E’ stata una delle prime città ucraine nel mirino delle truppe russe, trovandosi a pochi chilometri dal confine tra i due paesi. Sumy non è nel Donbass, non fa parte della regione rivendicata dalla maggioranza russofona, ha solo la colpa di trovarsi sulle direttrici dell’invasione. Il nostro contatto della Bielorussia, che da tempo è fuggita in Italia e con cui abbiamo già parlato più volte, ci ha confermato che, nonostante tutto, dopo quasi quattro settimane di guerra, la città non è ancora stata conquistata dall’esercito russo, il che la dice lunga sulla capacità degli ucraini di resistere.



“Sono in corso combattimenti nelle strade e bombardamenti continui”, ci ha raccontato, “e l’amministrazione militare ha esortato la popolazione a non uscire in strada”. A Sumy si trovano i suoi zii e una sua cugina, che resistono negli scantinati delle loro abitazioni; altri parenti sono fuggiti qualche giorno dopo i combattimenti.



Un altro cugino è invece a Kiev, ma non riesce a mettersi in contatto con lei da diversi giorni, visto l’intensificarsi dei bombardamenti anche sulla capitale. Intanto, ci ha detto ancora, “ai posti di confine con la Bielorussia i cittadini polacchi bloccano i camion che portano merce in Bielorussia, visto che l’Unione europea non ha sospeso i rapporti commerciali con il principale e unico alleato militare di Putin”.

Come stanno i tuoi parenti? A Sumy si combatte ancora o l’esercito russo ha già preso il controllo della città?

L’esercito russo è entrato a Sumy da diversi giorni, ma si combatte ancora. I miei zii e l’unica cugina rimasta stanno bene, anche se devono stare quasi sempre nascosti sottoterra.



Hanno ancora cibo e medicinali?

Negli ultimi giorni è ricomparso un po’ di cibo nei negozi, ma il protrarsi del conflitto li sta fiaccando e devastando psicologicamente. Negli ultimi giorni i combattimenti più duri si sono verificati nella regione intorno alla città, soprattutto a Okhtyrka, dove un ragazzo di 13 anni e due donne sarebbero stati uccisi dai bombardamenti. L’aviazione russa ha colpito  diverse case, cinque persone sono state salvate, due delle quali bambini. Il loro obiettivo, secondo quanto sappiamo, era una centrale del gas, visto che le linee elettriche sono ormai state distrutte.

Quante persone sono riuscite a fuggire da Sumy?

Da quanto ho saputo, più di cinquemila persone, ma parliamo di una città con quasi 300mila abitanti e dove non ci sono corridoi umanitari. Da lì si può solo andare in Russia, ma gli ucraini si rifiutano.

Gli altri tuoi parenti che sono scappati sono riusciti ad arrivare in Italia?

Sì, a casa mia ora ospito loro e alcune ragazze ucraine, che però sono ancora ferme ai centri di accoglienza.

Come mai?

Purtroppo è molto impegnativo superare la burocrazia italiana: ai profughi che arrivano dall’Ucraina bisogna fare i tamponi e la tessera del Servizio sanitario nazionale. E poi negli hot point aperti dalle autorità italiane quasi nessuno sa parlare non dico l’ucraino, ma neanche l’inglese. I profughi, già molto provati dalla guerra, devono sopportare anche questo calvario.

(Paolo Vites)

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