La verità è che non siamo d’accordo. Sull’analisi delle cause, sulle responsabilità e dunque su quello che andrebbe fatto perché cose del genere non si ripetano più. La tragedia di Casamicciola apre vecchie ferite, e come sempre nel nostro Paese, non vi è nulla di scontato e di definitivo.
Ha cominciato l’ex sindaco del comune ischitano, Giosi Ferrandino, eletto nel Pd ma attualmente parlamentare europeo del gruppo Renew Europe avendo di recente traslocato nelle fila del Terzo polo, a mettere le cose in chiaro: “Ischia è un’isola fragile. Non capisco perché altrove una tragedia è una tragedia e qui è colpa dell’abusivismo”. Più esplicito di così.
Di tutt’altro avviso il j’accuse di Antonio Stella dalla prima pagina del Corriere del Mezzogiorno: “Hanno costruito in prossimità di scarpate, di zone sismiche, di zone franose. C’è sempre stata una coalizione di destra e di sinistra contro tutte le demolizioni. Con un risultato sotto gli occhi di tutti: all’entrata in vigore del condono del 2003 voluto dal governo Berlusconi il numero delle demolizioni eseguite sull’isola a partire dal 1988 risultavano essere state, in totale, solo 22. Ventidue su 2.922 ordinate dalla magistratura con sentenza esecutiva. Lo 0,75%. Briciole”.
Non poteva neanche mancare il sassolino lanciato da Vittorio Feltri con un tweet velenoso: “Dicono che l’abusivismo edilizio è diffuso in tutt’Italia. Io a Bergamo non ho mai visto un edificio non regolare”.
In questo ampio e variegato confronto, in questo porto delle nebbie dove si sostiene tutto e il suo contrario, emergono però alcuni cose molto chiare. Che forse vale la pena considerare se non vogliamo fare la solita discussione ipocrita e priva di alcuna efficacia. Il rispetto che si deve ai morti, alle vittime, a chi subirà per molto tempo le conseguenze di quello che è successo in pochi secondi, merita uno sforzo di chiarezza e lealtà.
La prima questione è che il Mezzogiorno anche in questo caso rappresenta una specificità. E neanche a dirlo, negativa. Per colpa della politica e della sua classe dirigente locale. Quasi sempre perché di mezzo ci sono quei maledetti voti, quegli interessi elettorali, che non si vuole scontentare, che non si vogliono perdere, costi quel che costi, anche se bisogna sacrificare il buon governo e il rispetto del bene comune. C’è sempre un interesse privato da tutelare, un privilegio da proteggere, un favore da garantire. E il risultato è che il territorio resta in balia di bande organizzate al solo scopo di trarre fino all’ultima gocce di denaro.
Raccontiamo le cose come stanno. Casamicciola da ottobre a giugno è un piccolo paese che conta al massimo qualche migliaia di abitanti stanziali, dove la vita scorre molto lentamente. Fabbisogno abitativo zero. Da giugno a settembre la città si trasforma e si gonfia cinque, dieci, venti volte di più. Riempendo di turisti alberghi, pensioni, case, stanze. Il reddito procapite prodotto è molto alto ed è concentrato in quei pochi mesi. Una stanza di 12 metri quadrati può fruttare fino a mille euro a settimana per tre mesi. Tutto avviene senza controlli, come si dice, “a nero”, tutto è tollerato senza che qualcuno si preoccupi di valutare l’impatto socio-economico e le conseguenze ambientali di tutto questo. Tutto è descritto in modo molto pittoresco e piace a tanti, e quindi è proibito parlarne male.
La seconda questione riguarda condoni e demolizioni. In questi anni si è lasciato prosperare l’illegalità giustificandola con l’incapacità della pubblica amministrazione di fare il proprio dovere. Uffici inesistenti, scarso personale, domande accumulate per anni negli uffici a prendere polvere, inesistenza di strumenti digitali di controllo del territorio. Perché tutto questo? Semplicemente perché non si è d’accordo. Perché si ritiene giusto che ognuno faccia quello che vuole. Perché non si ha un’idea della sviluppo del proprio territorio ordinato e di qualità. È la stessa ragione per cui si bruciavano gli archivi nel medioevo. Bisogna eliminare alla fonte ogni traccia del diritto. Sembra assurdo dirlo, ma è il modo per rendere tutti ugualmente colpevoli nei confronti della legge. Anche chi ha fatto le cose in regola, chi ha diritto alla sanatoria. Quindi, per cortesia, per prima cosa rimettete a posto le carte, affidiamo ad una società esperta la digitalizzazione dei documenti, chi ha diritto sia condonato, chi ha torto sia penalizzato.
La terza questione riguarda l’uso delle risorse pubbliche destinate a risanare questi territori. Meccanismi farraginosi e inapplicabili. Ogni volta è sempre la stessa cosa. Anche a Casamicciola opera un commissario, come in mezza Italia. Nel nostro caso è lo stesso commissario – l’ex senatore Lentini – che sovrintende la ricostruzione nelle zone terremotate delle Marche e dell’Abruzzo. Anche qui tutto fermo, risultati scadenti, anche qui soldi annunciati in pompa magna e mai spesi, lavori promessi mai realizzati.
Il punto rimanda ad una scelta strategica che ormai dobbiamo fare, e cioè delocalizzare, spostare interi agglomerati urbani, prevenire i rischi. Non sempre è possibile ricostruire esattamente quello che è andato perduto o quello che è seriamente minacciato dai cambiamenti climatici. C’è stato negli anni recenti un caso di drastico “sfoltimento” urbano, riuscito almeno in parte, e riguarda il comune di Pozzuoli, nello stesso golfo dove si affaccia Ischia, quando dopo il bradisismo del 1980 si decise di dimezzare gli abitanti concentrati nel centro storico e costruire un nuovo quartiere a Monteruscello, in una zona più sicura.
Scelta dolorosa, per molte famiglie. Bisogna farlo cercando di dare qualità al paesaggio, conservare il tessuto sociale e culturale, preservare la funzione turistica di quelle zone. Ma in alcune zone del Sud occorre agire con urgenza, con visione strategica e con cultura della legalità, togliendo il governo del territorio dalle mani dei piccoli clan locali che hanno fallito.
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