La sinistra italiana che adora Freud ben più di Marx sa (o dovrebbe sapere) che le memorie rimosse sono quelle che non muoiono mai e risorgono con sempre più forza.
Senza troppe frequentazioni freudiane, anche la Cina comunista vuole fare i conti con il suo passato e così sta cercando di dare posto rispettoso a Chiang Kai-shek, l’ultra nemico dei comunisti, e la Cina ora postmaoista (di fatto antimaoista) cerca di inscatolare Mao in qualche modo decoroso.
Invece in Italia Berlusconi non si cerca di metterlo in una cornice consona, dargli un busto nel parco. C’è chi lo vuole rimuovere, come pare stia facendo Alfano, ex figlioccio del Cavaliere, quasi a dimenticarsi che sia mai esistito; oppure c’è chi lo demonizza, come fa una parte del Partito democratico.
Il risultato, come provano i sondaggi recenti, è che il fantasma di Berlusconi ritorna più forte che mai sotto forma di santificazione.
Berlusconi, per motivi all’apparenza inspiegabili viste le sue tante sconfitte politiche, è idolatrato da alcuni e molti tornerebbero a votarlo, portandolo magari anche a una vittoria, secondo alcuni sondaggisti spudorati.
Infatti, rimozione, santificazione, demonizzazione, sono tutte facce della stessa esperienza: difficoltà di affrontare guardando negli occhi i propri errori del passato. In questo caso gli errori sono di chi da una parte lo ha osannato e dall’altra lo ha lottato inefficacemente, e con ciò di fatto ha aiutato la sua permanenza al potere.
Freud, che aveva evidentemente studiato il processo cristiano della confessione, sapeva invece che bisogna accettare il proprio passato, confrontarlo criticamente proprio per superarlo e non ripetere gli errori trascorsi.
Per uscire fuori dall’ombra di Berlusconi bisogna affrontarlo allora criticamente. William Shirer nella sua storia del Terzo Reich non tratta Hitler come un demone o un pazzo, gli dà una dimensione rotonda e apprezza tante sue astuzie. Ma Berlusconi non è Hitler. Allora, fatti salvi i suoi tanti errori, bisogna capire cosa ha creato di positivo per l’Italia, proprio se lo si vuole superare. Tale superamento non può essere banalmente giudiziario.
Un uomo che ha dominato la scena politica italiana per un ventennio, che si è imposto, per quanto in male, sulle scene politiche internazionali non finisce con una condanna per evasione fiscale o un peccadillo con una prostituta minorenne. Tali condanne anzi ne esaltano la grandezza, perché dimostrano ai suoi fan che gli avversari non sanno a che santo votarsi e si aggrappano a qualunque fragile appiglio.
Visto da lontanissimo, e in breve, la colpa del ventennio berlusconiano è stato il massacro sistematico della cultura e dello spirito italiano attraverso la diffusione indiscriminata di subcultura da semi-analfabeti.
La vecchia tradizione scurrile della barzelletta sconcia è stata elevata a modello di comportamento normale e quindi anche “alto”, azzerando la media cultura italiana, fermento necessario per l’alimentazione e il ricambio della cultura davvero alta, necessaria a proiettare il paese nel futuro.
Il risultato è stato un divario enorme tra una classe dirigente supersofisticata, come i Giuliano Ferrara o i Gianni Letta, e una massa di gente che per 20 anni ha pensato che per riuscire non fosse necessario studiare ma bastasse “averlo duro” e allacciarsi il nodo della cravatta grosso.
A questo molti oppositori di Berlusconi hanno risposto pretendendo di ergersi nella torre eburnea di una cultura pretenziosa, fatta di citazioni astruse, spesso autoreferenziali, che non parlava ai “ce l’ho duro” anzi li disprezzava, ed era poi invece intimoriti dai Ferrara e dai Letta. Il risultato è che i pur bravissimi Ferrara e Letta sono rimasti isolati a loro volta, e incapaci o impotenti nel trovare un futuro per l’Italia.
Ma il berlusconismo ha portato in Italia l’idea del liberalismo culturale ed economico, per quanto questa idea possa essere stata poi tradita. Questa idea dovrebbe essere salvata e fatta crescere con o senza Berlusconi, e non gettata alle ortiche.
Il tentativo di rimuovere Berlusconi, senza confrontare il deserto culturale seminato dal ventennio, la tentazione di cacciare il liberalismo insieme al berlusconismo, non potranno che ridare forza ai tanti berlusconiani che senza capirlo bene sentono in pancia come tutto questo non funzioni.
Oggi le tv berlusconiane e non, per decenni cacciabombardieri strategici e tattici del berlusconismo culturale, sono state superate dalla nuova cultura di internet, dalla Sky tv di Murdoch.
Questi nuovi elementi sbattono e si incontrano con il passato televisivo. Oggi i giovani italiani capaci semplicemente salutano l’Italia e vanno a studiare, all’università o dopo, fuori. Così si sta distruggendo la vecchia Italia, mentre non è chiaro se ne verrà costruita una nuova.