Dall’esterno la situazione della politica italiana non è diventata più chiara con l’inizio dell’era del governo Monti.
Mentre i tassi di interesse sui buoni del tesoro, il famoso spread con i buoni del tesoro tedeschi, si è abbassato, la prospettiva reale delle liberalizzazioni rimane incerta, si veda per esempio quanto dice Francesco Forte su Il Sussidiario.

Né c’è un cambiamento drastico sull’importo, ancora monumentale, del totale del debito italiano. Una riduzione del totale del debito si potrebbe ottenere solo con una qualche forma di vendita del patrimonio pubblico, cosa che non sembra molto immediata.
Se la situazione dell’economia non sembra totalmente diversa, invece è la politica che pare cambiata in maniera radicale. Lontani anni luce mentali dall’epoca dei bunga-bunga quello che pare di capire, sentire è grossomodo questo: Mario Monti è bravo, ma il suo superministro dell’economia Corrado Passera non lo è altrettanto, vedi i pasticci che sta combinando con la TAV oppure la ribellione delle sue banche.

Oppure si sente: Monti è bravo ma Passera sarà il suo successore, visto che di fatto ha in mano tutte le agende davvero complicate, quelle che dovrebbero ridisegnare il sistema economico, e di potere, del paese.
Difficile capire cosa sia di sinistra o di destra in questa dialettica ma la cosa più forte che si recepisce è che dietro questo dibattito poi i partiti, che hanno retto la politica italiana della prima o seconda repubblica sono spariti.

L’idea che un mega accordo tra Alfano, Casini e Bersani, destra, centro e sinistra, cerchi di tirare le fila di una riforma elettorale, pare invece provare che i partiti sono all’ultima spiaggia. Ciascuno da solo è incapace di muovere la politica, per avere un po’ di spazio devono riunirsi in una compagine una e trina che stradomini il parlamento. Ma la realtà è che essi non riescono a spingere nulla, sono invece al traino del governo Monti.

L’estinzione vera dei partiti, dopo appena cento giorni di governo Monti, sembra il tratto politico davvero forte di questo momento storico italiano. La loro estinzione è poi confermata da un epifenomeno: ogni volta che loro rappresentanti compaiono litigano in modo specioso, fazioso e incomprensibile, tanto che alla fine quello che dovrebbero dire si trasforma puntualmente in un inutile vociare di fondo mentre il governo lavora davvero e fa le cose.

Questa è una crisi sistemica della politica italiana. Il problema non è: riformiamo la legge elettorale, diminuiamo il numero dei parlamentari, ma piuttosto è come dare continuità politica a un sistema di governo, quello di Monti, che non è nato dalla politica ma dal cilindro ideale del presidente della repubblica Giorgio Napolitano e di un paio di direttori di giornali, Ferruccio De Bortoli al Corriere ed Ezio Mauro a Repubblica, sotto la pressione del cancelliere tedesco Angela Merkel.

Si può o si deve istituzionalizzare questo processo? E se non si può a che processo bisogna pensare per non ridare il potere a partiti che sembrano non abbiano imparato molto dalla crisi appena trascorsa? Inoltre, se questo è successo in cento giorni cosa succederà alle istituzioni italiane in altri cento giorni? E nel frattempo, finite le elezioni presidenziali francesi, non è detto che tedeschi e francesi non trovino un accordo per accelerare il futuro dell’unione politica europea. A quel punto i partiti italiani non dovrebbero pensare solo al dopo Monti (se mai esisterà) ma a che spazio potranno ricavarsi in ambito europeo. Questo è il futuro prossimo, quello che sta per avvenire.

Invece, a spiluccare le cronache italiane, sembra che i partiti siano alla rincorsa del passato, incapaci di vedere che Monti li ha travolti, e che le dinamiche di politica europea stanno creando spazi ancora più nuovi.

Il paradosso però è che le leve istituzionali le hanno in mano ancora i vecchi partiti, quelli per eleggere i parlamentari e il prossimo presidente della repubblica. I partiti, da destra a sinistra, dovrebbero avere uno scatto di orgoglio e pensare in termini storici, lo sapranno fare? Di certo, se non si daranno da fare, e si faranno venire delle idee, o prenderanno tali idee nel mercato, si potrebbero presto sciogliere in aria sottile, come dicono nei paesi anglosassoni.