I recenti arresti per corruzione sull’Expo di Milano sono per molti versi incomprensibili se visti dalla Cina. A meno di un anno dall’apertura dell’Expo essi provano sì quanto la magistratura italiana sia ferma e rigorosa, ma dimostrano anche, in modo più pericoloso, quanto profondamente e spudoratamente l’amministrazione italiana sia bacata, tanto da macchiare la manifestazione pubblica più importante del paese, quella che lo pone all’attenzione del mondo.
Ciò naturalmente vale se il paese dà un grande valore alla propria immagine verso l’estero. Se, viceversa, ciò non conta allora è un’altra storia. Ma a quel punto perché tenere l’Expo? E qui le idee si avvitano: se si tiene l’Expo e non si considera la propria immagine verso l’estero, la manifestazione diventa solo una grande occasione per creare corruzione.
A questo punto lo scandalo all’estero sarebbe ancora più grande, perché il problema non sarebbe questa o quella bustarella scambiata, ma l’idea stessa di tenere l’Expo: risulterebbe marcia, pensata non per rafforzare l’immagine dell’Italia, ma per arricchire più o meno impunemente i coinvolti con la manifestazione.
Quindi come stanno le cose? Dalla Cina è difficile capire e giudicare. Ci sono differenze culturali e distanze geografiche enormi. Di certo, però, se una cosa simile fosse accaduta qui, la ragione di stato, dell’immagine del paese all’estero, avrebbe prevalso. I colpevoli sarebbero stati portati via la notte, o magari le indagini stesse sarebbero state insabbiate, o sarebbero state condotte in segreto pur di non infangare l’immagine pubblica. In ogni caso, se anche le indagini pubbliche fossero state obbligatorie il paese sarebbe in uno stato di grave “perdita della faccia”, quasi di lutto nazionale per sentirsi disonorato in questa occasione.
Sicuramente è per la nostra mancanza di accesso e di informazioni, ma da qui non si vede questo profondo senso di disonore per gli eventi dell’Expo, cosa che fa pensare quantomeno a un senso di abitudine pervasiva alla corruzione, oppure a una profonda superficialità nel giudicare l’impressione sull’Italia da fuori.
Non si tratta quindi di dire se i magistrati fanno bene o fanno male (come si legge sui giornali), se occorre dare loro spazio o toglierglielo, ma forse di pensare al senso del paese. Questo scandalo, più di ogni altra cosa, mette in una luce oggi diversa l’intera Esposizione.
Se la politica, destra o sinistra, ignora questo fatto, fuori si dà semplicemente l’impressione di quanto pervasivo sia un certo modo di fare affari nel paese, cosa che danneggia le aziende e le industrie che esportano all’estero, o – peggio – le aziende che vogliono attirare capitali dall’estero.
In Cina, si attende di sapere cosa vuol fare Matteo Renzi.
Se la politica, destra o sinistra, ignora questo fatto, fuori si dà semplicemente l’impressione di quanto pervasivo sia un certo modo di fare affari nel paese, cosa che danneggia le aziende e industrie che esportano all’estero, o peggio, le aziende che vogliono attirare capitali dall’estero.