Negli anni 1930, Antonio Gramsci, fondatore del Partito comunista italiano, riflettendo dal carcere, faceva autocritica su come i suoi si erano comportati un decennio prima con il movimento fascista e i veterani della prima guerra mondiale arruolati da Mussolini.

Se il Pci avesse compreso il malessere di quei veterani e non li avesse considerati nemici, essi non sarebbero finiti tra le braccia dei fascisti, i comunisti avrebbero preso il potere e la storia sarebbe stata diversa, ragionava Gramsci.

L’Italia che oggi ha fatto fronte con tanta forza e compunzione contro il movimento dei forconi ha commesso lo stesso errore del Pci di quasi un secolo fa?

I leader dei forconi possono essere qualunque cosa, demagogici, populisti, inaffidabili, opportunisti, ma il malessere che rappresentano è vero. È di gente che non si sente rappresentata dai tanti nuovi volti che pure stanno facendo a gara per emergere nella politica italiana negli ultimi mesi, siano essi Beppe Grillo, con il suo movimento a cinque stelle, o Matteo Renzi, neo capo del Partito democratico e vessillifero della rottamazione.

Forse oggi, come un secolo fa, c’è un senso di parte più forte del senso di patria, di unità. Allora i comunisti sognavano la rivoluzione globale e quindi erano nemici aperti di quello Stato che andava abbattuto non riformato. Questa volontà di unità lo Stato la ritrovò nel dopoguerra, quando sinistra e destra in due anni vararono una difficile costituzione pur di salvare il paese.

Oggi non si sentono grandi proclami ideali del passato, giusti o sbagliati che siano, ma si avverte una mancanza profonda di volontà di essere uniti, di stare insieme anche con chi la pensa molto diversamente ma è pur sempre parte significativa dello stesso paese.

Il 20-30% di elettorato di Berlusconi, di Grillo, del Pd è costituito da forze importanti; e a cercare di cancellarle con un colpo di legge elettorale, un paio di frasi brillanti in un editoriale, una sentenza giudiziaria si rischia di ritrovarsi quella minoranza agguerrita per le strade, con una forza non abbastanza significativa da vincere il voto e governare ma comunque abbastanza cospicua da destabilizzare.

Il problema qui non è poi inter contro milan, forconi, Grillo, Berlusconi, Renzi tutti l’un contro l’altro come in una disfida calcistica. Il problema vero è quello visto da Gramsci. Al di là della bandiera che sventolano oggi i forconisti o i grillini, come ieri i veterani sventolavano i gagliardetti neri, quali sono le preoccupazioni, i timori, le paure e le speranze della gente in piazza?

Occorre una risposta alta, di ideale politico concreto, una proposta di sviluppo, che non può essere solo quella dei tagli contabili e una specie musical chair poi delle risorse rimaste. L’idea della rottamazione di Renzi della vecchia politica può essere uno slogan efficace e colpisce l’immaginazione di chiunque, destra, sinistra o centro, che si sente buggerato da anni, ma poi cosa fare per fare ripartire l’Italia? Cosa fare e come contribuire per ridisegnare l’Europa, orizzonte sempre più pressante della politica italiana?

Sull’Europa Paolo Savona aveva pubblicato un appello a riedificare l’Europa su nuovi ideali, ma da qui non ne abbiamo visto seguito, che pure pareva non del tutto infondato. Non si può essere solo stretti nella morsa di obbedire ciecamente ai dettami di europei o uscire dall’euro. In entrambi i casi i forconisti poi inforcherebbero tutta la politica italiana, come sta succedendo.

Questo il punto: come si fa a creare un politica, delle idee di sviluppo forti che sfilino i forconisti ai capi forconi, così come un secolo fa una politica saggia avrebbe dovuto sfilare i fascisti a Mussolini? Attirare gli investimenti, sì, ma allora risolvete il problema dei singaporeani che hanno investito un miliardo di euro in un raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino che non si sa se e quando mai avverrà. Negoziare con l’Europa, sì, ma con un punto di vista alto come quello indicato da Savona, non un baratto debole in cui si tenta solo lo sconto del prezzo tedesco.

Ci sarà qualcosa di questo? La speranza oggi è su Renzi, che rappresenta il nuovo di zecca e quindi potrebbe fare. Ma qui il dramma di Renzi e di tutti. Se Renzi non si riempie rapidamente di contenuti forti, non riesce a fare una riforma elettorale anche lui potrebbe appassire e i forconi potrebbero esprimere un nuovo Mussolini in versione moderna.