Dalla distanza è facile sbagliare e perciò è opportuno scusarsi con chi è in Italia per l’errore eventuale. Però dalla Cina sembra proprio che il presidente Giorgio Napolitano sia in trappola e al di là di tutti i suoi migliori sforzi fra un po’ di tempo non gli resterà altro da fare che sciogliere le camere e rinviare tutto alle elezioni, senza neppure dimettersi, come aveva ipotizzato. Questa è quasi la conclusione; ora però, come in un film, ripercorriamo i fatti.
Il governo di Enrico Letta è debolissimo per due motivi che sono legati.
Il primo è che non ha fatto nessuna grande riforma e non ha dalla sua nemmeno la “drammaticità” (inefficace poi alla fine ma almeno buona per la scena) del governo di Mario Monti. Forse non poteva essere che così, visto che ci sono troppe controspinte per fare alcunché, ma resta il fatto; che oggettivamente lo indebolisce. Perché dovrebbe continuare a vivere un governo che ha fatto poco e niente? Meglio provare qualcosa d’altro.
Il secondo motivo è che è caduto il motivo sostanziale per cui il governo Letta era nato: non tornare subito al voto perché tutti avevano paura di perdere davanti alla marea montante di Grillo. Ora la marea Grillo si è placata e ben due “partiti” della maggioranza pensano di vincere le elezioni. Berlusconi si sente schiacciato e tradito dopo la condanna della Cassazione e il suo Pdl è in testa ai sondaggi. Perché dovrebbe aspettare e farsi logorare dal Pd? Meglio il voto prima possibile.
La sua forza non basterebbe però, perché anche Renzi dentro il Pd vuole le elezioni. Nel partito di maggioranza relativa la spaccatura è infatti verticale. Renzi ha la maggioranza del popolo del Pd ma la minoranza dentro l’apparato e l’apparato lo vuole logorare o al massimo tenere in ostaggio. Non ci sono date per il congresso ma già traspira che quando si farà avrà regole cucite su misura per danneggiare Renzi.
Anche in questo caso l’interesse di Renzi quindi è andare il prima possibile alle elezioni dove lui sarebbe l’unico candidato proponibile per battere Berlusconi e Grillo. Se vince, bene, se perde può sempre accusare il partito di averlo tradito, fondarne uno suo o impadronirsi del Pd.
Interessi simili muovono Grillo, il quale può sperare di migliorare il suo 25 per cento – o se non vi riesce, può epurare le liste dei suoi traditori e impone una vera disciplina di partito.
Questi tre “partiti” hanno la maggioranza al parlamento e tutti e tre sperano a torto o a ragione di essere vincitori con questa legge elettorale, quindi nessuno di loro la vuole cambiare.
Contro di questo che può fare Napolitano? Poco. Se Letta cade può tentare un altro governo di emergenza, ma a fronte di queste condizioni è difficile. L’unico partito a favore di Letta è l’apparato del Pd che ha la maggioranza relativa in parlamento ma la minoranza netta nei sondaggi. Inoltre proprio questa classe dirigente si è messa in trappola. Da una parte non ha fatto grandi riforme, che le avrebbero conquistato ampi consensi, dall’altra non ha salvato Berlusconi dalla condanna, cosa che le avrebbe fornito la sponda del Pdl per isolare Renzi e Grillo.
Infine c’è la carta tedesca. È vero che la Germania vuole la stabilità, ma vuole ancora di più che i conti italiani tornino in ordine. Quindi dopo le sue elezioni del 22 settembre il cancelliere a Berlino potrà pensare che in Italia sia meglio uno scossone piuttosto che lo stagno attuale.
Né così serve la carta delle dimissioni. Berlusconi, Renzi e Grillo, pur divisi tra loro, potrebbero non voler eleggere un presidente contro uno di loro tre, cosa che li allontanerebbe dall’obiettivo del voto.
Ciò che potrebbe fare Napolitano sarebbe quindi di guidare il paese verso questo difficilissimo voto e poi tentare di pilotare un assestamento con la maggioranza che verrà. Per la legge elettorale oggi pare ci sia poco da fare, in quanto quasi tutti sono nei fatti contrari.
Il governo Letta e la “strana maggioranza” che lo esprime ha superato lo scoglio dell’Imu, ma perché tutto precipiti c’è ancora una data, il 9 settembre, quando la giunta per le elezioni del Senato deciderà su Berlusconi. Il capo del Pdl, che è imprevedibile, potrebbe sfiduciare Letta, avendo accumulato altri consensi dato che l’80 per cento degli italiani ha una casa in proprietà. A quel punto si aprirebbe la campagna elettorale, nella quale oltre alle facce sarebbe giustificato attendersi progetti solidi.
Questa la situazione vista dalla Cina, dove prevale una mens logica, sistematica. Ma in Italia, patria della invenzione e della creatività, dove la gente sogna il gol al 90° minuto, forse qualcuno sarà capace di tirare fuori un coniglio dal cappello. In questo caso non sarebbe un gioco di prestigio ma vera magia.