La gente cambia, è comprensibile e normale, anzi deve cambiare — spiega il classico della Via e della virtù (Dao De Jing) del vecchio Maestro (Lao zi).

Le persone devono adattarsi alle circostanze come l’acqua si adatta al suo recipiente senza cambiare la sua natura. Ma nel caso del Movimento 5 Stelle (M5s) con il suo sindaco una volta prediletto Pizzarotti di Parma non si capisce chi è adatto, il M5s o Pizzarotti, o se stavolta l’acqua ha fatto come in contatto col sale o con la polvere di calce, ha cambiato natura.

Cosa sia successo in questo scambio di accuse al vetriolo di preciso non si capisce, e sarà la solita distanza. Pizzarotti sembra sia stato indagato dai giudici e il direttorio del movimento lo ha cacciato dai suoi. Il “sembra” è d’obbligo perché le stranezze sono strutturali.

Il direttorio che comanda il M5s non è stato eletto, non è passato da un congresso, non ha superato le prove di sostegno popolare che fanno tale un’organizzazione politica. Nel direttorio addirittura c’è un signore, Casaleggio figlio, che ha preso il posto in eredità, come si eredita una casa, il conto in banca o un cognome.

Questo non sarà illegale come prendere una mazzetta, perché nessuna legge lo proibisce, ma è più immorale di tante corruzioni vietate dal codice.

Casaleggio figlio che eredita la proprietà del partito è il ritorno alla barbarie delle gilde medioevali, quando la professione passava da padre in figlio, appunto; è il tradimento profondo del principio di democrazia, che dice che i rappresentanti devono essere scelti dal popolo, e non ereditare un titolo come la vecchia aristocrazia o la nuova Nord Corea.

In più: come può un signore così profondamente corrotto, il Casaleggio figlio, sancire della virtù o meno di Pizzarotti che invece è stato scelto davvero dal popolo, è legittimamente eletto e per di più, nonostante le attuali vicende giudiziarie, è ancora difeso dalla sua città?

Al di là del fatto che sia giusta o meno l’accusa contro Pizzarotti, la struttura e procedura del movimento appare medievale, e a questo punto, al di là delle eventuali sanzioni legali, meglio Pizzarotti, che il trapianto in val padana della dittatura ereditaria nordcoreana, ergo Casaleggio figlio.

Ma forse non c’è da essere ingenui. La decisione del M5s non è ispirata da un idealistico, se pur dubbio, ritorno alle corporazioni feudali, nella difesa dello ius sanguinis del giovane Casaleggio, ma solo da un’astuta ricerca di favori verso la magistratura. L’idea in Italia è che spesso la magistratura, da decenni tra i protagonisti della scena politica, ha aperto e chiuso destini politici aprendo e chiudendo dossier su personaggi politici. Non sarà vero, i magistrati si limitano senz’altro solo al rispetto della legge, ma l’impressione pubblica è questa.

Quindi il M5s vuol dire che è dalla parte dei magistrati e quindi dire loro: andateci piano con noi alla vigilia delle elezioni. Inoltre comunicare che loro i corrotti li prendono a pedate. Ma il messaggio vero della vicenda Pizzarotti è un altro: qualunque partito prenda una briciola di potere poi cade nelle maglie delle accuse della magistratura, o perché tutti i politici sono corrotti e l’amministrazione porta alla corruzione, o perché ci sono eccessi di zelo tra i magistrati.

Vista da lontano l’azione della magistratura italiana contro i politici è di nuovo incomprensibile: tantissimi gli indagati, pochissimi i condannati in maniera definitiva. Sempre vista dalla distanza servirebbe una magistratura che apra molte meno indagini, ma che quando indaga condanni di più. Così tante indagini e così poche condanne paiono uno spreco enorme di risorse pubbliche.

In questo contesto allora gli M5s non sono reazionari medievali idealisti ma opportunisti che cercano di sfuggire, almeno temporaneamente, alla minaccia giudiziaria che incombe su di loro. In questo sono allora già pronti ai patti, alla corruttela strisciante che pervade l’Italia.

Per questo al di là di Pizzarotti o meno il M5s se davvero vuole essere la forza del rinnovamento in Italia deve rovesciare se stesso, per provare che può rovesciare il paese.

Via quindi le cariche ereditarie, che Grillo faccia pure il padre nobile, ma appunto restituisca il partito a chi è stato eletto. Se non lo fa e Casaleggio figlio, nipote più che spirituale di Kim Il-Sung nordcoreano, resta a dare pagelle di equità ai suoi sottoposti, non c’è partita e qualunque bustarella è più onesta al confronto di uno stalinismo-proprietario che distruggerebbe l’Italia e l’Europa.