Sarebbe strano se uno oste non dicesse che il suo vino è il migliore di tutti. Il punto però è un altro: quel vino può piacere o no, ma è sicuramente contraffatto. L’oste è Nicola Giammarioli, segretario generale del Meccanismo europeo di stabilità, il Mes, protagonista assoluto di questa fase politica. Ieri Giammarioli è stato intervistato da Repubblica e il messaggio è chiaro: niente austerity, niente condizioni, solo vantaggi.



Raphael Raduzzi, deputato M5s alla prima legislatura, guarda il vino in controluce e vi vede molte impurità. E ribadisce: “non c’è alcuna intenzione di utilizzare il Mes, almeno da parte nostra. L’eventuale decisione spetterà al Parlamento”. Raduzzi è più possibilista sul Recovery Fund: “bisogna lavorare in sede di trattativa per renderlo quanto più utile e positivo possibile”.



Ha letto Giammarioli ieri su Repubblica? Le nuove linee di credito del Mes “non portano a condizionalità ex post, austerity o ristrutturazione del debito”. Se non ci sono le condizionalità, anche i rischi di commissariamento vengono a cadere. Cosa risponde?

Per la serie l’oste dice che il vino è buono. Se è per questo ha affermato anche che il fatto di contrarre col Mes un debito privilegiato non sarebbe un problema… per il Mes. Ovviamente lo sarebbe per il nostro paese. Sulle condizionalità si tende un po’ a giocare sul non detto, il Mes non si esaurisce in quanto stabilito con la nuova linea e con la lettera della Commissione. Il regolamento europeo 472/2013 ed il trattato istitutivo infatti non sono cambiati di un millimetro, in particolare l’art. 14 comma 6. Per non parlare della sorveglianza post-programma che resta intatta.



Perché cita l’art. 14 comma 6 del trattato?

È uno degli articoli che smontano quanti si fermano a una lettura superficiale della nuova linea pandemica del Mes. L’articolo 14.6 prevede infatti che anche dopo aver già ottenuto i fondi una prima volta, il consiglio di amministrazione può decidere di modificare la linea di credito e quindi istituire anche un programma di aggiustamento macroeconomico che sarebbe molto probabilmente basato sulle solite riforme del mercato del lavoro, sulle privatizzazioni ed i tagli alla spesa.

I tassi di interesse sono negativi. Giammarioli lo dice chiaramente. Anzi risparmieremmo col Mes 500 milioni l’anno. Quali sono le sue osservazioni?

Anche in questo caso si tratta di un’analisi superficiale. Come ho avuto modo di spiegare, se si analizzano più accuratamente i numeri si vede che il risparmio potrebbe anche non esserci se il tasso sui nostri titoli di Stato aumentasse a seguito della sottoscrizione di debito privilegiato. Se va bene invece il risparmio sarebbe irrisorio, intorno ai 100-200 milioni l’anno, lo 0,005% del Pil.

Questo perché?

Perché il tasso medio che abbiamo pagato sui titoli emessi quest’anno è stato circa lo 0,8% e la Banca d’Italia, comprando i nostri titoli di Stato, ci rigira la gran parte degli interessi tramite l’utile ogni anno. Altra cosa da tenere presente è che il tasso dei prestiti Mes, a differenza dei titoli di Stato, è variabile.

Quindi?

Ora è molto basso, ma tra 4-5 anni? Poi sarebbe anche giusto ricordare che è molto diverso pagare interessi a famiglie, imprese e banche italiane che pagano tasse e consumano in Italia piuttosto che pagarli all’estero.

Dunque tra finanziamento mediante il Mes e mediante titoli di Stato lei non ha dubbi.

Scelgo chiaramente i titoli di Stato. Sono privi di condizionalità, immediatamente pronti all’uso, e con gli acquisti della Bce via Pspp e Pepp anche estremamente convenienti. Al di là di quel che ogni tanto qualcuno azzarda, non solo la Banca centrale non ha intenzione di ridurre il proprio portafoglio titoli, ma con ogni probabilità le politiche di acquisto andranno ad ampliarsi ulteriormente nei prossimi mesi.

Se entrassimo nel Pandemic Crisis Support, avremmo i soldi subito?

No, perché il Mes non dispone di risorse proprie, deve chiedere fondi al mercato ed è proprio per questo che il suo tasso è variabile. Per farlo sta emettendo nuovo debito, un meccanismo che richiede del tempo. Difatti il Mes potrebbe erogare i fondi solamente in 7 tranche mensili. Ipotizzando di attivarlo a settembre, non avremmo 35 miliardi prima di marzo 2021. Per fare un paragone, in un solo mese emettiamo anche oltre 60 miliardi di titoli di Stato.

Si sente continuamente che i soldi del Mes servono per “mettere in sicurezza il Servizio sanitario nazionale”: ospedali, “cure sul territorio”, “stabilizzazione precari e assunzione nuovi camici bianchi” (Sole 24 Ore). Come commenta? 

Mi chiedo perché finora gli stessi che oggi ci chiedono di entrare nel Mes per finanziare la sanità erano tra coloro che sostenevano le politiche di taglio dei finanziamenti pubblici al sistema sanitario nazionale. Credo che tutta questa narrazione abbia molto a che fare con la propaganda. Inoltre, le risorse sarebbero vincolate all’emergenza, non ci si potrebbe stabilizzare i precari.

Il suo partito è al governo: a che punto è il piano per investire in utilizzi “diretti e indiretti” i fondi del Mes?

Non c’è nessun piano perché non c’è alcuna intenzione di utilizzare il Mes, almeno da parte nostra. Leggo tante ricostruzioni fantasiose sui giornali che molto spesso mi strappano un sorriso.

Perché Conte finora ha temporeggiato sul Mes?

È il presidente del Consiglio di una maggioranza che, inutile nasconderlo, ha al suo interno posizioni evidentemente differenti su questo tema. La parola finale è sempre del Parlamento, ma la sua posizione per ora mi è sempre sembrata chiara.

Molti prevedono che voi 5 Stelle sarete costretti prima o poi a mandare giù l’amaro boccone del Mes per non sfiduciare Conte e non andare a casa. Cosa risponde?

Io vedo un gruppo compatto, al netto di singole posizioni legittime di qualche collega. Trovo poco intelligente mettere a rischio una maggioranza per uno strumento inutile e dannoso come il Mes, quando gli sforzi di tutte le forze politiche dovrebbero essere profuse sulla trattativa per il Recovery Fund, che ci vede grandi protagonisti anche per merito del presidente Conte.

Quanti sono gli esponenti di M5s sulle sue posizioni?

Come le ho detto, il gruppo è pienamente consapevole che ad oggi si tratta di uno strumento sbagliato. Dico ad oggi perché non c’è alcun preconcetto.

Che cosa intende dire?

Se fosse modificato il Trattato del Mes e venisse rimossa qualsiasi condizionalità, modificato il regolamento europeo ed eliminato lo status di creditore privilegiato, io stesso non avrei alcun problema a valutare l’utilizzo di uno strumento totalmente rinnovato. Ma questa ipotesi rasenta l’impossibile.

Intanto la resa dei conti si avvicina: al Def mancava il Programma nazionale di riforma (Pnr), che il Cdm ha varato ieri notte. Vi si stima il fabbisogno per il sistema sanitario in 32 mld. Non crede che la decisione di entrare nel Mes sanitario sia già presa?

Che al sistema sanitario nazionale manchino 30-35 miliardi lo si sapeva da ben prima che fosse creata la linea pandemica del Mes. Caso vuole che il 2% del Pil, ossia la cifra massima erogabile con questa linea sanitaria, corrisponda proprio ai miliardi che sono venuti a mancare alla nostra sanità nell’ultimo decennio per via delle politiche di austerità. Poi come dicevo, la stessa linea pandemica ha dei forti limiti alla spesa sanitaria che può finanziare.

Cosa pensate di fare? Di arrivare alla conta in Parlamento? 

Noi non vogliamo arrivare a nessuna conta. Dal nostro punto di vista sarebbe sciocco dividersi come maggioranza su un tema tanto inutile quanto dannoso. Nessun Paese europeo ha intenzione di attivarlo. Togliamolo dal dibattito e concentriamoci sulle cose da fare.

Sarebbe disponibile a sfiduciare il governo in un voto sul Mes?

Non è un’ipotesi sul tavolo. Il Governo ha già ribadito che l’eventuale decisione spetterà al Parlamento.

Non crede che il futuribile Recovery Fund sia parente del Mes, prevedendo prestiti condizionati in cambio di riforme?

Parliamo di due strumenti molto diversi. Sul Recovery Fund non abbiamo ancora nulla di certo, quindi anche certi ragionamenti pessimistici lasciano il tempo che trovano. Di certo bisogna lavorare in sede di trattativa per renderlo quanto più utile e positivo possibile. Una cosa è certa, le condizionalità macroeconomiche non andavano bene con il Mes e non saranno accettate qualora qualcuno cercasse di inserirle anche nel novello Recovery Fund, questa posizione è già stata dichiarata anche da altri leader dei paesi del Mediterraneo. Sul Recovery Fund poi ci sarebbe un vero vantaggio economico, cosa che non sussiste nel caso del Mes.

(Federico Ferraù)