Come ogni primo ministro che si rispetti anche la Meloni ha preteso sulla sua scrivania la cartellina su cui è scritto “Rai”. Anni di opposizione le hanno insegnato che per vincere il controllo della Rai non serve, ma per conservare il potere sì. Con questo approccio concreto e moderato – in linea con la sua strategia di legittimazione – “io sono Giorgia” non vuole commettere errori proprio sul più delicato dei dossier, e intende procedere con cautela. Così al suo candidato storico, Giampaolo Rossi, non resta che scaldarsi a bordo campo.



Il primo appuntamento con il presidente Carlo Fuortes è stato un puro incontro formale e di cortesia. Fuortes non si è spinto oltre un essenziale resoconto di quelle che sono le prossime scadenze e le solite rimostranze sulle difficoltà finanziarie dell’azienda, soprattutto nel caso che venisse tolto il pagamento del canone in bolletta. Cosa che la Meloni non si è fatta ripetere due volte, facendo dire a Giorgetti che le voci di un’esclusione del canone non risultano fondate.



Il primo ostacolo vero riguarda invece l’elezione del nuovo presidente della commissione di vigilanza. Spetta alle opposizioni, che però non hanno trovato tra di loro un accordo. O meglio, un accordo c’è ma esclude il terzo polo, che non intende fare passi indietro. Il patto tra Pd e 5 Stelle è stato cementato con l’elezione di Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa, a presidente del Copasir, l’altra commissione che di diritto spetta alle opposizioni. Non è chiaro al momento quale sia l’indicazione del Movimento, ma non è un nome che può far cambiare idea al Pd, determinato a rispettare l’accordo.



Sembra però che segnali sull’argomento siano arrivati durante l’incontro tra Calenda e la premier. Il leader del terzo polo – secondo alcuni ben informati – si sarebbe spinto molto oltre, facendo balenare l’ipotesi di una pronta disponibilità a sostituire nella maggioranza una Forza Italia in disfacimento e a fronteggiare le crepe sempre più evidenti nella Lega. Una disponibilità di Fratelli d’Italia a ribaltare le indicazioni delle opposizioni in commissione vigilanza aprirebbe ad un confronto più aperto.

Sembra che la Meloni sia però poco interessata a questa prospettiva e non abbia alcuna intenzione di indispettire le opposizioni, quelle vere, presenti in parlamento, ma soprattutto lanciare ai suoi alleati un messaggio così poco rassicurante. Meloni non ha dimenticato l’affronto subito pochi mesi fa dai suoi attuali partner di governo, che durante il precedente esecutivo Draghi la lasciarono fuori dal Cda per fare posto ad un persona di fiducia di Gianni Letta, la potente figlia dell’ex presidente Rai Agnes. E poi la candidatura di Maria Elena Boschi fatta circolare da Italia viva non è proprio la cosa per cui la Meloni sarebbe disposta a rischiare una figuraccia.

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