È difficile trovare in giro termini più negativi di quelli che usa Marco Rizzo, leader di Democrazia sovrana popolare e presidente onorario del Partito comunista, per definire la rivoluzione-Schlein.
La neo-segretaria del Pd, sempre ammesso che sia sinistra – e per Rizzo non lo è –, è l’espressione più aggiornata e pericolosa del mainstream globalista. In concreto, l’alfiere di un programma di governo che ha già cominciato (da tempo) ad essere realizzato.
“La Schlein era sostenuta da una parte della nomenklatura del Pd” scriveva ieri il Corriere, “ma rispetto a Bonaccini ha rappresentato il Nuovo”. Chi è Elly Schlein per Marco Rizzo?
È esattamente l’opposto. Normalmente, pensando il contrario di quello che si legge su certa stampa, si trova la verità e penso che sia così anche stavolta: Schlein è l’establishment. Ne sono espressione entrambi: lei e il Corriere. Schlein è la versione politica di Sanremo. Gender fluid, immigrazione, guerra, atlantismo ed europeismo.
“Mi aspetto una opposizione durissima” ha detto Giorgia Meloni.
Da adesso Schlein sarà sempre più l’alternativa alla Meloni. Ma è un’alternativa finta: in politica estera e in politica economica, le due cose che contano davvero, Meloni e Schlein la pensano esattamente allo stesso modo.
Ragioniamo. Lei, uomo di sinistra, ha detto che Schlein “rappresenta perfettamente il mainstream del totalitarismo globalista e liberista costruito in questi anni”. O gli elettori di Schlein dicono di essere di sinistra ma non lo sono, oppure in questi anni è accaduto qualcosa che ancora gli sfugge.
Il tema fondamentale sono i diritti sociali. Ma il Pd non li difende affatto, al contrario: li ha smantellati. Il conflitto tra capitale e lavoro è diventato conflitto tra mondialismo liberista e lavoro. La lotta di classe esiste ancora, ma non è più tra media borghesia e proletariato. Al posto della prima ci sono i grandi gruppi economici e finanziari che comandano il mondo e che opprimono i popoli. Chi non capisce questo, non capisce nulla. Oppure lo capisce benissimo e allora è complice.
Dove va situata la svolta storica, l’opzione per il neoliberismo?
Una parte della sinistra ha sposato queste idee in un amplissimo arco di tempo. Agnelli, che se ne intendeva, aveva ragione: solo un governo di sinistra può fare le migliori politiche di destra. Ma lo diceva già negli anni 70, quando nel Pci guadagnava spazio l’idea di svendere i diritti sociali a favore dei futuri “nuovi diritti”. Una linea che divenne vincente con la scelta di Occhetto di sciogliere il Pci. Alla fine degli anni 70 e poi negli anni 80 il Pci non era più un partito di classe e la Cgil non era più un sindacato di classe.
E cosa stavano diventando?
Un partito e un sindacato culturalmente molto simili al Partito radicale di Pannella, con la sola differenza che erano di massa. I dirigenti che hanno sciolto il Pc, da D’Alema a Fassino e Veltroni, sono quelli che hanno consentito al Pd di diventare ciò che è adesso.
Schlein chiede “giustizia climatica”. Che cos’è?
Il risultato di una confusione voluta tra inquinamento e clima. La lotta all’inquinamento è fondamentale, ma l’inquinamento nel mondo viene prodotto al 70 per cento dalle prime cento multinazionali. Il clima invece non sta cambiando per l’inquinamento, 50 milioni di anni fa la temperatura media della terra era di 8°C più alta di quella di oggi. Ci raccontano soltanto un sacco di balle.
Chi le racconta e perché?
Le raccontano gli inquinatori di ieri, che dopo avere fatto soldi inquinando il mondo ora vogliono farli con il disinquinamento e la “transizione ecologica”. Quando sento settori ed esponenti della Chiesa che invocano il fotovoltaico per l’Africa, mi chiedo se non faccia loro più comodo lasciare miliardi di africani in povertà. La vera questione delle bidonvilles africane non è la CO2 ma la lotta alla povertà.
Schlein punterà molto, moltissimo sui temi green. Vuol dire, concretamente, sì alla direttiva case e solo auto elettriche dal 2035. E potremmo essere solo all’inizio.
Schlein è nemica del lavoro, della classe operaia, delle famiglie, delle prime case.
Torniamo sempre lì: gli elettori di Schlein pensano sinceramente di essere di sinistra.
Ma anche la Meloni pensa di essere di destra. Ho appena postato quello che ha detto a Vespa sulla guerra e mi pare imbarazzante. La Meloni è la perfetta continuazione di Draghi. Assistiamo a una guerra tra due Paesi non Nato e non Ue e noi ci finiamo dentro, rifornendo di armi gli ucraini? La realtà è che Schlein e Meloni sono due facce della stessa medaglia, con la sola differenza che una è infarcita di progressismo, l’altra no.
Secondo lei cosa farà Schlein sulle armi?
Qui si trova la contraddizione più grande. La Schlein ha votato per le armi, però si professa pacifista. Farà esattamente ciò che ha fatto la Meloni. Come la meloni è una sovranista di cartone, così la Schlein sarà una pacifista di cartone.
Schlein ha detto di sognare un’Europa federale. Di che sogno si tratta?
I valori europei li ho visti molto bene interpretati da Panzeri: sacchi di banconote per fare gli interessi di Qatar e Marocco. Quanti soldi sono stati impiegati, mi chiedo, e penso sia legittimo farlo, per le armi, l’energia, la transizione green? Gli sms della von der Leyen con il Ceo di Pfizer Albert Bourla, che valgono il 60 per cento dei contratti sui vaccini stipulati dall’Ue, 72 miliardi in anticipo, abbiamo il diritto di conoscerli. Anche perché pochi mesi dopo si è saputo che il marito della von der Leyen (Heiko von der Leyen, ndr) direttore scientifico della società americana Orgenesis, siede nel board della fondazione dell’Università di Padova che ha ricevuto 320 milioni di euro di fondi Pnrr per lo sviluppo di vaccini a mRna.
Torniamo ai gazebo. Gli elettori Pd sono realmente convinti che i cappotti termici salveranno il mondo, oppure non hanno fatto i conti con quello che costa agli italiani questa operazione?
È un combinato disposto di ipocrisia dall’alto e ipocrisia dal basso. La prima camuffa le questioni vere dietro diritti che non servono a nulla. La seconda viene dall’aver dimenticato l’avviso di Gramsci sulla necessità di capire, di studiare. Risultato: siamo un Paese di masse lobotomizzate.
Ma chi ci vuole così?
È un capolavoro di queste classi dirigenti. Se uno studia due giorni la relazione di Visco e ci fa su un tweet, si ritrova un pugno di visualizzazioni; Fedez e la Ferragni hanno 50 milioni di followers in due. Nel 900 l’operaio semianalfabeta aveva una cultura, anche politica, molto più alta di qualunque laureato di oggi.
Cosa succederà quando il ceto medio si accorgerà che la transizione green lo avrà impoverito?
Sarà tardi, è già tardi.
Lei è pessimista, ma dovrebbe essere ottimista, visto che il Pd, da Veltroni a Letta, ha perso milioni di voti.
Il problema è un altro: chi è al potere impedisce la nascita di un’alternativa. Le elezioni del settembre 2022 rispondono a questo schema. Sono state anticipate apposta per impedire alle forze vere del dissenso di farcela.
È d’accordo con i 5 Stelle, visto che sono per il no alle armi?
M5s alza la voce sulle armi, ma – attenzione – non sulle sanzioni. Dire sì alle sanzioni significa impedire il ritorno del gas a basso costo in Italia.
(Federico Ferraù)
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