Alla fine non saranno le riforme costituzionali o la legge del lavoro, né il suo egocentrismo o la sicumera irritante. Matteo Renzi vivrà oppure cadrà, alla fine, nella quintessenza del tatticismo politico italiano dalla fine della seconda guerra mondiale in poi cioè nell’elezione del presidente della Repubblica.



Le dimissioni di Giorgio Napolitano sono ormai una certezza e le grandi manovre per l’elezione del suo successore sono già iniziate. Renzi è certamente il grande protagonista di questi lavori ma non è l’unico e ogni scivolata può mettere in predicato il suo potere. Perché Renzi eleggerà il presidente della Repubblica, ma sarà poi il presidente a sciogliere o meno le camere a nominare o meno Renzi ancora presidente del Consiglio.



Questo fatto presenta quindi due problemi incrociati.

Il primo è il gioco non banale, ma in fondo ancora semplice, dei numeri. Renzi ha il più grande pacchetto di voti, il Pd, ma per quanto sia non bastano. Deve allearsi con Berlusconi e non farsi tradire da una parte dei suoi, che temono la defenestrazione alle prossime elezioni.

L’alchimia non è semplice, anche perché c’è il voto segreto e la rielezione di Napolitano è arrivata alla fine proprio perché non si riusciva a fare quadrare il cerchio del consenso; Romano Prodi, che correva alla presidenza solo l’anno scorso, venne affossato da una fronda di franchi tiratori proprio del Pd.



Prodi ce la farà ora? Sarà la Pinotti, sarà la Severino? Vista dalla Cina, l’idea di eleggere un presidente donna perché “donna è bello” sembra folle. Perché non eleggere un presidente alto perché alto è bello, magro perché magro è bello, meridionale perché meridionale è bello? Cos’hanno di sbagliato, di per sé, gli uomini grassi, bassi e settentrionali?

Sarebbe bello piuttosto che la scelta della persona del presidente corrispondesse a un profilo politico vero e non “politicamente corretto” secondo la moda del momento. Ma chi lo sa se ciò accadrà, anche perché al di là delle alchimie dei numeri e delle formule di facciata c’è un problema più grande: quella dell’affidabilità politica del neo presidente verso i suoi grandi elettori ufficiali, Renzi per primo, e quelli ombra, Europa e Usa, nel panico per un’Italia all’eventuale deriva.

Gli elettori ombra vogliono un uomo che garantisca la tenuta economica dell’Italia in un momento in cui un’ulteriore scivolata dei conti porterebbe il paese al fallimento tecnico nei prossimi 3-6 mesi. Inoltre vogliono che al di là di ogni teatrino palese, Roma non si faccia irretire dalle sirene russe, che già stanno tentando di comprare consensi a destra e manca, per rompere il fronte Nato delle sanzioni a Mosca dopo gli scontri in Ucraina.

Quest’uomo potrebbe essere Mario Draghi, oggi alla Bce, ma Renzi e altri vogliono un presidente così forte che metterebbe qualunque primo ministro in difesa? Ma se non si vuole un presidente forte, che garanzie si hanno con la scelta di un presidente in teoria debole?

Infatti, il ruolo del presidente è tale che chiunque sia scelto come capo di Stato viene cambiato dal potere assunto;  forse un uomo debole nella sua nuova carica di presidente della repubblica si gonfierebbe ancor di più, e i suoi grandi elettori otterrebbero paradossalmente l’esito opposto rispetto a quello architettato.

Così tutto diventa una cabala in cui chi ha più da perdere è Renzi. È molto incerto se fra sette anni Renzi sarà ancora lì o sarà stato già rottamato, di certo questo presidente elegendo condizionerà più di ogni altro il suo futuro prossimo. Impossibile dunque che egli — sia uomo di carattere o meno — si faccia manovrare come un burattino, semplicemente perché è tecnicamente non manovrabile.

In una cabala, si sa, la possibilità di una scelta giusta è minima, quindi è altamente probabile che Renzi, comunque scelga, sbagli. La persona non sarà facilmente gestibile dai suoi grandi elettori palesi. A questo punto, non richiesto e certo intrusivo poiché proveniente dalla Cina, un consiglio: sbaglio per sbaglio, Renzi scelga qualcuno di valore, questa sarà già una scelta giusta. Nessuno per il sesso, il colore dei capelli, quello degli occhi, le preferenze di cibo o i gusti nel vestire, ma qualcuno saggio, con una gran testa e un cuore ancora più grande. Queste sono le virtù che servono oggi a un presidente italiano e anche a un Renzi determinato a spingere in avanti il paese in un momento difficilissimo. E quindi a salvare anche se stesso.