L’altra sera non sapevo come impiegare il tempo.
Stavo lavorando a un oggettino per il mercatino di Natale dell’asilo di Primogenito (sì, lo so… non fate commenti, che è meglio… ho già visto fuori le decorazioni al supermercato, giusto a fianco a quelle di Halloween…), Consorte stava mettendo a letto gli eredi e non era la serata di BakeOff Italia. Sporca di pittura fino al naso (io sono una di quelle che, fra le altre cose, prendono un grazioso oggetto di legno e lo rovinano ridipingendolo e incollandoci su cartacce con i supereroi o con oggetti vintage, sapevatelo), ho tentato uno zapping e sono inciampata in un capolavoro di rara poesia.
Capita veramente poche volte di trovare un film il cui scopo è fare una paura fotonica con esiti che definire esilaranti è ancora complimentoso. A onor del vero, non era la prima volta che mi venivano i singulti dal ridere mentre tentavo di spaventarmi di fronte a un beast movie e credo che condividere questi capolavori con il mondo sia non solo carino ma anche doveroso: beccatevi, quindi una carrellata di beast (parody) movies!
Cominciamo col film che ho beccato l’altra sera. Trattasi di “Blood Lake – L’attacco delle lamprede assassine”. Ammetto che la parola “lampreda” un po’ è inquietante e si presta a far pensare a oscuri figuri striscianti come serpenti. Poi le vedi: sostanzialmente dei lombrichi ipertrofici con vaghe somiglianze con le anguille di Comacchio, che saltellano (!), emettono urletti (!!) e quando arrostiscono gridolinano pure (!!!!!!!). Protagonista di quest’opera spaventevole è una tale Shannen Doherty, ex di “Streghe” e di “Beverly Hills 90210”. Cosa non si fa per mangiare. Qui segnalo giusto questo: le lamprede si attaccano alle proprie vittime con la bocca, teoricamente ricoperta di denti aguzzi e affilati. Quando però le vediamo per terra, con la bocca a favore di camera, ecco che diventa una specie di ventosa, liscia liscia e altamente inadatta a fare quello che sarebbe supposto facesse. Immagino che farle più spaventose e meno somiglianti a wurstel semoventi fosse chiedere troppo.
Sempre in tema di “Che si deve fare per campare”, avete presente lo Steve di “Beverly Hills 90210”? Ecco. Lo vediamo protagonista di altra perla di rara orrificità: “Sharknado”. La plausibilissima trama riguarda un tornado che risucchia quei mille/tremila squali dall’oceano e li riversa in una ridente cittadina che a breve si troverà ad aver poco da ridere. In questo film anche Tara Reid. L’errore è questo: nella villetta dove vive Tara Reid con i figlioli, villetta posta su un cucuzzolino, c’è una terribile lotta con gli squali, penetrati in casa attraverso una ovvia onda anomala e che ora se la nuotano tranquilli per il salotto. Quando i nostri eroi riescono a fuggire, però, vediamo che fuori di casa di acqua non ce n’è. Interessante: o hanno le porte a tenuta stagna, che se tenute chiuse creano una meravigliosa piscina interna o forse hanno dimenticato qualcosellina…
Non contenti di tale meraviglia, sono riusciti a girare anche “Sharknado 2”. Qui la sostanza non cambia, salvo che siamo a New York. Povera New York. Il giocatore di baseball in pensione dice a Ray che suo padre, 25 anni prima, sedeva in una sezione particolare del City Field durante la finale. Bon. 2014 meno 25 fa 1989. Il City Field è del 2009. Dov’è che sedeva il padre di Ray, quindi?
Purtroppo, gli squali rendono parecchio, soprattutto dall’epoca di “Lo squalo”, ergo uno pensa che basti ficcarci dentro quella carrettata di squali che il film fa paurissima. Ecco, qualcuno dovrebbe dire ai nostri eroi che no, non funziona così. Tanto per stare in tema, eccovi “Shark Attack – Squali all’attacco”. Corinne guarda nel microscopio (un banalissimo microscopio tipo quelli che si userebbero a scuola, tanto per la cronaca) e annuncia che “c’è un ormone”. Sarà che ha visto il figaccione di turno e i suoi neuroni son diventati ormoni per simpatia, perché con un microscopio (figurarsi con quello che sta usando lei…) NON si può vedere un ormone…
Ovviamente non ci facciamo mancare i sequel: “Shark Attack 2” è il primo. All’inizio del film, quando i due bambini giocano con il motoscafo telecomandato, nelle inquadrature a primo piano, i capelli dei bambini sono mossi dal forte vento, ma in quelle più da lontano, il vento sparisce totalmente. Forse per non essere associato a tale film…
La saga finisce on “Shark Attack 3 – Megalodon”. Cos’è un megalodon ve lo spiego dopo, ma intanto notate come il nostro squalone, qui, abbia una controfigura non particolarmente somigliante: a volte il musetto è appuntito, a volte è schiacciato. Veramente, pochissima considerazione per gli attori, presi davvero a casissimo…
Dicevamo del Megalodon. Trattasi di uno squalone preistorico di notevolissime dimensioni che secondo alcuni potrebbe addirittura esistere ancora. Ci hanno giusto fatto uno speciale, di recente, su DMAX. Evito di commentare cosa ho pensato di questo speciale. Questo povero innocente squalotto è stato tirato in ballo in un altro film di genere, sempre con la convinzione che “se è squalo, fa paura. Se è squalone, figurati cosa fa”. Trattasi di “Megashark VS Giant Octopus”. In soldoni la trama riguarda un Megalodon che si prende a sprangate con un kraken durante la Preistoria, per motivi oscuri mentre si pestano come canape si surgelano all’istante e ai giorni nostri, per colpa forse del riscaldamento globale ecco che si scongelano e riprendono a picchiarsi come fabbri. Ovviamente distruggendo tutto quello che si trova intorno a loro, interrompendosi per la pausa pranzo in cui mangiano, giustamente, e poi riprendendo il match al regolamentare suono del gong. Bon. Un gruppo di bischeri, qui, pensano di attirarli in un posto abbastanza largo e abbastanza profondo e abbastanza sicuro per poi surgelarli di nuovo, credo, e disfarsi del problema lasciandolo in eredità ai posteri. Un filmone. Qui il blooper che scelgo è questo: il pilota dell’elicottero parla via radio con la base militare. Mi piacerebbe sapere come han fatto a sentirlo, visto che il casco non ha il microfono…
Stufi degli squali? Eh, immagino. Si sa che il pesce dopo tre film puzza, qui siamo già a sei… facciamo che vi segnalo altre due perle. Animali terrorizzanti. Assurdo che nessun altro ci abbia più pensato. Forse erano entrambi frutto di una cassoeula della NonnaPeppina mangiata fredda come spuntino prima di dormire. Altra spiegazione non ce n’è.
Parliamo prima di “La notte della lunga paura”, film in cui i protagonisti sono animali notoriamente crudelissimi, spaventosi, ai quali tutti ci avviciniamo sempre con una certa dose di timore: i conigli.
…
Vi ho lasciato abbastanza tempo per riprendervi dalle risate? Bene. Allora sappiate che quando Amanda vede la mamma prendere il suo coniglietto dalla gabbietta, su ordine del marito, dice “Ma è il mio preferito!”. Interessante vedere che NON muove le labbra né in OV né in italiano. Nessuna sorpresa che non se la fili di pezza nessuno…
Chiudiamo con un altro animale che veramente non poteva non avere, prima o poi, il suo film horror. Lo giuro, è classificato horror. “Black sheep – Pecore Assassine”. Mentre i nostri sono in casa, a resistere a un attacco di pecore mannare e piuttosto incazzose, vediamo un orologio digitale con uno splendido display: prima mostra le 3:12, mentre, tempo dopo, le 3:11…
Dopo tutta ‘sta carrellata di idiozia, credo che mi servirà una settimana per ripigliarmi, seriously.
Lato positivo?
Con tutto il ridere che mi sono fatta, ho gli addominali come dopo due settimane di palestra.