Una pessima domenica per il Pd e per Enrico Letta. A guastare il clima di ottimismo dei giorni precedenti ci ha pensato lo stesso Conte. Il nuovo leader dei 5 Stelle, anche senza aver ricevuto ancora un’investitura ufficiale, ha fatto la sua prima scelta. E ha scelto se stesso, cioè ha preferito la soluzione a lui più favorevole, quella che lascia le cose come stanno, non produce ulteriori spaccature all’interno del Movimento e lo incorona come garante dell’unità.
Nel pomeriggio di ieri Conte ha deciso di fare una dichiarazione a favore della Raggi. “È l’unica candidata del Movimento”, ha affermato dopo settimane di trattative riservate con l’alleato Pd. Così dopo pochi minuti l’ex ministro Gualtieri ha annunciato, sgombrato il campo da una candidatura di Zingaretti, la sua partecipazione alle primarie previste per il 20 giugno. Ultimo a parlare nella giornata di ieri lo stesso Letta, che ha twittato “Forza Roberto!”.
Così vanno in fumo in pochi minuti ore e ore di discussione, trattative, telefonate, che hanno visto come regista principale l’ex ministro Francesco Boccia, ora responsabile enti locali della segreteria Pd. Boccia aveva imprudentemente diffuso ottimistiche previsioni su un accordo ormai a portata di mano. Facendo credere che tutto spingeva per la discesa in campo di Zingaretti nella battaglia per il sindaco di Roma.
Cosa succederà ora? L’alleanza tra Pd e 5 Stelle subisce un indubbio colpo d’arresto. A Roma si andrà ad uno scontro senza particolari riguardi. Ed è molto probabile che a passare al ballottaggio sarà uno dei due candidati per una manciata di voti. Non sarà così semplice far confluire dopo sul vincente i voti di chi avrà perso in questo modo.
Anche a Napoli la situazione rischia di subire un contraccolpo. Intanto perché Fico sembra non aver ancora deciso. E poi il governatore De Luca non demorde. Intervenendo ieri nella trasmissione di Lucia Annunziata ha tirato in ballo le primarie. Argomento delicato, sollevato anche da Antonio Polito dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno. Può il Pd utilizzare lo strumento delle primarie solo quando gli pare e gli fa più comodo? A Bologna sì, ora sicuramente a Roma, a Napoli invece no.
Insomma Conte ha creato – consapevolmente? – un bel casino al suo collega Letta. L’intesa che sembrava procedere in modo idilliaco fino a pochi giorni fa, svanisce alla prima difficoltà, quando si tratta di operare delle scelte coraggiose. La verità è che il nuovo leader dei 5 Stelle non è molto diverso da quel Conte premier che preferiva democristianamente rinviare sine die ogni decisione difficile, lasciare i dossier fermi sulla sua scrivania fino a marcire, per poi spesso decidere da solo.
Per Letta poi sono arrivate notizie poco confortanti anche dal voto amministrativo negli altri paesi europei. A cominciare da quel voto di Madrid, che ha sancito la vittoria della destra e ha suonato un preoccupante campanello di allarme sul tema aperture/chiusure. Ma notizie negative arrivano anche dalla Gran Bretagna dove crollano i laburisti, sotto i colpi di una Brexit che non sembra avere conseguenze così negative per gli inglesi.
Come sempre al segretario del Pd conviene ragionare e calibrare bene la prossima mossa. Conte in ogni caso non sarà un alleato facile.
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