Il Mes è tornato a pizzicare le corde della maggioranza. “Non si può affrontare in una battuta in conferenza stampa, il Mes va affrontato insieme nelle sedi opportune, nella discussione parlamentare”. Lo ha detto ieri il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Una risposta a Conte, che presentando il nuovo Dpcm aveva precisato che “i soldi del Mes sono dei prestiti e non possono finanziare spese aggiuntive. Se prendiamo i soldi del Mes dovrò intervenire con nuove tasse e tagli di spese”. Aggiungendo che “c’è un rischio, lo stigma, non quantificabile”.



Ieri tuttavia il capo del Governo ha ammorbidito i toni per smorzare la pressione del Pd: “ci sono le sedi opportune per parlarne”. Contemporaneamente ha rilanciato l’idea di un patto di legislatura. Si vedrà.

Nel frattempo, dalla Spagna si apprende che il governo pensa di rinunciare ai prestiti del Recovery Fund per la “poco chiara condizionalità associata ai fondi”.



Per Raphael Raduzzi, deputato M5s, il Mes – bocciato in aula anche dal Pd – è definitivamente inutile, perché potremo finanziarci sul mercato non solo fino a metà 2021 ma anche oltre. La sua previsione è che il programma Pepp verrà esteso nella durata e nella portata “per non mettere a rischio la stabilità della zona euro. Quello della Bce non è un regalo agli Stati, ma una necessità vitale per l’integrità dell’eurozona”.

Domenica sera in conferenza stampa Conte ha riassunto tutte le ragioni tecniche che depongono a sfavore del Mes. Perché ha usato parole così nette solo adesso?



Per la verità il presidente Conte ha sempre espresso riserve sull’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità fin da aprile quando disse chiaramente no al Mes. Ieri ha ribadito le sue ragioni, che in gran parte coincidono con le nostre. Il Mes all’Italia non serve e a quanto pare non serve a nessuno, se è vero che non c’è un solo Paese europeo ad averlo richiesto durante la pandemia.

Il ministro Gualtieri è passato dal sì al Mes al manifestare alcune riserve, anche a fronte dei prestiti del Recovery Fund, fino a ritenerlo sconveniente. Quali sono i fattori tecnici che possono averlo indotto a cambiare valutazione?

Perché Gualtieri abbia cambiato idea solo ora di preciso non lo so, ma ci fa piacere che vengano riconosciute le nostre ragioni. Un fattore tecnico decisivo è senz’altro l’aumento del programma di acquisto di titoli pubblici e privati da parte della Bce, il cosiddetto Pepp, che proseguirà almeno fino a metà 2021 garantendo condizioni molto favorevoli per le nuove emissioni di debito nazionale. A ciò si aggiunga, come lei ha ricordato, il Recovery Fund.

È davvero possibile che l’emissione di titoli di Stato possa essere l’alternativa ai fondi Mes, tenuto conto che questi asset sono acquistati da Bce e banche che potrebbero in qualsiasi momento non comprarli più?

Come detto, la Bce ha già annunciato di voler proseguire gli acquisti almeno fino a metà 2021, ma numerosi analisti si aspettano che andrà anche oltre, aumentando nuovamente la durata e la portata del Pepp, per non mettere a rischio la stabilità della zona euro. Quello della Bce non è un regalo agli Stati, ma una necessità vitale per l’integrità dell’eurozona in seguito ad una crisi economica senza precedenti.

Adesso però c’è un problema politico. Dopo le regionali Zingaretti è politicamente più forte e vuole il Mes. Gentiloni ancora lo definisce “grande opportunità”. Basterà a Conte il sostegno dei 5 Stelle contrari al Mes?

I numeri in Parlamento parlano chiaro: la maggioranza non vuole il Mes. Solo pochi giorni fa lo stesso Pd ha respinto una mozione di Brunetta sull’utilizzo del Fondo salva–Stati. Non vedo quindi ragioni per mettere a rischio la tenuta del governo su questo punto, anche perché i soldi per la sanità sono stati stanziati abbondantemente nel 2020 e sono già stati programmati altri 4 miliardi di euro nel 2021. La stagione dei tagli ai servizi pubblici è finita e se ci sarà necessità di ulteriori fondi li prenderemo a tassi bassissimi dai mercati.

Dunque non ritiene che Conte potrebbe cambiare idea su pressione del Pd?

Non vedo perché continuare ad intestardirsi sul Mes quando stiamo producendo uno sforzo fiscale da 140 miliardi in pochi mesi, includendo i decreti Cura Italia, Rilancio, Agosto e la prossima manovra. Parliamo dei soldi che abbiamo stanziato e di come spenderli al meglio. I cittadini apprezzeranno.

Come commenta la notizia uscita ieri su El País secondo la quale la “poco chiara condizionalità associata ai fondi” del Recovery Fund potrebbe indurre la Spagna a rinunciare ai prestiti? Ci riguarda?

Di certo sono benvenute le sovvenzioni, che dovremo ripagare solo in parte su tempi lunghi e che contribuiranno perciò al segno espansivo della politica economica italiana nei prossimi anni. Sui prestiti, che sono debito, già con alcuni colleghi di commissione Finanze abbiamo chiesto una ulteriore riflessione al governo.

(Federico Ferraù)