Bene. Dai, forza. È passato anche quest’anno, facciamoci coraggio, ora ci passa un anno prima che torni di nuovo. Natale, dico. Che a me poi piace veramente tantissimo andare per negozi, cercare il regalo giusto per la persona giusta o anche farlo io a mano, sono anche discretamente bravina con pasta di mais e decoupage, cosa che in genere significa sequestrare un terzo del tavolo da pranzo per adibirlo a laboratorio da metà ottobre alla Vigilia compresa, per poter anche produrre gli oggettini da vendere al mercatino dell’asilo di Primogenito, del qual sequestro Consorte è sempre tanto grato. Ma vabbè. Quello che mi turba, però, è quel che chi dice di conoscermi veramente bene mi regala.
Adesso. Non so il resto del mondo, ma se io conosco una persona, in linea di massima significa che un’idea sui suoi gusti me la sono anche fatta. Diciamo che a una che veste di rosa caramella con mantellina del cane abbinata non regalo una borsa tascapane militare. Per dire, eh. Io evidentemente sono un mistero della Fede. Un essere inconoscibile. Una sconosciuta alla porta. Perché per regalarmi certa roba… Ma andiamo con ordine e procediamo anche, nel frattempo al blooperaggio di un’altra peste dei nostri tempi: i film natalizi, detti anche “cinepanettoni”. Perché mai dovrei insultare il panettone è una cosa che ancora mi domando, ma non è il momento di sindacare.
Dunque, cominciamo con il padre di tutte le “Vacanze di Natale”. Quello girato nel 1983, tanto per la cronaca, che presenta un errore che è in realtà il sogno di ogni donna: i fratelli Covelli con appunto le loro rispettive donne si stanno preparando per uscire e andare a festeggiare il compleanno del padre al ristorante. Mentre escono di corsa si nota che i fratelli Roberto e Luca indossano dei giubbotti di pelle con sotto dei maglioni a collo alto, Samantha è vestita con giubbotto bianco e tutti indossano dei doposci con pelo. Ma misteriosamente al ristorante gli uomini sono tutti vestiti con giacca e cravatta e mocassini e le donne da gran sera con tanto di cappotto e scarpe basse. Se sono veramente riuscite a cambiarsi mentre andavano al ristorante, esigo sapere come abbiano fatto. Punto.
A proposito di vestiti! Mi hanno regalato una felpa. Bella stoffa, eh, niente da dire. Ora che sono dimagrita, anche la taglia è giusta. Il colore: rosa porcello. Con stampa coi cristalli. Di Hello Kitty. Che mi va già di lusso che non me l’abbiano presa con la PeppaPig, eh, ma faccio umilmente osservare che io vesto esclusivamente di nero addobbo funebre dall’età di tredici anni. Unica concessione, il blu/denim dei jeans. Non è che puoi nemmeno dare la colpa al daltonismo: black is black, period. Quindi, o come ca…volo ti è venuto in mente, ZiaCheDiciDiConoscermiDaQuandoAvevoIPatelli, di prendermi una felpa rosa?! “Così cambi un po’!” Yeah, sure. Believe it.
Pensiamo a cose più serie, suvvia: “Vacanze di Natale ‘90”, girato, pensate un po’! nel 1990. Qui si cerca di stravolgere i calendari, addirittura: si vedono infatti le partenze delle gare dei cavalli sul lago ghiacciato e della SkiMaraton, manifestazioni che però ci sono alla fine di febbraio e non alla fine di dicembre…
Non avendo il coraggio di blooperare una roba tipo “He-Man & She-Ra: Speciale Natale” (che non oso immaginare che ruolo abbia avuto Skeletor in tutto ciò… il graticcio per le luci di Natale, forse…), passerei a un film tipicamente natalizio e/o pasqualizio. Una sorta di jolly festivo, ecco. “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato”, film che io palesemente adoro nella versione di Gene Wilder. Nella qual versione troviamo questo blooperino da traduzione. Wonka presenta ai bambini le oche che fanno le uova di cioccolato dorato e che stanno facendo gli straordinari per Pasqua. Mike obietta che Pasqua è stata venti giorni prima. La visita si svolge il primo di ottobre: interessante sarebbe sapere in quale spaziotempo si trovino la fabbrica e le suddette oche…
Nella versione technopunkettara di Willy, invece, nomata “La fabbrica di cioccolato”, dove Johnny Depp invece di fare il solito bello&dannato fa un tizio con inclinazioni dubbiose che vorrebbero spacciarmi per Willy Wonka e dove gli OompaLoompa sono tutti fotocopie di loro stessi (ma seriamente, costava così tanto pagare qualche comparsa in più?), troviamo un errore cioccolatoso: Charlie fa la distribuzione della cioccolata: notate come dia al papà un pezzo rotto nel mezzo… ma come il papà poi metta in bocca un bel pezzo lungo intero.
Parlando di cioccolato, questo Natale ho ricevuto una scatola da un chilo di boeri. Io non ho niente contro i boeri, giuro, salvo che li detesto. È più forte di me. Il sapore del cioccolato mescolato alla ciliegia mi fa cccccchifo. Chiedo perdono per questa terribile tara. Odio i boeri da sempre. Quindi tu, CuginaCheMiConosceBene, hai giustamente optato per una scatola da un chilo. Grazie, eh. A buon rendere. E ti dedico pure un blooper da “Natale in Sudafrica”, che ha come… guest star, vah, che chiamarla attrice è come dire che io sono una modella, addirittura Belen. Nelle scene iniziali i ragazzi sono in Italia pronti per partire per le vacanze natalizie, ma si vede chiaramente che le scene sono girate in primavera/estate, con erba rigogliosa e piante piene di foglie vigorose. Tipicamente natalizio, del resto, no?
Altra genialata è stata vedermi recapitare da AmicaSecolare una trilogia. Seriously, my dear. Proprio perché hai gorgheggiato “Se ti conosco bene, questa la adorerai! Sono certissima che ti piacerà un casino!”, come ti è venuto in mente di regalarmi la trilogia sfumina?! A me, dico? Che ho massacrato Christian “Blablabla” Grey e Anastasia “BellaWannabe” Steele da quando ho tentato di leggere il primo libro e l’ho finito con la sensazione che fosse stato semplice come mandare giù un pacco famiglia di OroSaiwa senza liquidi?! Mi conosci proprio bene… Tanto da farmi venire la tentazione di regalarti “Un Natale Rosso Sangue”, per significarti bene il gradimento di tale opera letteraria. Te lo bloopero pure, guarda: nei primi minuti di film Jessica risponde alla telefonata del maniaco sessuale. Chiama a raccolta le altre facendole ascoltare il repertorio audio del tizio: nelle inquadrature di dettaglio regge la cornetta con le dita che toccano l’altoparlante. Nelle altre riprese la sua mano è posta più in basso. Stessa cosa avviene quando Barbie prende in mano la situazione e si mette a rispondere a tono al pervertito: la sua mano risulta chiaramente posta ad altezze diverse che si alternano con l’alternarsi dei tipi di inquadratura.
Chiudiamo in bellezza, vah. Un altro classico splendido, una storia che in genere o si ama o si odia: “Il canto di Natale”, quello di Dickens, nella versione di Jim Carrey, grandissimo interprete di Ebeneezer Scrooge e di altri millemila personaggi. Segnalo un errore musicale: la canzone “Joy to the world” è stata composta nel 1848, mentre il film è ambientato nel 1843; in più, è stata sempre usata come normale canzone “da Messa” fino al 1911, quando è diventata una vera e propria canzone natalizia.
E mentre si intona “Joy to the world”, a nessuno interessa una felpa rosa porcello, un chilo di boeri e una trilogia schif…avigliosa? Prima che li porti al mercatino di zona, I mean.