Nicola Oddati è il coordinatore di “Prossima”, la nuova corrente nata nel Pd dopo l’elezione di Enrico Letta a segretario del partito. Oddati è stato il coordinatore politico della segreteria di Nicola Zingaretti, l’uomo forse più vicino all’ex segretario, dimessosi improvvisamente dopo la nascita del governo Draghi. Prossima non riunisce solo gli orfani zingarettiani. Ma lo abbiamo intervistato per farci raccontare direttamente da lui come vede da sinistra questo particolare momento politico, dal sostegno al Governo Draghi alle prossime elezioni Comunali, fino alle prospettive dell’alleanza con M5S.
È nata nei giorni scorsi “Prossima”. Una nuova corrente del Pd? Se ne sentiva il bisogno?
Di una nuova corrente del Pd forse non c’era bisogno. Forse non ci sarebbe bisogno nemmeno delle vecchie correnti. Ma di Prossima sì, c’era bisogno. Battute a parte davvero non è e non vuole essere una corrente. Siamo una rete di dirigenti politici, militanti, amministratori, cittadini appassionati di politica. Molti sono del Pd, molti altro non sono nel Pd. Siamo legati dall’idea che occorre una sinistra nuova, più curiosa e aperta alle mutazioni sociali e ai grandi cambiamenti che eventi traumatici come la pandemia da un lato, e la spinta imponente della continua rivoluzione scientifica dall’altro, determinano. Il nostro manifesto politico da questo punto di vista propone suggestioni interessanti per un nuovo pensiero della sinistra italiana ed europea.
L’area ampia che ha sostenuto Zingaretti portandolo alla vittoria delle primarie del 2019 e che ha di fatto salvato il Pd dall’autoscioglimento, oggi si è molto divisa e articolata (l’area Orlando, AreaDem, Bettini con le Agorà, ora Prossima). Non le sembra che – a posteriori – la leadership di Zingaretti meritava di finire in altro modo?
Che intorno alla candidatura di Zingaretti e all’esperienza di “piazza grande”, vi fosse una ricchezza di anime, percorsi e articolazioni interne, era risaputo. Nicola è riuscito ad essere un collante ed una sintesi. Nonostante le sue dimissioni, io credo che la sua segreteria sia stata positiva e utile per il Pd. Grazie al suo lavoro il Pd è tornato al centro della politica italiana e di una prospettiva di alleanze per competere con il centrodestra. Poi, certo, i problemi non sono mancati. Ma è normale che in questa nuova fase ci sia un fermento, che io considero positivo, se non produce posizioni cristallizzate.
“Prossima” si propone come un’area politica e culturale a cavallo tra il Pd e quello che c’è alla sua sinistra: sardine, delusi di Leu, Emiliano, ecc. Pensate già al nuovo congresso?
“Prossima” vuole soprattutto proporre idee, contenuti, campagne, progetti. Vogliamo ragionare di lavoro che cambia, di come coniugare diritti sociali e libertà individuali, di come ridefinire politica ed economia dopo la pandemia, come realizzare politiche redistributive. Le nostre parole, quelle che non ti aspetti, sono comunità, persona, lotta alla povertà, diritto alla felicità. Sui temi del lavoro e della protezione sociale bisogna affrontare due nodi: introdurre finalmente il salario minimo orario, per dare dignità ad ogni lavoro, e affrontare finalmente il tema della riduzione dell’orario per redistribuire lavoro versi i giovani e le donne. Nella rete, in questo nostro laboratorio, dunque, ci sarà chi avrà voglia di cimentarsi con questi temi e fare queste battaglie. Il nostro problema non è il congresso del Pd, che si farà tra due anni, ma come aiutare il Pd ad essere più forte, più radicato, più prossimo alle persone”.
Il vostro rapporto con Letta: sostegno leale ma…?
Come deve essere ogni sostegno leale: ragionato, libero, critico, sincero.
Veniamo al tema politico centrale di questi mesi: il paradosso è che la linea di un accordo strategico tra Pd e 5 Stelle (incarnata dal governo Conte 2, ma soprattutto dalla complessa gestione della crisi di governo aperta da Renzi) è ora accettata da tutti ma a gestirla sono gli altri. Quali errori – a mente fredda – sono stati commessi?
Non parlerei di errori, ma di difficoltà oggettive. Abbiamo giustamente difeso il governo Conte 2 e siamo stati accusati, ingiustamente di aver detto Conte o elezioni. Poi è saltata fuori la questione dell’alleanza strutturale. Poi la nostra responsabilità è diventata subalternità ai 5 stelle. Diciamo che che tutto questo ha prodotto un clima non più tollerabile ed è stato giusto aprire una fase nuova. I primi passi di Letta sono stati giusti e molto condivisibili.
Il governo Draghi sta assicurando il successo della campagna vaccinale e del Pnrr. E poi cosa accadrà sulle riforme? Inevitabilmente è accresciuto nel governo il peso dei tecnici e degli uomini della Lega…
È chiaro che ora arriva il tempo delle scelte e, dunque, la discussione torna alla politica. Noi sosteniamo il governo Draghi, ma non coincidiamo con un governo nel quale ci sono forze alle quali ci sentiamo fortemente alternativi. abbiamo posto alcuni temi chiari. Sul piano sociale proteggere il lavoro, accelerare su una riforma fiscale che semplifichi il sistema e attui il principio di progressività previsto dall’articolo 53 della Costituzione, spingere perché l’Europa non ricada in politiche di austerity e non riproponga il ritorno al vincolo di stabilità. Sarebbe un disastro sociale. Poi ci sono tre grandi temi: semplificazione, giustizia, immigrazione. E le libertà, avanzare sui diritti individuali e collettivi. Noi faremo le nostre battaglie. E lavoreremo perché le risorse del recovery ci consentano di ripartire e costruire un’Italia più giusta.
Le amministrative di ottobre. Ottima scelta a Napoli ma poi più niente (Calabria, Torino, Milano, soprattutto Roma). Resistenze interne o cos’altro?
Napoli è sempre un po’ più avanti, un laboratorio. Facilitato dalla fine ingloriosa dell’esperienza di De Magistris e dallo straordinario risultato ottenuto da De Luca alle regionali. Nelle altre città gli ostacoli sono stati tanti e diversi, ma il metodo delle primarie aiuterà a scegliere. Poi ci sono i ballottaggi. La costruzione dell’alleanza è un percorso. L’importante è fare passi in avanti.
Lei coordina anche le Agorà, il progetto di Letta per aprire il Pd a giovani e mondo della cultura. A parte le solite occasioni di confronto che avete previsto, avete in mente qualcosa di nuovo da proporre a chi è fuori del Pd e ancora non trova oggi spazio per impegnarsi?
Vogliamo realizzare a partire da settembre un grande esperimento di partecipazione democratica che ci aiuti a migliorare la democrazia italiana, a mettere in campo un progetto per l’Italia e a decidere il futuro e la forma che deve avere il Pd. Un partito popolare e di prossimità. L’idea è di costruire una grande comunità, sia fisica che digitale, nella quale ognuno abbia diritti e responsabilità. E naturalmente il successo delle Agorà dipenderà anche dal potere e dalla forza di decidere che avranno. Un progetto affascinante al quale il segretario e tutti noi attribuiamo grande importanza.
(Antonio Napoli)