Il Partito democratico si trova di fronte a una nuova spaccatura interna, questa volta sulla questione del riarmo e del sostegno militare all’Ucraina. Da settimane, esponenti della corrente riformista hanno apertamente sfidato la segretaria. Il voto difforme degli eurodeputati dem sulle recenti risoluzioni del Parlamento europeo ha così riacceso il dibattito sull’unità del partito e sulla capacità di Elly Schlein di gestire le tensioni interne.
Il Pd ha mostrato una frattura significativa su un tema chiave come la politica estera: l’invio di aiuti militari all’Ucraina e l’incremento delle spese per la difesa. Dieci eurodeputati su 21 hanno votato in linea con la maggioranza dell’Eurocamera, sostenendo la necessità di rafforzare l’impegno dell’Ue nella difesa di Kiev. La maggioranza della delegazione, invece, si è astenuta su indicazione della segreteria nazionale, esprimendo posizioni più critiche sulla proposta di Ursula von der Leyen e sottolineando la necessità di avviare una discussione sulla difesa comune europea.
Questa divisione evidenzia una tensione di fondo che attraversa il Pd da tempo: l’equilibrio tra la sua anima progressista e pacifista, da un lato, e quella atlantista e riformista, dall’altro. La linea ufficiale del partito è rimasta per troppo tempo in bilico e Schlein ha preferito mantenere un atteggiamento prudente, cercando di tenere insieme entrambe le sensibilità. Tuttavia, il voto difforme rischia di indebolire la credibilità del Pd all’interno del Pse e di acuire le divisioni interne.
La sinistra del partito da tempo sostiene la necessità di prendere le distanze dalla “maggioranza Ursula”, considerata eccessivamente sbilanciata a destra e, in più occasioni, in sintonia con il governo Meloni. Lo ha ribadito più volte il responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, e in diverse occasioni anche Andrea Orlando. Tuttavia, la principale preoccupazione della sinistra interna riguarda i referendum di giugno, su cui pesa il rischio concreto di non raggiungere il quorum. Una sconfitta su temi come la cittadinanza e l’abolizione del Jobs Act sarebbe un colpo pesante per questa area del partito.
Schlein si trova dunque davanti a un bivio: permettere che le diverse anime del Pd continuino a esprimersi liberamente, con il rischio di alimentare la percezione di una leadership debole, oppure assumere una posizione più netta per far capire chi comanda nel partito. Finora, il suo approccio inclusivo ha mantenuto aperto il dialogo tra le varie componenti, ma potrebbe aver trasmesso un segnale di fragilità, spingendo il dissenso a emergere con forza, soprattutto su un tema cruciale come il riarmo.
L’ipotesi di un congresso straordinario per affrontare il tema della politica estera e della difesa potrebbe aiutare a chiarire la linea del Pd e rafforzare la leadership di Schlein. Un confronto aperto e democratico tra le diverse correnti lascerebbe l’ultima parola alla base più vicina alla segretaria, consentendole di definire una posizione chiara e vincolante per gli oppositori. Tuttavia, questa mossa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: aprire un dibattito interno su un tema così divisivo rischierebbe di accentuare le tensioni, invece di risolverle.
Inoltre, c’è il timore che una conta interna possa portare a nuove scissioni. Intorno al sindaco di Milano, Beppe Sala, qualcosa sembra muoversi in direzione di una federazione centrista, ancora priva di una leadership chiara ma potenzialmente attrattiva per i riformisti in dissenso con la segreteria.
Se Schlein decidesse di non convocare un congresso, avrebbe comunque bisogno di trovare un modo per ristabilire l’unità del partito, come una direzione nazionale dedicata alla questione o un maggiore coordinamento con la delegazione Pd al Parlamento europeo, nelle mani sempre più incerte dell’ex segretario Nicola Zingaretti.
Questa crisi rappresenta un test cruciale per la leadership di Elly Schlein. La sua capacità di tenere insieme il partito e di definire una linea chiara sulla politica estera sarà determinante per il futuro del Pd e la sua credibilità a livello internazionale.