L’articolo di Gianluigi Longhi pubblicato su queste pagine è una delle riflessioni che piacerebbero ai leader cinesi, perché affronta un tema profondo di lungo termine dell’Italia, al di là delle cronache del momento. L’idea qui, infatti, è che la cosa più importante è azzeccare le tendenze di fondo di lungo termine, correggere i problemi strutturali. Se questi sono corretti, anche errori nella gestione ordinaria diventano secondari e possono essere modificati senza influenzare molto l’andamento generale del Paese. Se invece non si affrontano in maniera corretta i problemi di fondo, una gestione ordinaria pur senza errori si riesce ad addrizzare la barca.
La profonda sperequazione di risorse a vantaggio di anziani non produttivi e contro giovani pieni di risorse è un problema enorme per l’Italia. Questo infatti crea altri problemi. In realtà, per mantenere questa classe di pensionati sanguisughe si ricorre sempre di più a una specie di moderno semi-schiavismo. Stranieri in Italia, senza cittadinanza e senza diritto di voto, producono e pagano i contributi per i vecchi che non producono ma che votano. Si torna di fatto a un regime feudale per cui decide non chi paga le tasse (gli stranieri produttivi ma senza voto), ma chi ha privilegi (i pensionati con diritto di voto).
Il vecchio sistema feudale non basato sul principio no taxation without representation è crollato perché lo sfruttamento era eccessivo e iniquo. Nel caso italiano questa sperequazione tra potere e tasse produce degli effetti:
A) spinge gli stranieri ad avere un atteggiamento di breve-medio termine, ma non a investire in Italia, dato che le loro voci, più sane perché producono, non sono ascoltate;
B) si priva l’Italia di una finestra importante sul mondo. L’emigrazione è la grande forza dell’America, perché non deve esserlo per l’Italia?
C) rispetto a questa coscienza sporca con gli emigrati non c’è nessuna vera politica dell’emigrazione, che dovrebbe essere calcolata per importare talenti più che braccianti raccoglitori di frutta. L’immigrazione quindi rimane nelle mani del caso o di organizzazioni illegali se non proprio criminali;
D) gli emigrati non sono “italianizzati”, rimangono gente di frontiera, semi-legali, semi-italiani, cosa che contribuisce ad aumentare la zona di rischio e illegalità complessiva della società. Giovani ed emigrati ovunque sono la forza di una società, se l’Italia invece di fare affidamento su di loro, fa affidamento sui pensionati sta già aspettando la morte.
Inoltre, oggi i giovani figli e nipoti di pensionati non lavorano, ma vivono delle pensioni dei loro parenti anziani. Se queste pensioni sono toccate loro possono accedere al lavoro, ma perdono la vita da mantenuti. È una rivoluzione sociale profonda, necessaria, ma che scuote una generazione che non pensa al futuro, forse non ha futuro, ma ora ha un presente comodissimo.
L’Italia così si impoverisce molte volte: perché non integra gli stranieri, perché non motiva i giovani ad andare a lavorare, perché concentra risorse a mantenere una classe di privilegiati che non produce. Questo tema certo è enorme per il neo presidente del consiglio Enrico Letta, che già è soffocato dalle urgenze. La sfida che affronta è infatti molto difficile. Letta deve in breve rilanciare l’economia, affrontando le tante pressioni dei padroni dell’euro. Inoltre, deve fare partire le riforme contro la casta dei politici, per dare un senso e un esempio ai sacrifici richiesti alla gente.
Quando i preti predicano la castità e la povertà mentre privatamente praticano la lussuria e il lusso, la gente, giustamente si ribella. Il successo di Grillo, nonostante i molti imbarazzanti grillini eletti in Parlamento, è qui. Inoltre, deve costruire una politica con l’Europa e con l’estero dopo che per venti anni non c’è stata un’idea e una strategia. In questo deve dare nuovo senso all’Italia.
Che senso ha questo paese in Europa? Che contributo può dare al continente e al mondo? Se non si risponde a queste domande l’Italia non serve e se non serve… se ne può fare a meno, a cominciare dal suo Presidente del consiglio.
Letta, se riesce anche solo a raccogliere queste sfide, pur senza vincerle tutte – cosa quasi impossibile – sarà un grande, altrimenti consegnerà il Paese a Grillo o qualunque altra forza nascerà nel Paese o fuori per rimpiazzare questi problemi drammatici.