momento, perché tutti i piani, anche i migliori, possono avere degli imprevisti che devono essere affrontati. Se non si hanno forze di riserva, l’imprevisto, anche minimo, travolge il piano generale.

La forza di riserva italiana, che non è un regime presidenziale, è istituzionalmente il presidente della Repubblica, che in tale senso si è mosso attrezzando il governo Monti. In America, con un presidente capo dell’esecutivo la forza di riserva è il vice presidente. Ad ogni modo ora Napolitano deve fare un passo indietro e lasciare a Monti l’onore e l’onere di governare, e sbagliare, nel caso.

Se Napolitano fosse percepito come troppo legato a Monti, un eventuale scivolone del premier coinvolgerebbe anche il presidente, lasciando l’Italia senza forze di riserva.
Quindi se dalla vicenda della telefonata una lezione c’è è un richiamo di attenzione all’Italia a conservare le forze in questo 2012 che senz’altro sarà molto delicato e pieno di sorprese.

Napolitano dovrà perciò defilarsi, lasciare a Monti la gestione della politica anche parlamentare, proprio per evitare di trovarsi infilzato in qualche incidente e lasciare l’Italia senza risorse e senza un’ultima guida in un anno cruciale per il paese, per l’Europa e il mondo.

Monti, d’altro canto, dovrà inventarsi politico. Potrebbe essere difficile, certo, ma se cadrà almeno non trascinerà con sè il Capo dello stato, l’Italia e l’Europa. Se invece riuscirà, l’Italia avrà trovato un grande politico degno della nuova Europa che deve riemergere.