Il messaggio del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio per inizio o fine anno non è una novità; quello del leader dell’opposizione lo è, e in questo caso quello di Beppe Grillo è stato molto forte e di grande freschezza.
Ha parlato da padre della patria, in maniche di camicia, con una pialla in mano per spiegare come la tecnologia ci sta trasformando tutti e sta trasformando la politica stessa. Ha trascurato, relegati a rumori di sottofondo, le controversie della politica italiana e quelle che si affollano sul suo movimento. Si è invece soffermato su dove l’Italia potrà e dovrà essere nel 2025, fra appena sette anni, quando il paese avrà più sessantenni che diciottenni. Per affrontare quelle sfide, Grillo ha detto con grande semplicità che l’Italia ha una forza, quella delle sue piccole e medie imprese che sono il meglio non solo del paese ma della catena produttiva mondiale.
Difficile dargli torto dall’estero. Da qui l’Italia si vede solo attraverso le fatiche di quelle centinaia di medie aziende ciascuna leader della sua nicchia mondiale di mercato. In questi tesori della meccanica, del sapere e dell’artigianato che producono le migliori macchine per fare frigoriferi, o macchine per fare neon, o liquirizia, o cotone per camicie, in effetti sembra ci sia tutta la promessa di una rinascita del paese. Nulla di tutto questo appare in molte di quelle grandi industrie legate in una trama di rapporti velenosi e avvelenati con lo stato e un vecchio sistema bancario.
Grillo quindi ha trascurato paternamente le polemiche sul suo tallone d’Achille, la sindaca di Roma Virginia Raggi, o di quello che ne deriva, il fatto che i delfini Di Battista e Di Maio si stiano dimostrando sempre più inadeguati all’impresa. Ma neanche ha vantato i meriti della sua amministrazione di successo, quella di Chiara Appendino a Torino.
Insomma, mentre si affollano le voci che la Gabanelli sarebbe la sua candidata premier, Grillo ha cominciato a comportarsi non da leader dell’opposizione ma da leader di tutti gli italiani, quelli che sono con lui e quelli che sono contro di lui.
Da lontano non è chiaro se questo è vero o è una sua distorsione della realtà, come sostengono alcuni psicologi cari al leader pentastellato, citando l’antico filosofo cinese Zhuangzi. Zhuangzi nel III secolo avanti Cristo individuò la differenza tra conoscenza del reale e impressione della conoscenza del reale nella parabola di Zhuangzi, che sognava di essere una farfalla, mentre forse era la farfalla che sognava di essere Zhuangzi.
Ma nel presentarsi così sicuro, non polemico, senza insulti, presidenziale, Beppe Grillo ha smesso di essere un comico e ha cominciato a essere il padrone vero del paese. Forse è vero: con la Gabanelli candidata premier tutto sarebbe diverso. Lei, diversamente da Di Maio, Di Battista o dalla Raggi, non è una signora nessuno che viene miracolata dal successo politico dei 5 Stelle. La Gabanelli ha vent’anni di grande professione alle spalle, qualità e professionalità. Non è chiaro cosa possa fare da premier, ma certo sarebbe una sfida vera, fortissima, a qualunque altro candidato di destra o di sinistra che le si parasse davanti.
Così i grillini dicono che con qualunque legge elettorale loro andranno a vincere. Non è certo che sia vero, non sappiamo se Zhuangzi sia una farfalla o viceversa, ma di certo questo sembra porre la questione politica del 2017-18 in maniera molto diversa, al di là delle alchimie tra Pd e centrodestra. I 5 Stelle sono i nemici da battere, e se vanno battuti ciò deve avvenire sul loro terreno, quello di cambiare tutta la vecchia politica. Questo è il messaggio di Grillo che pare condiviso da tutti gli italiani, compresi quelli che non vogliono votare per lui.