I sondaggi parlano chiaro. Il centrodestra è nettamente favorito per la vittoria delle elezioni in programma il prossimo 25 settembre. Secondo Vittorio Sgarbi, la nascita del “terzo polo” composto da Renzi e Calenda non riuscirà a rosicchiare voti alla coalizione formata da Forza Italia, Lega, FdI e le altre liste. E , dopo una straordinaria carriera da critico d’arte, è disponibile a guidare il ministero della Cultura: “È esattamente l’obiettivo che mi sono dato trent’anni “.
Il terzo polo è nato: come vede Renzi e Calenda insieme? Ruberà voti al centrodestra?
Hanno fatto una cosa sensata, ma troppo tardi. Il rientro di Calenda nell’orbita del Pd era un errore che non andava fatto. Renzi non si è capito se non abbia chiesto di entrare o, come dicono alcuni, se sia stato tenuto fuori perchè non portava sufficienti voti, in quanto inviso alla sinistra. Per cui da un lato Renzi limita l’azione espansiva di Calenda, dall’altro Calenda ha fatto questo avanti-indietro che rende meno credibile la sua posizione che avrebbe dovuto assumere fin da subito. Lui si è alleato con il Pd – cosa che poteva anche mantenere – poi ha visto i social, che ormai dominano la vita, e ha visto che erano tutti contrari. E quindi si è tirato fuori con l’inserimento di Di Maio e di Fratoianni. L’alleanza con Renzi per Calenda sarebbe stata giusta due mesi fa, ma non l’ha fatta. Adesso da una parte c’è una forma di coerenza a tornare indietro, ma dall’altra parte sembra che non gli resti altro che Renzi: sono due elementi che rendono il terzo polo una sorta di necessità che non credo porterà a un risultato particolarmente significativo.
Questo terzo polo sembra voler puntare ai voti del centrodestra, soprattutto dei moderati: può rubare consensi oppure è un’operazione sbagliata?
E’ un’operazione sbagliata. La destra ha una tale convinzione della vittoria, che gli elettori faranno voto utile. Anche chi ha simpatia per Calenda, capisce che è meglio votare l’area moderata del centrodestra di cui faccio parte: Lupi, Rinascimento e così via. La prospettiva del terzo polo è già fallita con Monti. I centristi piuttosto che al centro-centro, guarderanno al centrodestra.
Si fa già il suo nome per il ministero della Cultura, che ne pensa?
Sono disponibile, è esattamente l’obiettivo che mi sono dato trent’anni fa quando sono entrato in Parlamento. Dopo trent’anni forse riuscire a vedere una vittoria così coerente da premiare la mia lunga militanza è una strana ironia della sorte: essendo io tecnico dovrei essere chiamato in quanto tecnico, invece l’unica possibilità di diventare ministro è legata alla politica. Come mi è capitato a Milano e in Sicilia con l’assessorato alla cultura: questi due passaggi sono stati conseguiti non perché sono Sgarbi, ma perché avevo delle liste o delle quotazioni politiche che hanno confermato o imposto la mia presenza come tecnico. Mi auguro che il risultato sia tale da rendere questa ipotesi. Non penso di essere chiamato perché sono uno storico dell’arte conosciuto e che ha fatto tante cose, ma perché sono una quota della vittoria.
Cosa ne pensa di queste continue polemiche della sinistra sul pericolo fascismo?
Il fascismo si combatte quando c’è, non quando non c’è. Oggi il fascismo non c’è, quindi essere antifascista oggi è come essere contro il mare quando sei in montagna. E’ un controsenso logico. Il fascismo della Meloni è poi uno strumento di polemica. Prima di lei c’era Fini e nessuno ha mai detto che lui non poteva fare il presidente della Camera o non poteva avere ruoli perché era fascista. Eppure il partito è lo stesso. Non si capisce perché dovrebbe riaffacciarsi con una ragazza più giovane e che è venute dopo quello che non valeva per Fini, che era stato perfettamente legittimato. E’ una cosa senza fondamento per ragioni storiche e per ragioni politiche. Il passaggio da Mussolini alla Meloni vede Almirante, che era guardato con sospetto, e poi vede Fini, riabilitato completamente. La Meloni viene dopo la legittimazione di Fini. La questione fascismo è ridicola e patetica.
C’è il timore di qualche inchiesta a orologeria, tipica del periodo della campagna elettorale?
Ha già pagato Berlusconi… Mi pare che le vicende giudiziarie che investono Salvini sono politiche, quindi aveva ragione lui rispetto al magistrato che lo ha coinvolto nelle vicende dei migranti, quindi per lui sarà un’occasione di ulteriore potenziamento della sua forza elettorale, perché è un processo politico. Sulla Meloni non ci sarà nulla da dire che possa limitare la sua azione politica”.
(Massimo Balsamo)
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