Quando la squadra di Prandelli è stata espulsa dal mondiale un’annunciatrice cinese si è messa a piangere, in diretta sulla tv nazionale. Tifava Italia e le si è spezzato il cuore alla sconfitta con l’Uruguay. Anche altri italofili cinesi si sono praticamente messi a piangere quando hanno sentito che il premier Matteo Renzi aveva candidato la giovane e bella Federica Mogherini a commissario europeo per le relazioni estere.
Vista da qui questa candidatura è l’ammissione patente di una scelta sbagliata, a meno che non ci siano altri calcoli.
Se la Mogherini è brava e funziona nella squadra di governo allora perché mandarla a Bruxelles dopo pochi mesi di lavoro alla Farnesina? Questo allora è un licenziamento, e un insulto alla commissione europea dove si manda una licenziata invece che Enrico Letta o Massimo D’Alema, due ex premier, con molti più titoli per quella poltrona.
Ma forse non è così. Il semestre di presidenza italiano alla Ue, che comincia oggi, è un’occasione come non altre per Renzi di acquisire un ruolo internazionale e forse calcola che la fedele Mogherini possa meglio di altri sostenerlo e non fargli ombra. Infatti, l’esilio a Bruxelles di Romano Prodi si trasformò in una straordinaria occasione di propaganda politica per il professore di Bologna, che dopo il suo mandato ritornò a Roma e vinse le elezioni. Perché Renzi dovrebbe fare questo regalo a due suoi avversari politici?
Eppure questo calcolo è valido solo a uso interno, all’esterno resta il fatto che l’Italia si appresterebbe a guidare l’Europa con due persone senza esperienze o troppe conoscenze di estero. Renzi finora non ha dato prova di essere uno statista internazionale e la Mogherini meno di lui. Il tutto è una ricetta pericolosissima per scivoloni politici di tutti i generi.
Certo, questi scivoloni internazionali non hanno un impatto diretto e immediato sulla scena politica italiana, quindi in teoria non c’è da preoccuparsene. Ma in realtà una povera prova europea del governo Renzi potrebbe segare le gambe a molte ambizioni di medio e lungo termine del premier.
Se Renzi infatti gestisce male questo semestre italiano rischia di perdere molto sostegno all’estero e con la Germania in particolare, sostegno poi necessario alla tenuta dei conti italiani e quindi alla sopravvivenza del suo governo.
A meno che Renzi non decida di fare un’operazione tutta solo di facciata: il premier farà la passerella ma la musica e i passi saranno decisi a Berlino e Bruxelles, e la Mogherini funzionerebbe da ufficiale di collegamento tra il neopresidente della Commissione Jean-Claude Juncker (Angela Merkel’s man) e Renzi. E il capo del governo italiano eseguirà.
La scelta sarebbe saggia e oculata, visto che non ci si può inventare competenze che non si hanno, e garantirebbe al premier una nuova copertura estera.
A questo punto in ogni caso chiunque poi vada alla Farnesina è irrilevante: sarà un passacarte di Renzi e della coppia Mogherini-JUNKER (maiuscolo nell’originale, ndt).