Non bisogna aspettare domani o tra qualche mese, quando saranno pubblici i risultati delle prossime elezioni parlamentari. Per la legge politica per cui i sondaggi in ascesa o discesa significano forza contrattuale già oggi, Grillo, dato adesso con il suo “Movimento 5 stelle” intorno al 20% e con favori in ascesa in futuro, è ora padrone dell’Italia. I suoi concorrenti dovrebbero pensare ed agire per togliergli vento dalle vele, ma questo non sta accadendo ed è probabile che non accadrà, visto che non è accaduto finora. Infatti, è accaduto il contrario.
Già da due anni su queste pagine avevamo sentito odore di venti rivoluzionari nell’aria con l’elezione di Pisapia come sindaco di Milano e di De Magistris a Napoli, perché i due sono stati eletti fuori dai vecchi schemi dei partiti, e contro la volontà delle segreterie, appoggiati dall’Italia dei Valori e dalla sinistra di Vendola, le due formazioni più radicali. Solo che anche loro sono stati scavalcati nell’onda del radicalismo, perché la situazione in Italia precipitava a velocità maggiore di quanto si aspettassero molti e i partiti davano risposte sempre più stentate. Quello che accadrà allora tra qualche mese è che Grillo avrà il maggiore partito in parlamento, o come dice il politologo Stefano Folli, il partito con il maggiore potere “magnetico”, perché trascinerà sulle sue posizioni anche Italia dei Valori e Vendoliani. Inoltre, visto che l’assenteismo, sempre secondo i sondaggi, dovrebbe essere oltre il 30% e che Grillo potrà dire di avere il partito più vicino al sentimento degli assenteisti, ecco l’ex comico nelle condizioni di affermare di essere la voce della maggioranza degli italiani.
Con tale forza, come prevedeva da mesi il politologo Claudio Landi, Grillo sceglierà nei fatti il prossimo presidente della repubblica. Questi potrà avere poteri maggiori o minori, a seconda di cosa sia successo nel frattempo dell’Europa e di cosa avrà deciso di fare la Germania, ma certo non sarà una figura solo simbolica. Infatti, se il prossimo presidente fosse scelto da una coalizione di tutte le forze ad esclusione degli Stellini, allora Grillo potrà ergersi a grande oppositore del sistema, e quindi sì devastare la situazione. Più facile invece che si scelga di fare un presidente insieme a Grillo, il quale così di fatto, se giocherà bene la sua partita, potrà imporre a tutti le sue regole.
Del resto così fecero i socialisti per anni con il 15% o giù di lì. Solo che allora la situazione internazionale e nazionale era molto meno instabile. È un gran danno tutto ciò? No, anzi, se si guarda solo al bisogno assoluto di cambiamento che ha il sistema politico italiano. Tale cambiamento era necessario da anni, quindi poiché i partiti non l’hanno dato il paese se l’è preso.
Potrebbe essere un danno, invece, se Grillo portasse in parlamento l’autoritarismo e il fondamentalismo che ha mostrato tante volte sulle sue tribune elettroniche e non. Certo, non sempre si diventa quello che si promette di essere, lo sanno per esperienza tutti gli uomini tutti i giorni. Ma l’ammissione di essere un “monologhista”, di non avanzare argomenti ma battute e insulti quando la democrazia esige il dialogo e rispetto, non lascia sperare bene. D’altro canto, e questo è anche ciò che gli dà successo, i partiti sono sordi agli argomenti delle riforme radicali necessarie, cosa che per molta gente comune sembra lasciare spazio a quella che Mao chiamava “critica delle armi” e che nel caso di Grillo sarebbe chissà cosa. A Parma, infatti, dopo un mese il sindaco stellino non ha ancora fatto la giunta e si sta facendo telecomandare da Grillo appunto. Potrebbe diventare una spirale fuori controllo. L’Italia avrebbe bisogno di una costituente, per capire cosa potrà essere in questa nuova Europa che per aprile l’avrà abbandonata al suo destino o l’avrà salvata mettendola sotto tutela. O meglio ancora, con questa crisi di una costituente avrebbe bisogno l’Europa. Eppure di questo non si parla neppure facendo credere che il problema attuale del continente sia solo una questione di ragioneria, come mettere quattro conti in ordine in quattro stati più o meno spendaccioni, quando si tratta di integrare o disintegrare un ordine politico che ha retto una gran parte del mondo da quasi 70 anni. Intorno al mercato unito europeo si è costruito un blocco della guerra fredda e poi si è avviata, con il crollo del muro, il processo di globalizzazione durato finora.
Le soluzioni ci sarebbero per impedire la spirale Grillesca. Vendere le proprietà dello stato (c’è una proposta che non sarebbe una svendita, ma la creazione di un fondo con tutte le proprietà dello stato da cedere agli italiani) e tagliare le spese (anche qui c’è una proposta con un taglio del 25% del personale, i livelli alti mandati in pensione senza troppi danni finanziari per loro, si risparmierebbero il 40% delle spese). Queste due misure porterebbero d’incanto il debito intorno ai livelli attuali tedeschi o meglio. Darebbe tempo per fare riforme più complicate: vere liberalizzazioni del mercato (non solo del lavoro, ma anche di quello), la riforma dell’inaffidabile giustizia civile, semplificazioni burocratiche ecc.
Tutto questo avrebbe il vantaggio ulteriore di rompere le catene di potere e veti incrociati che tengono imprigionata l’Italia. Queste misure risolverebbero i problemi italiani e gran parte di quelli europei, perché l’Italia nell’euro è il problema più grande. Lo farà l’Italia? Il cuore (ed è il motivo per cui scrivo oggi) spera di sì, la ragione dice di no. Ciò per il semplice motivo che non si è ancora fatto. La soluzione più probabile è invece Grillo. Contro di lui una proposta seria davvero sarebbe candidargli contro Antonio Albanese, o Roberto Benigni, o se ci fossero ancora Totò o Alberto Sordi. Il paese avrà il coraggio drammatico di farlo?