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Nei giorni scorsi su queste pagine l’ottimo Antonio Polito diceva che la crisi attuale dell’Italia è simile a quella del ’93. Da lontano, e con grande rispetto, oseremmo in parte dissentire: è molto, ma molto peggio da allora.
Nel ’93 all’inizio di Mani Pulite crollò un sistema di potere che aveva retto il paese per circa mezzo secolo. Allora comunque una parte di quel sistema politico, il Partito comunista, sopravviveva, mentre in pochi mesi l’opposizione al Pci si coalizzava intorno a due nuove formazioni, Forza Italia e Lega Nord.
Ma soprattutto allora il quadro internazionale ed europeo era solido. L’Urss e il suo impero erano crollati, la Germania si era riunificata e la Comunità europea si stava rafforzando. L’America, guidata da Bill Clinton, pareva una superpotenza totale e sosteneva il cambiamento in corso in Italia. Il sistema finanziario che aveva guidato l’Italia dal dopoguerra, imperniato sui nodi fra Mediobanca-Generali, con Credito Italiano e Banca Commerciale, era solidissimo e intatto.
Oggi la realtà è totalmente diversa. Il sistema finanziario si sta sfarinando. Il Monte dei Paschi è fallito, l’Unicredit sembra avviato a fare una fine simile, travolto da una montagna crescente di debiti. L’asse Mediobanca-Generali si è rotto e oggi non si sa se Generali sarà comprata dai francesi di Bolloré o trasformata in uno spezzatino fra Banca Intesa (ex Banca Commerciale più San Paolo) e i tedeschi di Allianz.
All’estero l’Unione Europea è in ritirata, l’euro è sulla strada di una spaccatura in due, l’America dice di volere essere “numero 1” (prova che sente di non esserlo più) e comunque tifa per la fine dell’Unione Europea. La Ue peraltro è impantanata e non si sa come andrà avanti.
In questo quadro esterno ed economico, tutto il sistema politico è in frantumi. La destra è aggrappata a due tronconi, Berlusconi e Lega Nord. Berlusconi pare interessato principalmente a risolvere i fatti suoi. La Lega si è spostata su posizioni razziste, e il resto naviga in ordine sparso.
La sinistra è in lotta in mille fazioni per l’eredità di Renzi, che gli antagonisti credono ormai un rottame mentre i seguaci ritengono ancora un Jolly. I terzi arrivati, l’M5s di Beppe Grillo, sono spaccati su una difesa all’ultima spiaggia del sindaco di Roma Virginia Raggi, che se non corrotta è di certo assolutamente incompetente, e la fuga.
Nessuno nuovo pare emergere e solo gli astenuti aumentano.
In questa situazione totalmente caotica per i motivi più vari alcuni — renziani, leghisti e grillini — vogliono andare al voto il prima possibile. Gli altri vogliono aspettare la fine della legislatura. Contro il voto c’è stata di fatto la recente sentenza della Corte costituzionale e la posizione del presidente Sergio Mattarella.
Questi hanno poteri larghi per impedire il veloce ricorso alle urne, ma all’estero tante forze hanno interesse a scardinare l’Italia per meglio scardinare l’Unione europea.
Una campagna elettorale italiana, dai toni elettrici e nevrastenici, che si tenga quasi in contemporanea con le elezioni francesi o quelle tedesche potrebbe indurre tanti francesi e tedeschi a scegliere la già fortissima Marine Le Pen o gli ancora deboli estremisti tedeschi dello AfD. In ogni caso le isterie italiane sarebbero il punto di leva per aumentare le divisioni europee: non a caso i russi di Putin, timorosi di una Unione Europea forte, tifano e finanziano la Le Pen in Francia e la Lega in Italia.
In questa situazione il paese pare navigare a vista, pronto a volare via con un colpo di vento. In ciò non è chiaro se il viaggio in Cina di Mattarella la settimana prossima sarà fortuna o calamità.
Potrebbe essere calamità per il famoso pensiero che quando il gatto non c’è i topi ballano. Cioè senza Mattarella, gli elettoralisti accelerano ogni processo e scatenano una crisi di governo. Potrebbe essere una fortuna se con una settimana senza Mattarella le polemiche fratricide si assopiscono e le questioni di lungo termine prendono fiato.
Da qui non è chiaro quale dei due scenari si profili.
Però, al di là degli strenui sforzi istituzionali, è difficile capire quanto riesca a resistere il paese sotto questo bombardamento quotidiano di tutto contro tutti, ondate di fango versate in ogni direzione mentre i debiti aumentano, l’economia non gira, e giovani, all’80% disoccupati, si arruolano alle bande criminali che dominano traffici di ogni genere da e per la Libia.