In Cina le rivoluzioni cominciano dal sud. Sun Yat-sen, il padre spirituale della Cina repubblicana, organizzò la sua marcia verso la capitale partendo da Canton. Solo un po’ più a nord, a Wuhan, poco tempo prima si erano mobilitati i soldati che avevano rovesciato la dinastia mancese. Alla fine degli anni 70 Deng Xiaoping diede inizio concreto alle sue riforme sempre a sud, a Shenzhen, allora un villaggio di pescatori, ora una metropoli da oltre dieci milioni di abitanti, alle porte di Hong Kong.

In molti paesi, al di là della capitale amministrativa, ci sono capitali morali, luoghi che segnano la direzione di marcia.

In Italia storicamente è Milano. Dal capoluogo lombardo Mussolini fece partire la sua marcia su Roma, a Milano si organizzò il potere del leader del Psi Bettino Craxi, sempre qui cominciò Mani Pulite e la reazione di Silvio Berlusconi.

Alle prossime amministrative il destino di Roma è fondamentale, con la sfida tra l’ex radicale Giachetti per il Pd e la Raggi, ex studio Previti, per il M5s, ma il tenzone forse cruciale è a Milano, tra l’ex prefetto Sala per l’ex giovanissimo di De Michelis Stefano Parisi.

Sala parte avvantaggiato, erede del successo dell’Expo, con il partito di governo alle spalle… o almeno partiva avvantaggiato, perché forse ora la marea sta cambiando. Difficile da quaggiù fare un esame attento dei sondaggi, e poi alla fine forse questi esami non sono tanto credibili, vista la prevedibile altissima quota di votanti che non andranno alle urne. L’esito del voto quindi potrebbe cambiare anche all’ultimo momento.

Di certo da lontano ci sono elementi superficiali. Parisi è caldo, agile sui piedi e sulle parole, empatico senza apparire un venditore di tappeti o un piazzista di aspirapolvere (cosa che accadeva a Berlusconi e ai suoi emuli), “buca” la comunicazione molto più di Sala. Quest’ultimo sarà un ottimo amministratore ma appare gelido, vuoto di capelli e di simpatia, questore garbatissimo ma non leader di una città o di un popolo.

Certo, sono solo impressioni, probabilmente errate, perché dicono dell’effetto che fa una persona e tacciono della loro capacità di gestire una città.

In Cina, dove si promuovono i funzionari per la loro attestata capacità di gestione, non ci sarebbe confronto: Sala sarebbe la scelta. Ma in Italia, dove gli elettori sono chiamati a scegliere guardando a chi dà più fiducia, forse Parisi potrebbe diventare sindaco.

Inoltre a Parisi, che parte appunto in grande svantaggio, basta meno. Se Parisi perdesse anche di misura sarebbe un successo.

La destra è allo sbando da anni e dopo l’uscita di scena di Berlusconi finora non era riuscita a presentare un leader credibile. Salvini o la Meloni si sono schierati troppo a destra. Se pure in Italia c’è una minoranza rabbiosa contro l’immigrazione, la maggioranza conservatrice è moderata, poco incline agli estremismi di qualunque genere. 

Parisi, di buon carattere, ragionevole, ma anche incisivo, potrebbe quindi essere il nuovo leader moderato, forse anche al di là di qualunque risultato ottenga a Milano. Il fatto di essere una sfida credibile a Sala sembra infatti già un miracolo.

Il resto lo deve fare lui, e non è facile. Renzi e il M5s al di là dei loro slogan e dei loro errori indicano una profonda voglia di rinnovamento, quindi Parisi deve allontanarsi dalle comunità di affari vecchie e nuove che gli fanno la corte chiedendo assessorati per spartirsi fettine più o meno grandi di potere futuro. Di sicuro a Parisi conviene perdere pulito che vincere sporco.

La destra, se vuole ricominciare, può e deve farlo occupando il centro dello spettro politico della Milano e dell’Italia che vuole essere onesta e chiede rinnovamento, senza sbandate, retoriche o non, affaristiche o populiste che siano.

Allora, che vinca o perda, Parisi potrebbe essere il volto dell’Italia moderata, necessaria a riportare ordine in un sistema politico che ha bisogno dei due lati dello spettro politico, di alternanza, senza fughe estremistiche.

Le riforme di cui ha bisogno l’Italia sono infatti complicate e lunghe, quindi hanno bisogno di calma e di un consenso diffuso. Al potere o all’opposizione, in questo momento Parisi potrebbe essere cruciale a Milano e all’Italia.