No, non ne siamo fuori. La pandemia rimane preoccupante e in molte parti del mondo è accompagnata da una condizione di grave crisi di affidabilità dei governi locali. Emblematica in questo senso è la drammatica situazione della Tunisia, con un incremento significativo dei decessi e dell’instabilità politica. Né si può rimanere indifferenti alle notizie provenienti dall’Asia, dove il Covid inizia a colpire anche i più piccoli.



In Italia, invece, negli ultimi giorni si sta alimentando un dibattito particolarmente critico nei confronti del Governo sulle politiche di contenimento dei contagi. Assistiamo così ad una sequela di affermazioni e pareri che rafforzano la convinzione di non aver imparato nulla da quel che abbiamo vissuto in questo drammatico anno e mezzo.



Sono dati altrettanto incontrovertibili degli ultimi decenni sia il mancato cambiamento verso lo sviluppo del Paese, sia il fallimento di ogni stagione di riforme tanto agognate ma mai compiute. Tutti i Governi che si sono alternati, di centrodestra come di centrosinistra, hanno mancato gli obiettivi. Fino ad arrivare agli esecutivi prima gialloverde poi giallorosso che hanno offerto il peggio dell’incompetenza e dell’inconsistenza.

Oggi, invece, il Governo Draghi rappresenta l’ultima spiaggia per poter guidare il nostro Paese nell’affrontare adeguatamente l’emergenza Covid, unitamente al piano di resilienza e rilancio del Paese, e alle necessarie riforme per il cambiamento. Il premier ci insegna l’esistenza di un modo di fare politica che parte dalla gratuità per il bene di tutti e non per il proprio tornaconto personale o della propria parte politica. È una strada che non può contemplare irrigidimenti sui propri pregiudizi di fronte all’assoluta necessità di concentrarsi sull’essenziale, cioè sconfiggere in modo determinato il nemico comune che tanti danni ha fin qui procurato, in termini di vite umane, di mortificazione sociale, di crisi economica. La soluzione del green pass, con tutte le necessarie e opportune applicazioni che seguiranno, rimane oggettivamente il passaggio più discreto, ma nel contempo perentorio, affinché tutti possano tutelare la comunità e se stessi, in particolar modo i più deboli.



Il secondo cambio di registro che insegna Draghi è la determinazione rispetto agli obiettivi del Pnrr, cui ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte. Quali sono i contenuti e le proposte da parte delle forze politiche che concorrono al sostegno di questo Governo? Non mi risulta che le pagine dei giornali siano piene di idee e progettualità.

Il terzo cambiamento riguarda il dibattito e l’ostilità nei confronti della riforma della giustizia: un campo dove sembra esistere sempre qualcuno in grado di proporre qualcosa di meglio, dimenticandosi come il meglio sia nemico del bene. E così si tende a bloccare, contrarre e contenere le necessarie riforme di cui abbiamo bisogno, in barba alla capacità di compromesso, principio ispiratore dei padri costituenti della Repubblica.

Il quarto ambito è rappresentato dalla comunicazione, essenziale quanto veritiera da parte del presidente del Consiglio che qualcuno incolpa per la lucida constatazione della realtà. L’affermazione sul vaccino e sui morti a causa del Covid è incontrovertibile e si contrappone ad un irrazionale ragionamento da parte di chi non si misura con la realtà.

Davanti ad un uomo che sta tracciando un percorso, con le sue potenzialità, tutte le forze politiche che partecipano al Governo mostrano la preoccupazione permanente di porre distinguo per difendere la propria visibilità: un doppio gioco tra lotta e governo, maggioranza e opposizione, che rende a dir poco faticoso il lavoro di chi vuole e può portarci fuori. Sono ambiguità che affondano le radici nell’evidente fallimento di qualsiasi governabilità del centrodestra come del centrosinistra. Con l’unica eccezione di Silvio Berlusconi che alla sua giovane età di 84 anni sembra essere rimasto l’unico statista del Paese.

La mancata chiarezza di ideali, di cultura e di visione genera così una totale inaffidabilità e infantilità della rappresentanza politica. Troppo spesso parole, valori e slogan appaiono nella loro assoluta vuotezza e inconsistenza, prendendo voce sui social o attraverso una platea di intellettuali e “professoroni”, che spesso e volentieri affermano solo il loro super-ego.

Non ci resta che credere, lavorare e costruire guardando gli esempi positivi che abbiamo davanti e scrollandoci di dosso l’isterismo di questi leader politici. Tutti i miei amici di sinistra e di destra che non vivono nei partiti, nelle associazioni o nelle direzioni di giornali, sono imbarazzati e smarriti. La frase che ricorre più spesso nei dialoghi è: “Non so più chi votare”. Nemmeno io.

Per il bene di tutti, l’unica strada perseguibile è rapportarsi nei confronti di chi guida il Paese con atteggiamento positivo e costruttivo per il bene di tutti. Allora che fare? “Cominciate col fare ciò che è necessario. Poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”, come insegnò San Francesco d’Assisi.

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